E’
difficile immaginare un oltraggio contro la fede cristiana più blasfemo e
provocatorio di quello che si è avuto al Festival del Cinema di Venezia il 31
agosto con la proiezione del film Paradise Faith, Fede nel Paradiso, di Ulrich
Seidl, film che ha il suo punto
culminante in una sequenza in cui la protagonista, l’attrice Maria Hoffstatter,
si dedica all’autoerotismo utilizzando come strumento un crocifisso. E’ inutile
entrare nei particolari, che sono raccapriccianti, ma sarà bene ricordare che
per un cristiano non c’è simbolo più sacro del Crocifisso, che rappresenta Gesù
Cristo, l’uomo-Dio, morto sulla Croce per redimere i peccati degli uomini.
Tutta la fede cristiana si riassume nella predicazione di Cristo crocifisso.
La
Santa Sede, il 12 settembre è intervenuta con un comunicato dal tono fermo: “Il
rispetto profondo per le credenze, i testi, i grandi personaggi e i simboli
delle diverse religioni è una premessa essenziale della convivenza pacifica dei
popoli.” A dichiararlo è stato padre Federico Lombardi, portavoce della Sala
Stampa Vaticana, che non si è riferito però alla blasfemia di Venezia, ma ad un
altro film, Innocence of muslims, prodotto in America e considerato alle
origini delle violente manifestazioni in Libia ed in altri paesi arabi.
Ben
pochi hanno ricordato che quanto è accaduto, nella città di Bengasi, è la
conseguenza non dell’insulso film anti-Maometto, ma della politica
franco-americana di cessione del Medio Oriente all’Islam, che, per nemesi
storica, ha avuto il suo momento
principale proprio nel sostegno dato dalla Nato ai fondamentalisti di Bengasi
contro Gheddafi. E se tutto il mondo ha protestato contro il film
anti-islamico, che per ora è semi-clandestino, e presumibilmente non sarà mai
proiettato, nessuno ha protestato contro il film anticattolico, che ha avuto
tutte le luci della ribalta ed è destinato a larga circolazione, senza alcuna
opposizione.
Il
vero problema oggi è questo. Non esiste solo la persecuzione dei cristiani
nelle terre di Islam, esiste anche la cristianofobia in Occidente. Ma
soprattutto esiste l’arrendismo e la complicità dell’Occidente di fronte a
questa cristianofobia. L’autolesionismo degli ambienti ecclesiastici fa parte
purtroppo di questo sistema di complicità.
Il
Beato Marco d’Aviano sulle colline del Kahlenberg, che dominano Vienna,
brandiva il Crocifisso come strumento di lotta e di vittoria, per incitare i
combattenti cristiani a liberare la città occupata dai musulmani. Oggi il
Crocifisso è ridotto a strumento di sordido piacere da una società edonista che
si autodistrugge consegnandosi all’Islam.
di
Roberto de Mattei.
Nessun commento:
Posta un commento