Carta
da visita di Ezra Pound, a cura di Luca Gallesi (Bietti, pagg. 106, euro 14). l
libro fu scritto nel 1942 dall'autore direttamente in italiano, ed ebbe una
seconda edizione (in sole in mille copie) per Scheiwiller nel 1974.
Pubblichiamo parte dell'introduzione di Gallesi e alcuni brani di Pound.
«Socrate fu accusato di empietà e di voler
sovvertire le leggi del suo paese; eppure non era né empio né sovversivo, e la
storia successiva lo ha dimostrato. Io sono accusato di tradire il mio paese,
che amo tanto quanto voi italiani amate il vostro. Ma chi, come me, agisce alla
luce di una verità percepita e prevista interiormente, anticipa nel presente
una realtà futura molto certa». In queste parole, tratte da un’intervista del
1955, quando era ancora detenuto con l’accusa di tradimento a Washington, nel
manicomio criminale di St. Elizabeths, c’è tutta la tragica grandezza di Ezra
Pound, poeta, profeta e, soprattutto, patriota americano.
Pound
si è sempre considerato, infatti, un leale cittadino statunitense, fedele ai
principi della Costituzione americana, che i suoi governanti avevano, invece,
manipolato e sovvertito. Come era già accaduto in occasione del primo conflitto
mondiale, anche nella Seconda guerra mondiale gli Usa erano stati trascinati in
un conflitto non voluto, che avrebbe arricchito pochi speculatori sulla pelle
di milioni di vittime.
Proprio
l’inutile strage della Grande guerra, che aveva mietuto le vite di molti suoi
amici artisti, spinge Ezra Pound ad abbandonare il ruolo di esteta distaccato
che aveva ricoperto fino ad allora per dedicarsi allo studio delle cause delle
guerre, che sono spesso legate alla speculazione: «si fanno le guerre -
scriveva ancora nel 1944- per creare debiti». Così, accanto alla sua
infaticabile attività di talent scout, che favorì, tra gli altri, Eliot, Joyce
ed Hemingway, e mentre cerca di dare con i Cantos un poema epico nazionale
all’America, Pound denuncia la «guerra perenne» tra oro e lavoro, tra chi
specula e chi fatica, tra gli usurai e gli uomini liberi, e decide di
schierarsi a fianco di questi ultimi, scelta mai rinnegata e di cui pagherà
dignitosamente tutte le conseguenze fino alla «gabbia per gorilla» in cui fu
rinchiuso nel carcere militare statunitense allestito vicino a Pisa.
Prima
di giudicare qualcuno, come il poeta stesso amava ripetere, bisogna esaminare
le sue idee una alla volta, e quindi è necessario avvicinarsi alle sue opere
senza pregiudizi, collocandole nel contesto storico generale e in quello
biografico particolare. Riproporre, oggi, la sua Cartadavisita, che Pound
scrisse direttamente in italiano, è dunque, innanzitutto, un’occasione per
conoscere direttamente il pensiero di Ezra Pound, e confermarne, eventualmente,
la profetica attualità.
Nel
1942, quando Carta da visita viene pubblicato la prima volta, il mondo è
dilaniato dalla più spaventosa guerra mai combattuta, una tragedia che Pound
aveva ingenuamente cercato di evitare con tutti i mezzi, incluso un viaggio
intercontinentale per incontrare il presidente Roosevelt e convincerlo
dell’importanza della pace.
Oggi,
l’Europa non è in guerra, ma la situazione generale non è meno drammatica; il
colonialismo si è trasformato in «delocalizzazione», i signori dell’oro sono
diventati operatori di Borsa, e i popoli sono sull’orlo di un tracollo
economico disastroso, esattamente come Pound aveva immaginato: «Il nemico è Das
Leihkapital - tuonava il 15 marzo 1942 dai microfoni di Radio Roma - . Il
vostro nemico è Das Leihkapital, il Capitale preso a prestito, il capitale
errante internazionale. [...] E sarebbe meglio per voi essere infettati dal
tifo e dalla dissenteria e dalla nefrite, piuttosto che essere infettati da
questa cecità che vi impedisce di capire quanto siate compromessi, quanto siate
rovinati ».
Sicuramente,
in quegli anni, quando molti intellettuali impegnati si baloccavano con il mito
della lotta di classe, Pound doveva risultare quantomeno eccentrico, con il suo
insistere nella guerra contro la speculazione finanziaria, ricordando che «una
nazione che non vuole indebitarsi fa rabbia agli usurai». Oggi, invece, il suo
avvertimento contro «la banca che trae beneficio dall’interesse su tutta la
moneta che crea dal nulla», come recita il Canto 46, risulta ben più efficace
del rimedio allora auspicato da molti, e cioè la «dittatura del proletariato».
I
brani - La Nazione non deve pagare
l'affitto sul proprio credito
Risparmio.
Abbiamo bisogno d’un mezzo di risparmio e d’un mezzo di scambio, ma non è legge
eterna che ci dobbiamo servire dello stesso mezzo per queste due funzioni
diverse. La moneta affrancabile (ovvero prescrittibile) si adoprerebbe come
moneta ausiliaria, mai come moneta unica. La proporzione fra la moneta
consueta, e l’affrancabile, se calcolata con perizia e saggezza, potrebbe
mantenere un rapporto equo e quasi invariabile fra la quantità delle merci
disponibili e desiderate, e la quantità della moneta della nazione, o almeno
raggiungere una stabilità di rapporti sino al grado conciliabile. Bacon ha scritto: «moneta come concime, utile
solamente quando sparsa». Jackson: «il luogo più sicuro di deposito: le braghe
del popolo».
Sociale.
Il credito è fenomeno sociale. Il credito della nazione appartiene alla
nazione, e la nazione non ha necessità di pagare un affitto sul proprio
credito. Non ha bisogno di prenderlo in affitto da privati. [...] La moneta è
titolo e misura. Quando è metallica, viene saggiata affinché il metallo sia di
finezza determinata, nonché di peso determinato. Adoprando una tale moneta
siamo ancora nel dominio del baratto. Quando la moneta viene capita come
titolo, sparisce il desiderio di barattare. Quando lo stato capisce il suo
dovere e potere, non lascia la sua sovranità in balìa di privati irresponsabili
(o che assumono responsabilità non giustificate). È giusto dire che «la moneta
lavoro» è «simbolo del lavoro». E ancor più è simbolo della collaborazione fra
natura, stati e popolo che lavora. La bellezza delle immagini sulle monete
antiche simboleggia, a ragione, la dignità della sovranità inerente nella
responsabilità reale o imperiale. Collo sparire della bellezza numismatica
coincide la corruzione dei governi.
Dichten=Condensare.
La parola tedesca Dichtung significa poesia. Il verbo dichten = condensare. Per
la vita, o se preferite per «la battaglia», intellettuale, abbiamo bisogno di
fatti che lampeggino, e di autori che mettano gli oggetti in luce serena. L’amico
Hulme ben disse: «Quello che un uomo ha veramente pensato (per sé) si scrive su
un mezzo foglio. Il resto è spiegazione, dimostrazione, sviluppo». Chi non ha
forti gusti non ama, e quindi non esiste.
(fonte:
www.ilgiornale.it)
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