Siamo contro ogni genere di Discarica nel nostro Territorio!
domenica 31 ottobre 2010
La notte di Halloween: Anticamera dell'Occultismo!
Il nome Halloween è indiscutibilmente termine di origine cristiana; è parola composta da hallow, ‘santificare’, ed eve, abbreviazione di evening, ‘sera’. Halloween, insomma, deriva da All Hallow's Eve e vuol dire semplicemente ‘Sera della festa dei Santi’, ‘Vigilia della festa dei santi’.
La chiesa cattolica fa memoria, infatti, l’1 novembre di tutti i santi e la sera del 31 ottobre è appunto la vigilia della festa.
Ma per il mondo dell'occulto (stregoneria, satanismo, divinazione, cartomanzia ecc.) rappresenta ha un significato macabro che sarebbe meglio evitare.
Per saperne di più clicca su questo Link:
COSA E' VERAMENTE LA FESTA DI HALLOWEEN
Etichette:
celtica,
Chiesa Cattolica,
cristianesimo,
cultura,
esoterismo,
Giovane italia,
halloween,
note,
occultismo,
satanismo,
Scandale,
spiritualità,
stregoneria,
tradizioni
Giovane Italia Scandale scende in piazza per la liberazione dei coniugi LIU.
OGGI DALLE 18:00 ALLE 20:00 IN PIAZZA MUNICIPIO LA GIOVANE ITALIA SCANDALE MANIFESTA PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DEI CONIUGI LIU
APPELLO PER LA LIBERAZIONE DI LIU XIAOBO E DI SUA MOGLIE LIU XIA.
Liu Xiaobo è un ex-professore universitario di filosofia a Pechino. La sua vita è stata contraddistinta dalla battaglia in difesa della libertà di stampa, chiedendo la liberazione di giornalisti e dissidenti imprigionati, pubblicando su internet e a mezzo stampa saggi sul potere dei media in Cina e sull’onnipotente partito comunista.
In un articolo per Reporters sans frontières, nel marzo 2004, Liu hascritto: *“I media elettronici in Cina e all’estero aiutano a superare la censura imposta dal Partito comunista cinese (…) In questo gioco di divieti, risposte e ulteriori divieti, lo spazio della gente per il diritto di espressione è in crescita millimetro dopo millimetro. Più la gente avanza, più le autorità diventano repressive. Non è lontana l’epoca in cui la frontiera della censura potrà essere abbattuta e la gente domanderà pubblicamente la libertà di espressione.”*
*Le battaglie condotte hanno però in realtà avuto solo un effetto contrario, cioè la perdita della sua libertà. La sua persecuzione inizia nel 1989, col primo arresto per aver difeso pubblicamente il movimento democratico degli studenti; nel 2004 gli vengono staccate le connessioni ad internet e le linee telefoniche; nel 2008 viene nuovamente arrestato e condannato definitivamente nel giorno di Natale del 2009 a undici anni di reclusione
con l’accusa di sovversione rispetto allo Stato.*
Liu Xia, invece non è una sovversiva, né una giornalista, né una scrittrice. La sua unica colpa è amare un ribelle. Liu Xia dopo l’assegnazione del premio Nobel a suo marito Liu Xiaobo, è agli arresti domiciliari.
La polizia l’ha confinata nel suo appartamento, controlla gli accessi e respinge qualsiasi visita alla donna, addirittura quella di una delegazione dell’Unione Europea. I motivi del divieto non sono stati riferiti dalla
polizia, che ha semplicemente utilizzato una misura preventiva per evitare che la donna parlasse con i giornalisti. L’ultimo messaggio della donna è stato trasmesso sul famoso sito web “twitter”, nel quale Liu Xia ha raccontato l’incontro con suo marito in carcere, la rivelazione sull’assegnazione del premio Nobel, le lacrime e la scelta di dedicare quel premio ai martiri di piazza Tienanmen, studenti uccisi nel 1989 con l’unica
accusa di aver voluto manifestare reclamando democrazia.
La Giovane Italia lancia quindi un appello a tutti coloro che credono nell’importanza della vita, della libertà e della civiltà. La Cina non può continuare la sua scia di terrore e censura!
Chiediamo quindi a tutti voi di sottoscrivere questo appello per la liberazione di Liu Xiaobo e Liu Xia, eroi dei nostri giorni, che vivono sacrifici e persecuzione, ma che continuano con il loro esempio a dare testimonianza dell’esistenza di una Cina diversa, una Cina che vuole cambiare.
La petizione sarà inviata a Hu Jintao, presidente della Repubblica Popolare Cinese e a Franco Frattini, Ministro degli Esteri.
FIRMA LA PETIZIONE!
Anche on line su:
Etichette:
Cina,
comunismo,
comunisti,
diritti civili,
diritti umani,
Giovane italia Scandale,
ingiustizia,
LIU XIA,
LIU XIABO,
manifestazione,
Pace,
Premio Nobel
sabato 30 ottobre 2010
29 ottobre 1975 - 29 ottobre 2010 - Mario Zicchieri: PRESENTE!
Sei mesi esatti dopo la morte di Sergio Ramelli, quando sembrava già di aver toccato il fondo di ogni aberrazione nella violenza politica, arriva da Roma un’altra notizia shock. E’ il pomeriggio del 29 ottobre 1975 quando un gruppetto di ragazzi si accinge ad aprire, come tutti i pomeriggi, la sezione Prenestino del MSI in via Erasmo da Gattamelata. Stanno chiacchierando voltando le spalle alla strada quando arriva un’auto delle Brigate Rosse, un finestrino si abbassa, ne esce la canna mozza di un fucile che esplode pochi, rapidi colpi, centrando in pieno il gruppo di ragazzi. La micidiale scarica di pallettoni uccide sul colpo Mario Zicchieri, detto “Cremino” per la sua corporatura esile studente-lavoratore di 16 anni. Mario muore dissanguato quando un tappezziere generoso gli corse addosso cercando di fermare l’emorragia con la carta di giornale… Non ci riuscì, lui ripeteva: "Non ditelo a mia Madre….". Nella sparatoria viene ferito anche Mario Lucchetti al ginocchio ed alla mano che all’epoca aveva 15 anni, (si riprenderà dopo un interminabile, calvario di riabilitazione). Così, sulla scena “politica” fa la sua comparsa per la prima volta il fucile a canne mozze di chiaro ascendente mafioso e la vile strategia omicida che ricorda i gangster americani degli anni 30. Ma l’azione (lo si scoprirà quindici anni dopo a seguito delle confessioni dei brigatisti Seghetti e Morucci) era stata studiata a tavolino “per incutere timore ai militanti di Destra i quali, nonostante le ripetute aggressioni subìte, non davano segni di cedimento”. Zicchieri è la più giovane vittima di quegli anni assurdi e ancora oggi vengono i brividi pensando che si era avvicinato alla destra solo da pochi mesi, sull’onda emotiva dell’uccisione di Mantakas. Per lui non ci fu giustizia, come per la maggior parte dei camerati assassinati. Gli esecutori materiali del delitto sono non sono stati adeguatamente puniti.
Sono passati 35 anni dalla morte di quel ragazzo semplice che a 16 anni ha pagato con la vita il suo impegno politico. Sono cambiati i tempi, il contesto politico, la gente. Ma non la nostra voglia di dare vita alle nostre idee, al nostro credo, al nostro senso di giustizia. Anche nel nome di Mario!!!
- MARIO ZICCHIERI: PRESENTE!
Etichette:
anni di piombo,
BR,
fronte della gioventù,
ingiustizia,
Mario Zicchieri,
Mikis Mantakas,
militanza,
morte,
MSI,
Sergio Ramelli
venerdì 29 ottobre 2010
ECCIDIO DI MELISSA LA STORIA MISTIFICATA... FRANCESCO NIGRO PRIMO CADUTO DELLA DESTRA ITALIANA.
Cartolina commemorativa d'epoca |
Etichette:
comunismo,
Destra,
Eccidio di Melissa,
Francesco Nigro,
ingiustizia,
manifestazione,
morte,
MSI,
pagine di storia,
quotidiano Il Crotonese,
rivoluzione,
Torre Melissa
sabato 23 ottobre 2010
AVANTI RAGAZZI DI BUDA, AVANTI RAGAZZI DI PEST !!!
Il simbolo della rivoluzione, la bandiera ungherese con stracciato il simbolo comunista |
46.000 ungheresi rimasero uccisi negli scontri,
228 furono condannati al plotone d'esecuzione
75.000 vennero deportati in Russia, 8.000 dei quali non tornarono mai più
Il numero uno del Partito Comunista, parla alla radio: insulta gli studenti e gli operai e respinge le loro richieste. Poi ordina alla polizia politica di sparare sulla folla ammassata davanti al palazzo della radio: muoiono in 12. I manifestanti si impadroniscono delle armi di decine di poliziotti che non oppongono resistenza. Nella notte i blindati della 92ma divisione dell'Armata Rossa entrano a Budapest. Il 25 ottobre , inizia la rivolta in altre dieci città, cinque radio clandestine trasmettono nel paese, vengono distribuiti giornali clandestini e sono costituiti alcuni consigli di fabbrica.
31 ottobre . I blindati si ritirano dalla capitale. Mosca invia finti negoziatori che, per guadagnare tempo, assicurano che l'Armata Rossa sta lasciando il paese.
Invece dopo quattro giorni i carri armati sovietici entrano a Budapest, la gente si difende con armi leggere e bottiglie molotov. I combattimenti continuano fino al 9 dicembre. Il 12 dicembre , quando viene istituita la legge marziale, i lavoratori proclamano uno sciopero generale, che durerà fino al 13 gennaio , quando viene decisa la pena di morte contro tutti gli scioperanti.
Il 20 marzo , il primo ministro si reca a Mosca a rendere omaggio all'intervento sovietico. Il 27 aprile firmerà gli accordi di "stazionamento temporaneo" delle truppe sovietiche in Ungheria. vi resteranno ancora trentadue anni.
In ricordo della Rivoluzione Nazionale Ungherese
"Avanti ragazzi di Buda, avanti ragazzi di Pest! Studenti, braccianti e operai, il sole non sorge più ad Est! "
PER NON DIMENTICARE
Etichette:
Budapest,
comunismo,
comunisti,
ingiustizia,
libertà,
manifestazione,
morte,
pagine di storia,
Ungheria,
Unione Sovietica,
video
venerdì 15 ottobre 2010
Non mandare tutto a Puttane !!!
"Non mandare tutto a Puttane!!!". Questo è lo slogan che la Giovane Italia Crotone lancia contro il decadimento, ogni giorno più evidente, in cui sta versando la città di Crotone. Sabato 16 ottobre dalle ore 18;00 in piazza municipio sarà allestito un gazebo per la distribuzione di materiale di denuncia della situazione di degrado in cui versano alcune zone di Crotone, come via Mario Nicoletta, divenuta ormai luogo di prostituzione.
“Non possiamo più far finta di nulla – dichiara Umberto Caputo dirigente regionale della Giovane Italia – e continuare a voltarci dall’altra parte per non vedere ciò che avviene nelle strade della nostra città. Non possiamo e non vogliamo essere complici, con il nostro silenzio, di questa amministrazione comunale che è ogni giorno di più muta e sorda rispetto ai problemi della gente.
Vedere le prostitute per strada è uno spettacolo non solo poco edificante, ma è una spia del disagio sociale che sta vivendo Crotone. La disperazione di questa persone che vendono il proprio corpo è pari a quella dei tanti giovani e giovanissimi crotonesi che pagano per un breve momento di svago.”
Via Mario Nicoletta, ogni giorno dopo il tramonto, diventa la strada del vizio. Tante ragazze di colore, il cui numero aumenta ogni giorno, si mettono in vendita, turbando anche l’ordine e la tranquillità di quella zona.
“Siamo preoccupati – conclude Caputo – perché dietro alla prostituzione c’è sempre la malavita organizzata. Permettere questo scempio significa essere complici di chi sfrutta queste povere donne che per pochi euro svendono il proprio corpo. Chiediamo con forza la presenza in queste strade nelle ore serali dei vigili urbani e delle forze dell’ordine. Vogliamo che i crotonesi si riappropino dei propri spazi, ogni angolo abbandonato al buio è uno spazio lasciato alla malavita”.
Fabrizio Zurlo
Presidente di circolo
Giovane Italia Crotone
giovedì 14 ottobre 2010
Petizione on line per liberare coniugi Liu.
Abbiamo a cuore questa iniziativa e abbiamo voluto apportare il nostro piccolo contributo a quella che è non solo una battaglia del singolo Liu Xiaobo, ma di tutte quelle persone che combattono per i diritti civili in Cina e nel resto mondo.
Aderiamo con entusiasmo alla petizione per la liberazione di Liu Xiaobo e Liu Xia.
È importante che tutti diano il proprio sostegno a quella che è una battaglia che deve vederci tutti uniti e al fianco di chi combatte in prima linea contro le persecuzioni e l’arroganza del regime comunista cinese. Oggi i due coniugi, da anni perseguitati politicamente, sono simbolo di lotta per affermare i diritti umani e di sacrificio per un ideale di libertà.
Pertanto invitiamo tutti a collegarsi con il sito
dove poter aderire on line all’iniziativa lanciata da Giovane Italia Roma
e la Onlus Laogai Research Foundation.
Etichette:
Cina,
comunismo,
diritti civili,
diritti umani,
Giovane italia,
Giovane italia Scandale,
Laogai,
libertà,
LIU XIA,
LIU XIABO,
Roma
sabato 9 ottobre 2010
CON LIU XIABO DISSIDENTE CINESE PREMIO NOBEL PER LA PACE PER I DIRITTI UMANI IN CINA
"Le classiche lanterne rosse cinesi che ieri in Via dei Fori Imperiali hanno accolto il Primo Ministro del Consiglio di Stato della Repubblica popolare cinese Wen Jiabao, sono oggi state utilizzate dalla Giovane Italia Roma per dimostrare la piena vicinanza a Liu Xiaobo, dissidente cinese, oggi premiato con il nobel per la pace". Lo dichiarano in una nota congiunta Marco Perissa, segretario del consiglio nazionale della Giovane Italia, e Cesare Giardina, presidente della Giovane Italia Roma.
"Per festeggiare la consegna di questo premio Nobel - proseguono Perissa e Giardina - sono stati scelti due luoghi simbolici: via dei fori imperiali, e ed il teatro dell'opera dove ieri si è svolta la prima celebrazione per i 40 anni dei rapporti diplomatici tra Cina e Italia."
“Siamo orgogliosi della consegna del Premio Nobel a Liu Xiaobo, è lui - continuano i due esponenti di Giovane Italia - che noi preferiamo accogliere nella nostra Roma. Esempio di uomo, che ha combattuto quotidianamente, mettendo a rischio anche la sua stessa vita, per difendere i diritti umani violati in Cina, dalla soppressione del popolo tibetano alle misure forzate contro la famiglia e la vita, dalle esecuzioni capitali spietate ai lavori forzati all’interno dei Lao-gai”.
“Non ci fermeremo qui, - concludono Perissa e Giardina - continueremo la nostra azione soprattutto con attacchi mediatici, rispondendo alla vergognosa censura applicata dalla tv cinese, che ha bloccato le trasmissioni, proprio nel momento in cui veniva premiato Liu Xiaobo”.
SI ALLA PACE,
Etichette:
Cesare Giardina,
Cina,
comunismo,
diritti civili,
diritti umani,
Giovane italia,
libertà,
LIU XIABO,
Marco Perissa,
Pace,
Premio Nobel,
Roma
giovedì 7 ottobre 2010
mercoledì 6 ottobre 2010
GIOVANE ITALIA: CREARE UN TAVOLO DI CONCERTAZIONE A LIVELLO NAZIONALE.
Per tanti giovani è, forse, la strada più rapida per entrare nel mondo del lavoro. Tuttavia il settore dei call center in outsourcing, cioè quelli che svolgono l’attività per aziende terze, è da tempo in crisi. La crisi molto spesso è stata determinata proprio dalle aziende che usufruiscono di questi servizi, che hanno acconsentito di spostare ,addirittura fuori dall’Italia e dall’Europa, i famosi call center.
Uno dei nodi produttivi più influenti del nuovo millennio è la comunicazione. Telemarketing, contact center, inbound, outbound, per molti queste parole non dicono nulla, ma per le migliaia di persone che ci lavorano sono gli elementi base del sistema che fanno muovere la “nuova fabbrica”, il call center.
Nella città di Crotone opera quello della famiglia Abramo che rappresenta una delle aziende più grosse, se non la più grossa, del territorio; un’azienda che ha dato occupazione e speranza a tanti giovani. Tuttavia, da mesi è in corso, nello stabilimento di via Fibonacci, una vertenza che contrappone l’azienda ad un gruppo di lavoratori, che a seguito della chiusura del reparto H3G, sono stati de localizzati nel sito di Cosenza. La trasferta nella città cosentina, a nostro avvivo, azzererebbe i vantaggi derivanti dal lavoro part-time sia in termini economici ma soprattutto in termini di tempo, perché è impensabile considerare conveniente viaggiare quotidianamente a più di 100 km dalla città in cui si vive a parità di trattamento economico. Bisogna impedire questo esodo, che in realtà altro non è che un modo “elegante” per liberarsi dei lavoratori crotonesi, presentandogli un’offerta lavorativa inaccettabile.
La Giovane Italia ritiene troppo critico il momento che la città sta vivendo. Ci troviamo di fronte ad una vera e propria “vertenza Crotone“.
Le vertenze Datel, Getek, Gress 2000, Villa Giose e Sasol hanno un comune denominatore: lo stato di totale smarrimento in cui ormai vivono i lavoratori. La precarietà è ormai entrata nella vita delle persone.
Affinché la crisi che attanaglia il nostro territorio possa trovare una soluzione occorre che le istituzioni, i sindacati, le varie parti politiche e la popolazione affrontino le varie problematiche del lavoro su un unico tavolo di crisi.
Siamo consapevoli che ogni problema ha le sue caratteristiche, ma siamo convinti che solo affrontandole insieme si possano trovare le giuste soluzioni.
Fabio Federico
Presidente Provinciale Giovane Italia Crotone
martedì 5 ottobre 2010
Nazareno De Angelis detto Nanni (Roma, 31 Luglio 1958 – Roma, 5 Ottobre 1980)
Il 5 ottobre 1980 trapassava in una cella di Rebibbia una delle figure più belle e magnifiche che abbiano calcato la nostra terra.
Nel pieno cuore degli anni di piombo, il 5 ottobre 1980, in una cella del supercarcere di Rebibbia, trapassava il giovanissimo Nanni De Angelis. Era l'epoca della caccia alle streghe. Sfuggito al blitz contro Terza Posizione effettuatosi il 23 settembre precedente e che aveva condotto in cella decine di innocenti che ne sarebbero usciti, asssolti, solo cinque anni più tardi, Nanni era latitante da circa due settimane. Venne arrestato nel centro di Roma dove cadde in un'imboscata per la quale erano stati mobilitati oltre cento agenti, molti dei quali in borghese, travestiti da spazzini, gelatai, commercianti. Ammanettato, sdraiato, ad un lampione, Nanni venne massacrato di botte ricevendo numerosi calci alla testa.
Nel pieno cuore degli anni di piombo, il 5 ottobre 1980, in una cella del supercarcere di Rebibbia, trapassava il giovanissimo Nanni De Angelis. Era l'epoca della caccia alle streghe. Sfuggito al blitz contro Terza Posizione effettuatosi il 23 settembre precedente e che aveva condotto in cella decine di innocenti che ne sarebbero usciti, asssolti, solo cinque anni più tardi, Nanni era latitante da circa due settimane. Venne arrestato nel centro di Roma dove cadde in un'imboscata per la quale erano stati mobilitati oltre cento agenti, molti dei quali in borghese, travestiti da spazzini, gelatai, commercianti. Ammanettato, sdraiato, ad un lampione, Nanni venne massacrato di botte ricevendo numerosi calci alla testa.
Contro il parere del medico del carcere che ne aveva richiesto il ricovero, Nanni venne trasferito ad un braccio speciale di Rebibbia. Poche ore più tardi venne trovato impiccato ad un termosifone della cella d'isolamento. Suicida secondo i secondini. La famiglia ed i suoi camerati hanno sempre contestato questa tesi propendendo per una serie di ragioni logiche, alla messa in scena effettuata per mascherare le vere cause della morte, determinata dai traumi del linciaggio al quale egli era stato sottoposto per strada. Di quel linciaggio ci furono diversi testimoni. Alcuni, subendo pressioni, ritrattarono in seguito, altri mantennero le accuse. Né questo né un'interrogazione parlamentare sortirono però alcun effetto.
Sarebbe comunque inappropriato celebrare il 5 ottobre nel segno della tristezza e della richiesta di giustizia. Soprattutto il giorno del trapasso di un giovane splendido, pieno di vita, leale e generoso come altri mai che fu esempio e simbolo di una generazione allegramente ruggente, che è rimasto nel cuore di tutti i suoi camerati ed è divenuto un emblema negli anni a venire. Uno dei rarissimi casi in cui la figura idealizzata che diverse generazioni hanno celebrato è persino inferiore alla realtà, il Mito essendo in lui storia e vita come accade per uomini davvero eccezionali.
Cadrò una, due volte, mille volte ancora, ma ogni volta
mi rialzerò per tornare all'assalto. Da uomo libero!
(Nanni)
Nanni De Angelis PRESENTE!
lunedì 4 ottobre 2010
San Francesco d'Assisi Patrono d'ITALIA
"Il più italiano dei Santi, il più Santo degli Italiani"
Così lo definì Pio XII il giorno in cui, 71 anni fà, lo proclamò patrono d'Italia.
raffigurazione di S. Francesco e s. Caterina Patroni d'Italia |
Sull'esempio di San Francesco Patrono d'Italia, aiutiamo il nostro Paese a essere fedele ai valori di Unità, Solidarietà,
Identità e Tradizione.
Identità e Tradizione.
domenica 3 ottobre 2010
Il Governo Berlusconi concede 10 Milioni di euro per la Bonifica di Crotone.
Dieci milioni di euro sono stati stanziati dal Ministero dell’Ambiente per il risanamento e la bonifica delle aree di Crotone. La notizia, anticipata dallo stesso Ministro, Stefania Prestigiacomo, è stata ratificata e comunicata ufficialmente nel corso di una riunione operativa interistituzionale, tenutasi a Catanzaro, nella sede della Presidenza della Giunta Regionale della Calabria.
Alla somma già stanziata – informa una nota dell'ufficio stampa della Giunta regionale – si aggiungeranno anche dei fondi messi a disposizione dalla Regione Calabria, da utilizzare per la realizzazione o il completamento delle misure di messa in sicurezza delle aree pubbliche, cosiddette CIC, già caratterizzate.
La riunione è servita per avviare e concertare azioni sinergiche affinchè, in tempi brevi si arrivi all’avvio dei lavori con la messa in sicurezza dei siti più sensibili, tra cui le scuole e per definire gli strumenti di coordinamento più idonei per integrare le azioni già programmate dagli altri interlocutori istituzionali, con quelle da finanziare.
ex area industriale di Crotone |
“Siamo consapevoli dell’importanza di questo ulteriore somma messa a disposizione da parte del Ministero – ha affermato il presidente Scopelliti – abbiamo delle priorità sugli interventi da effettuare, come ad esempio le scuole.
Mi auguro che la tempistica sui progetti proceda speditamente. Una chance in più potrebbe arrivare anche dal cosiddetto ‘Piano per il Sud’ che il Governo Berlusconi ha approvato di recente, invito quindi il Comune di Crotone e la Provincia a lavorare concretamente per realizzare nel concreto un’idea di futuro per questo territorio”.
Etichette:
ambiente,
bonifica,
Crotone,
Governo Berlusconi,
inquinamento,
Pertusola,
Provincia di Crotone,
Regione Calabria,
Scopelliti,
Stano Zurlo,
Stefania Prestigiacomo
venerdì 1 ottobre 2010
Gianfranco traditore e ladro di sogni.
Io so chi c’è dietro le carte che accusano Fini. So chi le ispira, conosco bene il mandante. Non c’entra affatto con Palazzo Chigi, i servizi segreti, il governo di Santa Lucia. È un ragazzo di quindici anni che si iscrisse alla Giovane Italia. Sognava un’Italia migliore, amava la tradizione quanto la ribellione, detestava l’arroganza dei contestatori almeno quanto la viltà dei moderati, e si sedette dalla parte del torto, per gusto aspro di libertà. Portava in piazza la bandiera tricolore, si emozionava per storie antiche e comizi infiammati, pensava che solo i maledetti potessero dire la verità.
Quel ragazzo insieme ad altri coetanei fondò una sezione e ogni mese facevano la colletta per pagare tredicimila lire di affitto, più le spese di luce, acqua e attività. Si tassavano dalla loro paghetta ma era solo un acconto, erano disposti a dare la vita. Il ragazzo aveva vinto una ricca borsa di studio di ben 150mila lire all’anno e decise di spenderla tutta per comprare alla sezione un torchio e così esercitare la sua passione politica e anche di stampa. Passò giorni interi da militante, a scrivere, a stampare e diffondere volantini. E con lui i suoi inseparabili camerati, Precco, Martimeo, il Canemorto, e altri. Scuola politica di pomeriggio, volantini di sera, manifesti di notte, rischi di botte e ogni tanto pellegrinaggi in cerca di purezza con tricolori e fazzoletti al collo. Erano migliaia i ragazzi come lui. Ce ne furono alcuni che persero la vita, una trentina mi pare, ma non vuol ricordare i loro nomi; lo infastidiva il richiamo ai loro nomi nei comizi per strappare l’applauso o, peggio, alle elezioni per strappare voti. Perciò non li cita. Sa solo che uno di quei ragazzi poteva essere lui.
È lui, il ragazzo di quindici anni, il vero mandante e ispiratore delle accuse a Fini. Non rivuole indietro i soldi che spese per il torchio, per mantenere la sezione, per comprare la colla. Furono ben spesi, ne va fiero. Non rivuole nemmeno gli anni perduti che nessuno del resto può restituirgli, le passioni bruciate di quel tempo. E nemmeno chiede che gli venga riconosciuto lo spreco di pensieri, energie, parole, opere e missioni che dedicò poi negli anni a quella «visione del mondo». Le idee furono buttate al vento ma è giusto così; è al vento che le idee si devono dare. Quell’etichetta gli restò addosso per tutta la vita, e gli costò non poco, ma seppe anche costruirvi sopra qualcosa. No, non chiede indietro giorni, giornali, libri, occasioni e tanto tanto altro ancora.
Però quel che non sopporta è pensare che qualcuno, dopo aver buttato a mare le sue idee e i loro testimoni, dopo aver gettato nel cesso quelle bandiere e quei sacrifici, dopo aver dimenticato facce, vite, morti, storie, culture e pensieri, possa usare quel che resta di un patrimonio di fede e passione per i porci comodi suoi e del suo clan famigliare. Capisce tutto, cambiare idee, adeguarsi al proprio tempo, abiurare, rinnegare, perfino tradire. Non giustifica, ma capisce; non rispetta, ma accetta. È la politica, bellezza. E figuratevi se pensa che dovesse restare inchiodato alla fiamma su cui pure ha campato per tanto tempo. Però quel che non gli va giù è vedere quelle paghette di ragazzi che alla politica dettero solo e non ebbero niente, quei soldi arrotolati di poveracci che li sottraevano alle loro famiglie e venivano a dirlo orgogliosi, quelle pietose collette tra gente umile e onesta, per tenere in vita sezioni, finire in quel modo. Gente che risparmiava sulla benzina della propria Seicento per dare due soldi al partito che col tempo finirono inghiottiti in una Ferrari. Gente che ha lasciato alla Buona Causa il suo appartamento. Gente che sperava di vedere un giorno trionfare l’Idea, come diceva con fede grottesca e verace. E invece, Montecarlo, i Caraibi, due, tre partiti sciolti nel nulla, gioventù dissolte nell’acido. È questo che il ragazzo non può perdonare.
Da Berlusconi il ragazzo non si aspettava nulla di eroico, e neanche da Bossi o da Casini. E nemmeno da Fini, tutto sommato. Capiva i tempi, i linguaggi e le esigenze mutate, le necessità della politica, il futuro... Poteva perfino trescare e finanziare la politica con schifose tangenti; ma giocare sulla pelle dei sogni, giocare sulla pelle dei poveri e dei ragazzini che per abitare i loro sogni si erano tolti i due soldi che avevano, no, non è accettabile. Quel ragazzo insieme ad altri coetanei fondò una sezione e ogni mese facevano la colletta per pagare tredicimila lire di affitto, più le spese di luce, acqua e attività. Si tassavano dalla loro paghetta ma era solo un acconto, erano disposti a dare la vita. Il ragazzo aveva vinto una ricca borsa di studio di ben 150mila lire all’anno e decise di spenderla tutta per comprare alla sezione un torchio e così esercitare la sua passione politica e anche di stampa. Passò giorni interi da militante, a scrivere, a stampare e diffondere volantini. E con lui i suoi inseparabili camerati, Precco, Martimeo, il Canemorto, e altri. Scuola politica di pomeriggio, volantini di sera, manifesti di notte, rischi di botte e ogni tanto pellegrinaggi in cerca di purezza con tricolori e fazzoletti al collo. Erano migliaia i ragazzi come lui. Ce ne furono alcuni che persero la vita, una trentina mi pare, ma non vuol ricordare i loro nomi; lo infastidiva il richiamo ai loro nomi nei comizi per strappare l’applauso o, peggio, alle elezioni per strappare voti. Perciò non li cita. Sa solo che uno di quei ragazzi poteva essere lui.
È lui, il ragazzo di quindici anni, il vero mandante e ispiratore delle accuse a Fini. Non rivuole indietro i soldi che spese per il torchio, per mantenere la sezione, per comprare la colla. Furono ben spesi, ne va fiero. Non rivuole nemmeno gli anni perduti che nessuno del resto può restituirgli, le passioni bruciate di quel tempo. E nemmeno chiede che gli venga riconosciuto lo spreco di pensieri, energie, parole, opere e missioni che dedicò poi negli anni a quella «visione del mondo». Le idee furono buttate al vento ma è giusto così; è al vento che le idee si devono dare. Quell’etichetta gli restò addosso per tutta la vita, e gli costò non poco, ma seppe anche costruirvi sopra qualcosa. No, non chiede indietro giorni, giornali, libri, occasioni e tanto tanto altro ancora.
Però quel che non sopporta è pensare che qualcuno, dopo aver buttato a mare le sue idee e i loro testimoni, dopo aver gettato nel cesso quelle bandiere e quei sacrifici, dopo aver dimenticato facce, vite, morti, storie, culture e pensieri, possa usare quel che resta di un patrimonio di fede e passione per i porci comodi suoi e del suo clan famigliare. Capisce tutto, cambiare idee, adeguarsi al proprio tempo, abiurare, rinnegare, perfino tradire. Non giustifica, ma capisce; non rispetta, ma accetta. È la politica, bellezza. E figuratevi se pensa che dovesse restare inchiodato alla fiamma su cui pure ha campato per tanto tempo. Però quel che non gli va giù è vedere quelle paghette di ragazzi che alla politica dettero solo e non ebbero niente, quei soldi arrotolati di poveracci che li sottraevano alle loro famiglie e venivano a dirlo orgogliosi, quelle pietose collette tra gente umile e onesta, per tenere in vita sezioni, finire in quel modo. Gente che risparmiava sulla benzina della propria Seicento per dare due soldi al partito che col tempo finirono inghiottiti in una Ferrari. Gente che ha lasciato alla Buona Causa il suo appartamento. Gente che sperava di vedere un giorno trionfare l’Idea, come diceva con fede grottesca e verace. E invece, Montecarlo, i Caraibi, due, tre partiti sciolti nel nulla, gioventù dissolte nell’acido. È questo che il ragazzo non può perdonare.
Attingere da quel salvadanaio di emarginate speranze è vergognoso; come vergognoso è lasciare col culo per terra tanta gente capace e fedele nei secoli, che ha dato l’anima al suo partito ed era ancora in attesa di uno spazio per loro, per favorire con appaltoni rapidi e milionari il suddetto clan famigliare. Lui non crede che il senso della vita sia, come dice Bocchino in un’intervista, «Cibo, sesso e viaggi» (si è scordato dei soldi).
Il vero ispiratore e mandante dell’operazione è lui, quel ragazzo di quindici anni. Si chiama Marcello, ma potrebbe chiamarsi Pietrangelo o Marco. Non gl’interessa se Gianfrego debba dimettersi e andarsene all’estero, ai Caraibi o a Montecarlo, o continuare. Lo stufa questo interminabile grattaefini. È pronto a discutere le ragioni politiche, senza disprezzarle a priori. Sentiremo oggi le sue spiegazioni (ma perché un videomessaggio, non è mica Bin Laden). Però Fini non ha diritto di rubare i sogni di un ragazzo, di un vecchio, di un combattente. Non ha diritto di andarsi a svendere la loro dignità, i loro sacrifici, le loro idee. Non può sporcare quel motto di Pound che era il blasone di quei ragazzi; loro ci hanno rimesso davvero, lui ci ha guadagnato. Quel ragazzo ora chiede a Fini solo un piccolo sforzo, adattare lo slogan alla situazione reale e dire:
"Se un uomo è disposto a svendere casa, o non vale niente la casa o non vale niente lui". E la casa valeva!
di Marcello Veneziani.
Iscriviti a:
Post (Atom)