Salviamo i nostri Marò

Salviamo i nostri Marò
I nostri due militari devono tornare a casa

Siamo contro ogni genere di Discarica nel nostro Territorio!

domenica 10 luglio 2011

Il sogno di una vittoria possibile.

di Marco Perissa.
segretario del Consiglio Nazionale
 della Giovane Italia.




Combatto la logica degli ex.

Perché agli oltre 15 milioni di italiani tra i 15 ed i 35 anni non appassiona il dibattito tra chi è più bello e potente tra quelli che provengo da Azione Giovani e quelli che provengo da Forza Italia Giovani.


Combatto la logica del Congresso a tutti i costi

Marco Perissa
Perché per cambiare l'Italia non c'è bisogno di una mostrina sulle spalle ad indicare chi comanda ma serve passione, sacrificio e militanza. E queste cose non si trovano in un congresso, ma solo negli spiriti liberi.
Combatto la logica delle correnti
Perché non esiste una corrente buona e una corrente cattiva. Esistono solo correnti che servono a aumentare il peso politico di qualche colonnello che nella migliore delle ipotesi userà la nostra vita per migliorare la sua.
Combatto la logica dei gruppettari
Perché è patetico passare la vita a dividere l'atomo mentre il mondo intorno a noi continua a girare senza chiedere il nostro parere
Combatto tutto questo, come potete notare, per delle ragioni semplici e a tratti banali. Non un documento politico, non una tesi di laurea ma semplicemente la riflessione sincera di un militante che a 14 anni ha incontrato persone capaci di convincerlo,con l'esempio quotidiano, che la rabbia poteva trasformarsi in amore e da questo amore potevano germogliare un popolo ed una nazione migliori.
Combatto tutto questo e sento il bisogno di scriverlo perché ho ascoltato negli anni persone tronfie dietro il podio di un palco riempirsi la bocca di grandi parole, e subito dopo ho visto le cose non cambiare mai,
Vedo la logica degli ex usata scientificamente per continuare a dividere, vedo la logica delle correnti continuare a generare lacerazioni a volte addirittura umane, vedo la logica dei gruppettari che continua a far spendere energie non per il bene di tutti ma solo per il bene dei proprio amici, belli o brutti che siano.
E non ci sto. No, non posso restare a guardare i miei compatrioti camminare in fila indiana verso il ciglio del burrone e cadere giù, infoibati dall'assassino consumista mentre noi, figli d' Italia rimaniamo impantanati in una palude che ci rincoglionisce e che lega le nostre ali.
E dentro sento forte lo sconforto, avverto che sto per mollare, poi guardo meglio, osservo con ancora più maniacale attenzione, cerco disperatamente di capire se “c'è ancora del buono in questo mondo” e, si.
C'è ancora del buono, c'è ancora chi chi ha esultato quando Tʿatʿaŋka Iyotake (Toro seduto) sconfisse il 7° cavalleggeri dell'usurpatore europeo a Little Bighorn, c'è ancora chi sente il cuore pieno di orgoglio quando guarda sventolare il tricolore sotto il vento caldo del deserto di El-Alamein e c'è ancora chi quando pensa alla dignità dei 350.000 esuli istriani spera di poter essere ogni giorno all'altezza della loro stima.
Poco, maledettamente poco, ma “c'è ancora del buono in questo mondo” e, cazzo, “vale la pena combattere per questo”.
E cosi, al ritorno dall'ennesimo viaggio attraverso la nostra terra,  in una mattinata come tante, nel torrido caldo estivo di una città un pò deserta ripenso a quando ero più piccolo.
Ripenso ai giorni in cui l' istinto prevaleva sulla ragione, a quando non mi chiedevo mai se la mia scelta oltre ad essere giusta fosse anche utile, a quando.....5 contro 30 non ci si tirava mai indietro, perché cosi era solo più emozionante.
 “5 contro 30” - “5 contro 30” . Rimbomba, come un tamburo nel petto questo ritornello e piano piano risveglia un primordiale, fanciullesco, folle istinto di LIBERTA'.
E allora combatto, perché ci sono ancora uomini LIBERI.
Liberi dalle catene che ci impediscono di essere in tutta Italia un unico indistruttibile blocco monolitico, con mille idee differenti, ma tenuto insieme da una comune visione del mondo, da un immenso amore per il nostro popolo e per la nostra Nazione e dalla voglia di poter gridare al mondo che saremo cinque, cinquecento o cinquemila ma che siamo quelli che scelgono il giusto anche se dobbiamo pagarlo sulla nostra pelle.
Liberi dagli schemi precostituiti che ci vogliono convincere che puoi essere bravo quanto vuoi ma se non sei amico di qualcuno non vai da nessuna parte, perché per noi arrivare da qualche parte non significa fare carriera ma aver cambiato la coscienza delle persone che abbiamo intorno.
Liberi di credere che per giurare amore e fedeltà alla persona che si ama, per mettere al mondo dei figli e per passare un natale in famiglia non serva una busta paga a tempo indeterminato ma un amore puro che ti dia la forza ed il coraggio di gettare il cuore oltre l'ostacolo perché insieme i problemi si risolvono sempre.
Liberi di credere che siamo ancora un popolo capace di tender il braccio verso i più deboli e di levare gli scudi per difendere chi è in difficoltà, perché ci piace pensare che un giorno la nostra gente potrà sentirsi parte di una unica, grande comunità nazionale.
Liberi da quella cultura che ci vuole convincere che se sei ricco e potente sei degno di rispetto, perché il nostro rispetto preferiamo darlo a quelle donne e quegli uomini che ogni giorno, nella nell'immagine confusa della massa che si muove, compiono straordinari sacrifici per pagare le rate, per crescere i loro figli,per mandare avanti la fabbrica, per portare avanti una ricerca e le cui storie nessun giornale racconterà mai ma che per noi sono esempi, modelli, eroi.
Liberi di sognare che se anche la politica non ce la dovesse fare, ce la faremo noi: giovani, irriverenti, sconsiderati, folli, con le nostre barbe tagliate male, con le nostre magliette logore ma con un significato troppo profondo per non metterle più, con le nostre assemblee senza fine, con le nostre discussioni, con mille limiti e centomila difetti ma con un cuore grande cosi.
Si, ce la faremo. Cambieremo le sorti della nostra terra cominciando da casa nostra, dal nostro mondo giovanile. Ce la faremo anche senza mostrine, anche senza mai arrivare al governo della nostra città o del nostro paese, ce la faremo perché le più grandi rivoluzioni culturali, quelle che hanno cambiato il corso della storia sono sempre state determinate dal popolo, dal basso, da quelli che per la concezione comune non contano nulla.
I nostri nemici non saranno gli “ex”, non  saranno quelli dell'altra corrente, non saranno quelli dell'altro gruppo. No. I nostri nemici saranno i cattivi, i grigi, i lenti, gli arrivisti, gli egoisti, i raccomandati, gli speculatori, i prepotenti, i leccaculo. Li cercheremo, li scoveremo nei loro nascondigli e li contageremo con il nostro entusiasmo, li sovrasteremo con la nostra energia.
Non basterà dirlo, non basterà pensarlo, sarà necessario farlo. Sarà necessario rifiutarsi di essere un “ex”, sarà necessario scegliere di non appartenere ad una “corrente” sarà necessario non anteporre mai l'interesse del proprio “gruppetto” al bene comune.
Sarà necessario continuare ad avere coraggio e sarà necessario darne un po' del proprio a chi ne manca del suo.
Romperemo la diga che argina il corso del fiume, sommergeremo i grattacieli grigi delle metropoli ed al nostro passaggio lasceremo terreno fertile dove piantare i semi del futuro, dal tepore del sole della nostra libertà germoglieranno alberi solidi con radici profonde e allora non ci sarà più spazio per piccoli uomini senza ali, ma cammineremo tra i giganti.




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