A partire da Roberto il Guiscardo, il piccolo feudo di San Leone passò al demanio regio e raggiunge la sua massima estensione con i Nocera Carafa e i Ruffo Centelles. Nella prima metà dell’ottocento il barone Nicola Drammis costruì un palazzo e sulla destra del cancello del muro di cinta, fece mettere una piccola epigrafe con queste parole:
Fermati e versa lacrime
Leonia qui fù
Attento, attento mirala
Ahi la ravvisi tu, si, si Nicola Drammis
L’ombra ne rinnovò! M.A.T.E.
Dopo la famiglià Drammis, la contrada Gallopà - San Leone passò nelle mani dei Baroni Zurlo di Crotone che da più di un secolo ne tiene cura preservando dal trascorrere del tempo la sua autenticità."
Durante il sacro rito, semplice ma molto profondo, l'arcivescovo ha posto il problema del ritorno all'essenzialità soprattutto spirituale di cui oggi l'umanità necessita, ricordando le antiche tradizioni georgiche del nostro territorio, tra l'altro da Gallopà ha cresciuto generazioni di scandalesi nella vita agreste, ponendo il binomio spiritualità e agicoltura poichè anche quest'ultima secondo il presule è Ascesi. Dopo il sacro rito ci siamo ritrovati per un momento di agape, nel raffinato agriturismo gestito a donna Serena e i figli Vittoria e fabrizio Zurlo. L'arcivescovo rimasto incantato dalla magica atmosfera e dal verde che circonda il casale ha fatto sapere che organizzerà alcuni incontri diocesani dove poter ritrovarsi e ritrovare nella natura il volto di Dio.
Interno Cappella
Esterno della cappella