«Uno dei primi atti del mio ministero è stato impegnare 15 milioni di euro per un bando che premi chi ha una buona idea ma non il denaro per metterla in pratica. Per promuovere la giovane impresa si devono agevolare tecnologia e innovazione in testa, in cui è più facile che si realizzino i progetti dei giovani».
Come si fa a educare le nuove generazioni alla creatività?
«Sono moltissimi i ragazzi italiani capaci di lanciare idee innovative e vincenti sul mercato. Le ricerche lo confermano: sotto la cenere dello sviluppo lento di inizio millennio cova la voglia di farcela delle generazioni più giovani. Nonostante tutte le cassandre che vorrebbero la creatività del Bel Paese in declino, dipingendo una gioventù apatica che esiste solo nella testa di quei media che preferiscono raccontare la vicenda dell’albero che cade piuttosto che della foresta che cresce».
Ma in giro non si trovano molti giovani imprenditori italiani.
«Sono molto meno di quelli che l’Italia è in grado di produrre. I ragazzi italiani si trovano di fronte un sistema sclerotizzato che innalza barriere alte come grattacieli: il credito rappresenta uno dei primi fattori penalizzanti, seguito poi dalla mentalità “gerontocratica” che contraddistingue il nostro Paese».
Scuole superiori e università sono efficaci per formare gli imprenditori di domani?
«La nostra università è organizzata per formare essenzialmente lavoratori dipendenti. Fra le priorità del mio ministero c’è l’impegno a invertire questa rotta. Abbiamo istituito un bando da 3 milioni di euro per promuovere la cultura d’impresa nelle università: un bando per universitari che con le associazioni di categoria possono aprire sportelli di consulenza per sostenere chi decidesse di dar vita ad una nuova impresa».
Fonte: www.ilgiornale.it
Giovane Italia
circolo "Giorgio Almirante"
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