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mercoledì 7 luglio 2010

7 Luglio 1972 - 7 Luglio 2010. Ciao Carlo, un altro, uno dei tanti, uno dei troppi ...



Il 7 Luglio 1972 un altro giovane missino cadde a Salerno per colpa dell’odio comunista. Il suo nome era Carlo Falvella. Il padre, Michele, proveniva dalla Basilicata, era un professore di scuola media superiore, cattolico tradizionalista e mutilato di guerra. La madre, di origine abruzzese, era missina convinta, spesso girava per Salerno con i manifesti del Msi attaccati agli sportelli e al cofano della macchina. Sei figli, cinque maschi e una femmina. Carlo, studente di filosofia e vicepresidente degli universitari di destra salernitani, aveva abbracciato la vita politica proprio grazie alla tenacia e alla passione della madre. Purtroppo era affetto da una gravissima forma di miopia. Infatti, Carlo, era già stato operato tre volte di cataratta e solo il progresso della scienza oculistica poteva salvarlo dalla cecità totale. Mancavano cinque minuti alle ventidue del 7 luglio 1972, quando i Carabinieri di Salerno furono allertati da una telefonata per una furibonda rissa in via Velia. Carlo e l’amico Giovanni Alfinito, prima di rincasare, furono notati da un gruppo di tre persone, Giovanni Marini, Francesco Mastrogiovanni e Gennaro Scariati, tutti appartenenti alla sinistra extraparlamentare. Al loro incontro Marini estrasse il coltello e colpì Alfinito all’inguine. Carlo, per difendere l’amico, si lanciò contro Marini ed entrambi caddero a terra. Ma durante la colluttazione Carlo fu colpito gravemente alla aorta. Nonostante il trasporto immediato all’ospedale e un intervento chirurgico Carlo morì. Marini fu subito arrestato mentre Mastrogiovanni e Scariati si diedero alla latitanza. Alle esequie parteciparono circa ventimila persone, quasi tutte appartenenti al Msi, il giorno prima in città era arrivato anche il segretario Giorgio Almirante. Assenti tutti gli altri partiti ma anche le figure istituzionali quali il sindaco di Salerno, Gaspare Russo, e il presidente della Provincia, Carbone. Dopo quattro giorni dalla morte di Carlo, il Secolo d’Italia, organo ufficiale del Msi, pubblicò in prima pagina il titolo: “Un altro martire per la gioventù d’Italia. Dopo Venturini il sacrificio di Carlo Falvella”. Anche la federazione salernitana del Pci espresse il proprio sdegno per la scomparsa della giovane vita. Nei giorni successivi a Salerno accadde di tutto. Una vera e propria campagna innocentista a difesa di Giovanni Marini. Da Salerno a Milano, slogan, manifestazioni e addirittura la scrittura e la diffusione di quattro canzoni tutte ispirate allo stesso episodio. Soccorso rosso militante pubblicò un pamphlet dal titolo “Il caso Marini” proprio mentre era in corso il processo. Ma anche intellettuali dal calibro di Dario Fo, Franca Rame e un giovane avvocato destinato a una grande carriera, Giuliano Spazzali. In realtà chi era Giovanni Marini? Era un militante anarchico con alle spalle una storia in comune con quella di migliaia di proletari meridionali. Era nato in un piccolo paese, Sacco, in Campania, e all’età di dieci anni si era trasferito a Salerno con la famiglia. Cresciuto in una situazione sociale di disgregazione e miseria, iniziò presto a ribellarsi contro le cause dell’emarginazione. A diciannove anni, dopo la maturità in ragioneria, fu subito bollato come sovversivo e gli fu impossibile trovare impiego. Fu costretto a sopravvivere con lavori saltuari per alcuni anni e militò a lungo nel Pci per poi uscire definitivamente per le sue posizioni anarchiche. Al termine del processo, nel 1974, fu condannato a dodici anni di reclusione per omicidio preterintenzionale aggravato e concorso in rissa. Nel 1975, in appello, la condanna fu ridotta a nove anni. Mastrogiovanni e Scariati, invece, furono assolti dall’accusa di rissa. Già nel 1979, Marini uscì dal carcere e rimase per due anni sotto libertà vigilata. Trovò lavoro come assistente sociale, a Padula, quindici chilometri da Salerno. Ma non riuscì a integrarsi e scivolò gradualmente nell’alcolismo. Nel dicembre 1982, Marini fu nuovamente arrestato insieme ad altre persone con l’accusa di appartenenza alle Brigate Rosse. Morì a Salerno nel 2001 a quarantanove anni. Ventinove anni dopo la morte di Carlo Falvella.


Sono passati ormai trentotto anni dal quel 7 Luglio in cui Carlo Falvella, perdeva la vita. L’unica colpa di Carlo era quella di credere in un ideale: un destino che ha accumunato, nei terribili anni di piombo, troppi ragazzi.


CARLO FALVELLA, PRESENTE!

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