Ventitre
anni fa cadeva il muro di Berlino e nasceva simbolicamente una nuova Europa.
Con il venir meno di quella barriera si riaccendevano le speranze di libertà
per le nazioni dell'Est europeo e si iniziava a delineare il fallimento del
modello marxista-comunista. Il crollo del muro rappresentò sicuramente la
miccia per la sgretolazione dell'Unione Sovietica, ponendo così fine alla
guerra fredda. Al contempo, il 9 novembre 1989 rappresentò il giorno in cui
migliaia di giovani ebbero il coraggio di superare una linea di confine e di
fare una scelta fondamentale per il proprio futuro, schierandosi dalla parte
della libertà e della costituzione della nuova Europa. "Sappiamo fin
troppo bene che il 9 novembre 1989 fu un momento epocale. Sancì la vittoria
dell'Occidente sull'Est che fu di Breznev, Krusciov e Stalin.
Ancora
oggi bisogna condurre la lotta per la libertà e per l'edificazione di un'Europa
dei popoli, che sappia andare "oltre ogni muro". E benchè il muro
fisico che un tempo la divideva sia stato abbattuto, restano ancora altri
"muri", che devono essere tirati giù. Pensiamo a un continente che è
schiavo della sua stessa burocrazia e della propria timidezza politica, che è
vittima di una deriva nichilista e relativista che punta allo sradicamento
dell'uomo e all'annientamento dell'identità.
L'Europa
che volevano i nostri padri, quella che vogliamo noi, non è purtroppo quella
che abbiamo oggi a ventitre anni di distanza. Stiamo avvertendo la debolezza
politica dell'Europa proprio in questa crisi economica: tanti ordini, ma poco impegno
a contrastare la disoccupazione giovanile, a sostenere la natalità e ad
alleggerire la stretta al credito delle imprese, per esempio.
L'Occidente
deve decidere da che parte stare: se stare dalla parte della libertà dei
diritti civili o piuttosto abdicare al suo ruolo per difendere interessi
economici. E' altresì innegabile che la caduta del Muro di Berlino diede il via
definitivo a un processo di globalizzazione imponendo il primato dell'economia
sulla politica. Ma proprio in nome degli stessi principi etici ripetutamente
violati e violentati dal comunismo che si richiede alla politica, alla buona
politica, di riprendere il primato sull'economia.
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