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sabato 31 ottobre 2009

Nave dei veleni: Mistero svelato.





Nessuna nave dei veleni: solo una nave passeggeri. Per l'esattezza, ad affondare al largo delle coste calabresi di Cetraro fu la nave passeggeri Catania, costruita nei cantieri navali di Palermo nel 1906 per l'armatore di Genova Società Marittima Italiana e silurata il 16 marzo 1917, nel corso della Prima guerra mondiale, dal sommergibile tedesco U-Boat U 64 nel viaggio di ritorno sulla tratta Bombai-Napoli. E' quanto informa ufficialmente il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, nella conferenza stampa convocata con il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso nella sede della Dna, la direzione nazionale antimafia.
"In 47 giorni, a tempo di record, siamo riusciti a fare piena luce sulla vicenda -dichiara soddisfatta il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo- per non lasciare margini di ambiguità sulla sicurezza sia ambientale che alimentare. E' giusto ora rassicurare subito l'opinione pubblica nazionale e la popolazione calabrese sull'esito delle indagini su quella che non e' assolutamente una nave dei veleni ma un comune piroscafo". Il ministro ripercorre "le tappe delle indagini che ci hanno visti impegnati con la massima attenzione, dando vita presso il ministero dell'Ambiente a una task force e mettendoci a disposizione prima della Procura della Repubblica di Paola e poi della Direzione nazionale antimafia e della Direzione distrettuale di Catanzaro. Abbiamo tempestivamente informato il Parlamento e ci siamo recati in Calabria per verificare come proseguivano le indagini, a 400 metri di profonditaà, garantendo un mezzo adeguato, la nave 'Mare Oceano' costato 40 mila euro al giorno".
Proprio a tale proposito, la Prestigiacomo esorta in futuro a "seguire vicende simili con più prudenza e con meno allarmismo. Purtroppo, si è soffiato sulla vicenda da parte di diversi sindaci e amministratori locali e si e' registrata una ostilita' a tutti i costi delle autorita' regionali calabresi contro il governo. L'invito alla cautela e alla prudenza in casi simili serve non solo a non creare allarmismi tra la popolazione ma anche a non mettere in ginocchio settori economici nevralgici come il turismo e la pesca, fermo restando che deve andare avanti la lotta contro l'inquinamento e contro le ecomafie, che considero una priorità per il governo e per il ministero che guido".
Che non si tratti di alcuna 'nave dei veleni', e' la conclusione cui sono giunte le autorità chiamate dal ministero dell'Ambiente e dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro a indagare sul relitto rinvenuto al largo di Cetraro, in provincia di Cosenza, e sul suo relativo carico. L'investigazione ha messo in luce che l'imbarcazione affondata ha una lunghezza di 103 metri con una sovrastruttura centrale, nella quale si intravedono alcune 'maniche a vento' cilindriche e non dunque bidoni con al loro interno materiale radioattivo. Inoltre, è stata rilevata la presenza di numerose cabine tipiche delle navi passeggeri e visionati anche alcuni interni, grazie al ponte in legno distrutto dal siluramento, ordinato dal comandante del sommergibile tedesco Robert Moraht.
Dal suo canto, il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso rileva che "da quando e' iniziata la vicenda della cosiddetta nave dei veleni, sicuramente una vittima c'è stata: la Calabria. Si sono fermati i pescatori, si sono preoccupati gli operatori turistici, si è allarmata la popolazione locale".
Più in generale, Grasso sottolinea che "gli esiti odierni non bastano comunque a rassicurare una volta per tutte i calabresi e i turisti italiani e stranieri. Occorre un programma organico di interventi che accerti la realtà e verifichi tutte le situazioni, sia in mare che in terra, per bonifiche con uomini e mezzi adeguati. La lotta all'ecomafia non si chiude certo con la chiusura del caso Cetraro, al di là della giusta esigenza di evitare i responsabili allarmismi e negativi pregiudizi ma recuperando la fiducia nelle istituzioni".
Quanto alle dichiarazioni, rivelatesi fuorvianti, dell'ex 'collaboratore di giustizia' Francesco Fonti, il procuratore di Reggio Calabria, Pignatone le considera "palesemente inattendibili: riscontri negativi sono stati accertati per quanto riguarda questa specifica vicenda", ricordando altresì che Fonti dal 1994 godeva di un programma di protezione, poi abolito dopo una condanna a 13 anni per calunnia.
E i signori di sinistra durante la manifestazione (strumentalizzandola) facevano ricadere la colpa su Berlusconi diffondendo solo allarmismi come in ogni vicenda per creare il caos.

Giovane Italia
circolo "Giorgio Almirante"

Qui segue la mappa delle 'nave dei veleni' :




i RELITTI (numerati nella carta qui sopra) e con la “X” sono segnati i siti di altri affondamenti sospetti: 1.CUNSKY (la nave ritrovata il 12 settembre scorso a 20 miglia dalla costa calabra, al largo di Cetraro, a 480 metri di profondità); 2.MIKIGAN (affondò il 31/10/1986); 3.RIGEL (affondò il 21/9/1987); 4.ROSSO (motonave naufragata nel dicembre ’90); 5.MARCO POLO (affondata nel tragitto tra Barcellona e Alessandria il 14/3/1993); 6.KORALINE (nave tedesca affondata il 7/11/1995 al largo di Ustica); 7.ASO (nave carica di soffiato ammonico, affondò al largo di Locri nel maggio 1979); 8.ALESSANDRO I (naufragata nel febbraio 1991); 9.FOUR STAR (in viaggio tra Barcellona e Antalya, affondata nel dicembre 1988)

martedì 27 ottobre 2009

Nave dei veleni: Nessun inquinamento radioattivo.




«Il relitto a largo di Cetraro non corrisponde alla caratteristiche del Cunski». Lo afferma il Ministro dell’ambiente Stefania Prestiacomo in una nota. «Questo quanto emerge dai primi rilevamenti della ‘Mare Oceanò, la nave, inviata dal ministero dell’Ambiente, che sta svolgendo gli accertamenti sui fondali del Tirreno. Infatti la morfologia del relitto risulta diversa da quella del Cunski. In particolare è stato rilevato che il cassero della nave affondata si trova nella zona centrale mentre quello del Cunski era a poppa», spiega il ministro. «Il Rov, il robot sottomarino ha svolto già le misurazioni ed i rilievi fotografici del relitto e le prime analisi ambientali da cui è emerso che fino alla profondità di 300 metri non si rilevano alterazioni della radioattività. Naturalmente questi primi esiti delle ricerche non escludono la possibilità che i fusti contenuti nel relitto possano contenere rifiuti pericolosi o radioattivi e per questo il programma di indagini della 'Mare Oceano' proseguirà col prelievo di sedimenti dai fondali, di carotaggi in profondità e col prelievo di campioni dai fusti. Tutte queste operazioni – sottolinea Stefania Prestigiacomo – continueranno in coordinamento con la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro e il Reparto Ambientale Marino della Guardia Costiera a disposizione di questo ministero al comando del Capitano di Vascello Federico Crescenzi al quale rivolgo uno speciale plauso».
Questo quanto emerge dai primi rilevamenti della 'Mare Oceano', la nave, inviata dal ministero dell'Ambiente, che sta svolgendo gli accertamenti sui fondali del Tirreno.
«L’accertamento che il relitto in fondo al mare non sia il Cunski e il mancato rilevamento di radioattività fino a 400 metri, che, ribadisco, non esclude la possibilità che si tratti in ogni caso di una ‘nave dei veleni – conclude il ministro – deve indurre alla prudenza ed alla responsabilità quanti fino ad ora hanno procurato, senza avere riscontri attendibili, paura e allarme sociale, con gravissime ripercussioni economiche per la Calabria. L’impegno del governo nella lotta alle ecomafie continua affinchè sia fatta piena luce sui misteri delle ‘navi a perderè, venga appurata la verità e ogni eventuale responsabilità».




Giovane Italia
circolo "Giorgio Almirante"

sabato 24 ottobre 2009

Calabria, non solo veleni…






“Per quanto riguarda la fascia ionica e tirrenica cosentina, vi prometto un mare da bere”. Così parlò Gerardo Mario Oliverio, presidente della provincia di Cosenza, all’inizio della sua prima legislatura cinque anni fa. “Il mare da bere” è diventato lo slogan di un progetto politico importante. I cittadini si sono spellati le mani a forza di applausi. Pescatori, albergatori, tour operator, turisti, bambini e vecchi hanno osannato l’iniziativa.
Intanto le fognature dei paesi a monte riversavano il loro carico dal colore inequivocabile sulla spiaggia e nel mare. I depuratori non hanno mai funzionato nonostante lo stanziamento di decine di milioni di euro. Poi è cominciata un’inchiesta della magistratura. Si è scoperto che il mare era amaro, schiumoso, strano. L’opposizione voleva la testa del presidente su un vassoio d’argento. Sono arrivati anche quelli di Striscia la notizia. Sono andati a offrire un bel bicchiere d’acqua del mare che bagna le coste di Amantea, Cetraro e Paola al presidente Oliverio. Lui schifato si è rifiutato di bere. Poi il colore blu cupo e gli odori nauseabondi sono stati dimenticati rapidamente.
Nell’agosto del 2009 un altro fulmine si è abbattuto sulla testa dei calabresi. Si sapeva della presenza di una nave dei veleni nel Tirreno. La stampa locale aveva provato a parlarne: era stata derisa e gli amministratori locali avevano minacciato querele. Poi sulla costa tirrenica sono arrivate la stampa nazionale e quella internazionale e hanno parlato di queste navi che sputano veleno nelle acque dello Ionio e del Mediterraneo. Inquinano senza pudore. Secondo alcuni scienziati, ci vorranno secoli per smaltire tutta le sostanze letali. Nel frattempo il pesce mangia il veleno e l’uomo mangia il pesce avvelenato.
A Paola c’è un magistrato, Bruno Giordano, il capo della procura, determinato ad andare fino in fondo e vederci chiaro. Altri magistrati e l’onorevole Angela Napoli della commissione nazionale antimafia chiedono alle istituzioni di proteggere Giordano. All’interno di quelle navi maledette sembra che ci siano delle sagome che somigliano a degli essere umani. Morti bianche o lupare bianche?
Povera Calabria!
E i calabresi? Nella redazione televisiva di Metrosat, dove lavoro, arrivano in continuazione telefonate di cosentini che vogliono sapere “se è tutto vero”. Dicono che sono incazzati e disperati. Che non hanno più la forza e non sanno con chi prendersela. Alcuni chiedono che il governo venga da Roma a riprendersi queste schifezze visto che se fosse successo nel nord Italia si sarebbe già trovata una soluzione.
Nessuno però parla di mafia né di ’ndrangheta. Chi ha ancora un po’ di senso dell’umorismo si chiede: “Ma è vero che siamo tutti ammorbati?”. E molti ripetono una frase che sento dire da trent’anni, ogni volta che ci si trova in una condizione di totale impotenza:
“Povera Calabria!”.
Intanto ai piedi del monte Pollino c’è una piccola cittadina profumata: Saracena, la capitale del vino moscato. È il primo comune della Calabria per la raccolta differenziata dei rifiuti: 64 per cento. Entro la fine dell’anno raggiungerà il 70 per cento. Il sindaco Mario Albino Gagliardi ha dichiarato che entro dicembre del 2010 si passerà dalla tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani alla tariffa di igiene ambientale, un sistema di calcolo delle imposte basato non sulle dimensioni della superficie abitativa, ma sulla valutazione di una serie di dati che comprendono anche la qualità della raccolta differenziata fatta da ogni abitante.
Insomma in una Calabria che quest’estate ha sepolto sei persone per malasanità, dove si parla di circa cinquantacinque navi affondate con carichi letali, c’è ancora un paesino che si ostina a pensare che è meglio essere puliti.

Fonte: Blog Nave dei Veleni.

venerdì 23 ottobre 2009

LA PROVINCIA DI CROTONE PARTECIPA DOMANI ALLA MANIFESTAZIONE "BASTA VELENI" AD AMANTEA.







La Provincia di Crotone parteciperà con rappresentanze istituzionali alla manifestazione nazionale " Basta veleni " che si terrà sabato prossimo ad Amantea. A tal proposito l’ente intermedio, presieduto da Stanislao Zurlo, comunica di avere organizzato un pulman per i cittadini che volessero recarsi all’iniziativa. L’autobus partirà dal piazzale antistante lo stadio alle ore 07.00.