Quando nel 1996 nacque Azione Giovani, raccogliendo l'eredità pesante di Fronte della Gioventù, Fuan e Fare Fronte, sigle giovanili dell'allora Movimento Sociale Italiano, fu lanciata una sfida importante. Un periodo storico, quello destinato a finire nei libri di scuola col nome di "Prima Repubblica", era finito. Con esso finiva la marginalizzazione della destra politica.
Per cinquant'anni la fiamma tricolore del partito di Giorgio Almirante, di Pino e Adriano Romualdi, di Pino Rauti, di Augusto De Marsanich, di Roberto Mieville, così come la fiaccola tricolore affidata ai giovani Marco Tarchi, Maurizio Gasparri, Ignazio La Russa, Gianni Alemanno, Fabio Rampelli, avevano fatto da punto di riferimento per tutti coloro che, dal dopoguerra in avanti, erano stati esclusi dalla vita politica italiana in quanto "figli di un Dio minore", eredi di quelle idee che affondavano le proprie radici nella sconfitta, bellica e ideale, della seconda guerra mondiale.
I partiti antifascisti idearono il cosiddetto "arco costituzionale", un'area politica che andava dal Partito Comunista alla Democrazia Cristiana, passando attraverso liberali, repubblicani, radicali, socialisti e socialdemocratici, escludendo unicamente il Movimento Sociale Italiano, relegato ai margini, ghettizzato e, spesso, combattuto anche con armi differenti da quelle consentite dalla politica.
Erano gli anni dell'antifascismo militante, gli anni della lotta armata, gli anni in cui "uccidere un fascista non era reato", gli anni che hanno sporcato il nostro paese col sangue di tanti giovani che pagarono con la vita il loro rifiuto di omologarsi al sistema.
Nei primi anni '90 questo sistema ipocritamente bipolare implose, vittima della sua stessa fame di fagocitare tutto e tutti. La cosiddetta "Prima Repubblica", quella delle tangenti e dei favoritismi, della "Milano da Bere" e dell'indebitamento colossale, quella della falsa contrapposizione tra democristiani e comunisti, i primi padroni dei governi centrali, i secondi padroni dei governi locali e della formazione culturale imposta ai giovani nelle scuole e nelle università.
Nel 1993 i successi elettorali del Msi alle elezioni amministrative di Roma e di Napoli travolsero come un fiume in piena la "Prima Repubblica" e i suoi strumenti di autodifesa politica. Il Movimento Sociale Italiano uscì dall'ombra candidandosi prepotentemente alla guida del paese, pronto a dimostrare che quel ruolo di cenacolo di nostalgici che l'opinione pubblica gli aveva da sempre attribuito gli andava stretto e non poco.
Nel 1995 la destra italiana aveva esaurito il proprio ruolo di testimonianza una buona intuizione politica portò alla nascita di un nuovo e grande partito degli italiani, stanchi e stufi del vecchio e consunto schema DC/PCI. Iniziava la stagione di Alleanza Nazionale.
Un anno dopo, a Rieti, anche le vecchie organizzazioni giovanili missine si adeguarono alla stagione dei cambiamenti: Fronte della Gioventù, Fuan e Fare Fronte diedero vita ad Azione Giovani, Azione Universitaria ed Azione Studentesca.
L'obiettivo? Non più comunità-ghetto autoreferenziali ed arroccate perennemente sulla difensiva, ma comunità in movimento: giovani uomini e giovani donne pronti a diventare interpreti e protagonisti della politica giovanile, forti delle proprie radici, ma con lo sguardo fieramente puntato al futuro.
Dal 1996 ad oggi i successi dei movimenti giovanili post-missini non si contano: Azione Giovani è stato da sempre il movimento giovanile con più iscritti di tutto il nostro paese, Azione Universitaria ed Azione Studentesca hanno conquistato rappresentanze studentesche ed universitarie in una città dopo l'altra arrivando perfino a "sfondare" nelle roccaforti rosse.
Nel 2007 e nel 2009 infatti Azione Studentesca conquista la maggioranza dei voti tra gli studenti delle scuole superiori, mentre nello stesso periodo Azione Universitaria sbanca in moltissimi atenei italiani, storicamente schierati a sinistra.
Ma l'apogeo del successo di Azione Giovani è senza dubbio rappresentato dall'elezioni in parlamento della propria presidentessa nazionale Giorgia Meloni che riveste prima il grado di vice-presidente della Camera dei Deputati nella legislatura 2006-2008 e poi quella di Ministro della Gioventù in quella attuale.
Oggi la politica italiana sta cambiando nuovamente faccia. I partiti storici si stanno trasformando in nuovi grandi contenitori e la nascita del Partito Democratico, prima, e del Popolo della Libertà, poi, lo testimoniano ampiamente.
Partendo da quella fiaccola tricolore simbolo di una testimonianza da salvaguardare dall'estinzione, tenuta accesa a costo della vita, nelle sedi-ghetto del Fronte della Gioventù negli anni di piombo e della violenza cieca, oggi siamo arrivati ad esprimere il Ministro della Gioventù del governo italiano. E visto da questo punto di vista, il percorso della nostra Comunità umana potrebbe sembrare esaurito.
Ma noi non siamo uomini che amano i traguardi. Non siamo uomini che possono accettare di vivere contemplando le proprie vittorie. Per noi la vita è movimento, dinamismo, sfida. Ogni traguardo raggiunto ha da sempre rappresentato la partenza per la sfida successiva pertanto, nonostante i successi raccolti negli ultimi anni, c'era bisogno di una nuova, suggestiva e difficile sfida.
Il Fronte della Gioventù era il movimento giovanile del Movimento Sociale Italiano, Azione Giovani lo è stato di Alleanza Nazionale; creare adesso il movimento giovanile del Popolo della Libertà, sommando algebricamente i nostri numeri a quelli dei giovani di Forza Italia e degli altri movimenti che compongono il nuovo partito del centrodestra italiano, sarebbe potuta essere una sfida, forse anche interessante, ma non sarebbe mai stata una sfida di quelle che siamo abituati ad affrontare noi. Una sfida all'apparenza invincibile. Una sfida più grande di noi. Una sfida che nessun singolo, ma solo una comunità forte e coesa, fondata su valori eterni e trascendentali, può affrontare.
Ecco perchè non vogliamo che la Giovane Italia (nome non a caso richiamante la prima organizzazione giovanile della destra italiana... Quando si vola tanto in alto è sempre bene, ogni tanto, ricordarsi dove abbiamo imparato a spiccare i primi balzelli...) diventi un banale movimento giovanile di partito, somma numerica delle singole organizzazioni che la compongono.
La Giovane Italia deve essere il movimento di tutti gli italiani. Di tutti i giovani che amano il nostro paese, la nostra terra e che non intendono accettare i canoni omologativi imposti dal sistema mass-mediatico di oggi. La Giovane Italia dovrà continuare a parlare di identità, di tradizione, di militanza, di sacrificio, di onore e di comunitarismo. Le sedi della Giovane Italia dovranno continuare ad odorare di colla e di sudore.
Ma per questo c'è bisogno di tutti. Dobbiamo essere forti e saldi sui nostri valori e sulle nostre idee. Dobbiamo saper affrontare la nuova sfida senza mai dimenticare chi siamo e da dove veniamo. Senza facile entusiasmi e senza inutili depressioni.
Con il Fronte della Gioventù abbiamo difeso la storia. Con Azione Giovani l'abbiamo segnata... Adesso è il momento di diventarne i padroni! Avanti con i giovani italiani... Per la Giovane Italia!
UNA BELLEZZA TERRIBILE E’ IN MARCIA!