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sabato 31 marzo 2012

«L’inciucio va fermato. Così svendiamo il Pdl» Intervista a Giorgia Meloni.


On. Giorgia Meloni Pdl
La Meloni contro l’accordo Alfano-Bersani-Casini: «Si uccide il bipolarismo e sitorna indietro di vent’anni. Per disciplina di partito ho votato tutto, ma questo no»

«Per disciplina di partito ho votato tutto. Nessuno, però, potrà chiedermi di votare contro la mia storia per riportare l’Italia indietro di vent’anni, alla Prima repubblica». Perché è questo che accadrebbe, attacca Giorgia Meloni, ex ministro della Gioventù, se l’accordo sulla riforma elettorale raggiunto tra il suo partito, il Pdl, e gli altri partner della maggioranza (Pd e Udc) si trasformasse in legge.
«Bene ha fatto il segretario, Angelino Alfano, a convocare l’ufficio di presidenza per martedì 3 aprile. Le indiscrezioni sull’intesa raggiunta hanno creato solo confusione. Io per prima», rompe gli indugi il deputato proveniente da An, «se dovessi attenermi a quanto letto sui giornali, non sarei d’accordo su molte cose».

Iniziamo allora. Cos’è che non la convince dell’accordo?
«Soprattutto l’assenza del vincolo di coalizione, che ci riporta indietro di vent’anni. Il bipolarismo è stata una conquista straordinaria, una conquista figlia anche della nostra storia di centrodestra. Il diritto di conoscere, al momento del voto, chi potrà governare in caso di vittoria non può essere revocato».

Non mi dirà mica che è solo una questione di principio...
«Certo che no, c’è anche un problema di governabilità. Se queste anticipazioni fossero confermate, ci troveremmo di fronte a un paradosso».

Quale?
«Quello di concedere ai cittadiniil potere di scegliere il premier,senza concedere una maggioranza al premier. Premier che, dal giorno successivo alle elezioni, sarebbe costretto a cercarsi i numeri in Parlamento. Con il cappello in mano».

Quali le sue perplessità?
«Come sarebbe garantita la governabilità, se le coalizioni si formassero solo in un secondo momento, senza neanche essere vincolate da un programma elettorale condiviso?».
I sostenitori della riforma sostengono che in questo modo si supererebbe il “bipolarismo muscolare”, in favore di coalizioni più omogenee.
«Nessuno nega che il sistema attuale, come dimostra quanto accaduto dal 1994 ad oggi, sia incompiuto. Ma ci siamo dimenticati di quello che accadeva nella Prima repubblica? Dei 51 governi in 48 anni? Un sistema instabile in cui il popolo non aveva alcuna voce in capitolo,visto che tutto si decideva nei Palazzi. Io indietro non ci voglio tornare».

È contraria pure alla restituzione ai cittadini del diritto di sceglierei deputati con i collegi?
«Dire che i collegi restituiscono la libertà di scelta agli elettori è una forzatura. È sempre il partito, infatti, a decidere a monte chi è eletto e chi no. E poi mettiamoci nei panni dei nostri elettori...».

Fatto: che succede?
«Se in un determinato collegio c’è un solo candidato, e quel candidato non gli piace, che alternativa ha? Votare il candidato del Pd? Non scherziamo. L’unica scelta che gli resta è quella di non votare».

Meglio le preferenze, allora?
«Assolutamente sì. Quale migliore capacità di scelta che scrivere il nome del parlamentare sulla scheda? È ora di sfatare il mito propagandato dai detrattori della preferenza».

Quale mito?
«Quello secondo cui la preferenza sarebbe portatrice delle peggiori nefandezze, su tutte il clientelismo. La preferenza è il male assoluto? Bene: allora eliminiamola anche per le elezioni comunali, regionali ed europee.Non si capisce perché la corruttibilità rappresenti un rischio per i candidati a discutere, che so, di riforme costituzionali e non per chi concorre per occuparsi, nelle realtà locali, di bandi e lavori pubblici».

Nell’intesa c’è anche spazio perl’abbassamento dell’età per essere eletti in Parlamento. Da ex ministro della Gioventù dovrebbe approvare.
«Passi per i 21 anni necessari per diventare deputato, ma 35 per diventare senatore sono troppi. Da ministro sono stata promotrice di una legge costituzionale per introdurre la corrispondenza tra elettorato attivo e passivo. Quando un elettore vota, deve essere anche eleggibile. Invece, da quello che leggo, ancora non sarebbe così. Posso sapere per quale motivo, per altro senza il bicameralismo perfetto, un cittadino non può occuparsi, al Senato delle regioni, delle materie concorrenti prima di aver compiuto 35 anni? L’età per essere eletti a Palazzo Madama va abbassata».

Quali che siano le obiezioni, vi conviene fare in fretta: secondo il premier, Mario Monti, i partiti non hanno consenso, mentre lui ce l’ha...
«Il presidente del Consiglio si ricordi che l’unico consenso certificato che lui può vantare è quello che gli hanno espresso i partiti».

Non è che i mugugni di molti di voi ex An sono figli della tensione con i vostri colleghi ex forzisti, tornati a gonfiare il petto? Ieri Giancarlo Galan ha consigliatoa Silvio Berlusconi di tornare a Forza Italia.
«Noi che proveniamo da Alleanza Nazionale siamo quelli che hanno rischiato di più dando vita al Pdl. Abbiamo messo in gioco la nostra storia per una nuova esperienza.  Esperienza nella quale continuiamo a credere. Se qualcuno ritiene che il progetto del Pdl non sia più valido, faccia le proprie scelte. Ma non chieda a noi di fare passi indietro».

Fonte: Libero.it

martedì 27 ottobre 2009

La Baraonda del Partito Democratico.



 


Tra lo scandalo di cocaina e trans che ha investito Piero Marrazzo il quale oggi ha rassegnato le sue dimissioni dalla presidenza della Regione Lazio rifugiandosi in una comunità religiosa nei pressi di Roma per sedare i suoi nervi, invocare la misericordia Divina ed alleggerire la pillola al Pd, tra Bersani che strizza l'occhio ai comunisti e Rutelli che lascia il il Partito democratico, dove da cattolico non vuole subire i ricatti dei compagni in arrivo soprattutto sui temi etici, avvicinandosi così all'UDC di Casini si ammira l'inconsistenza di un partito sempre di più alla deriva e a dirla tutta non è riuscito a prendere il largo sin dalla nascita. Un partito che considera i voti delle primarie più importanti di quelli delle elezioni politiche.
Un partito che esalta i suoi militanti in fila ai gazebi e i veri elettori li tratta come dei giocatori del lotto,e ad una analisi più attenta notiamo il calo dell'affluenza che le primarie hanno avuto dall'elezione di Prodi a quella di Bersani: 43.11.000 il 2005 con Romano Prodi, 3.517.000 il 2007 con Walter Veltroni e 2.900.000 il 2009 con Pierluigi Bersani.
Un partito che usa la solidarietà a senso unico (vedi le vicende Berlusconi - Marrazzo).
Un partito che usa due pesi e due misure.
Un partito che non riesce a risanare i suoi conflitti interni ma vuole risanare i problemi del Paese.
Questo in grandi linee è il quadro del Partito Democratico che si ritrova in una baraonda e si arroga il diritto di dare lezioni di politica e moralità.
Non credo ne siano all'altezza!
Bersani invece di cercare "nuove" alleanze, che alla fine sarebbe la riesumazione dei vecchi compagni fatti fuori dal Popolo Italiano, compiendo così un ulteriore passo indietro, invece di demonizzare Berlusconi facendogli quasi quasi ricadere anche le colpe delle vicende di Marrazzo, dovrebbe occupparsi dei fronti interni  del suo partito e iniziare a fare una opposizione seria e responsabile per il bene del Paese.

Antonello Voce
presidente di Azione Giovani Scandale



BERSANI li vuole resuscitare!