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venerdì 11 novembre 2011

Eccovi la buro-dittatura bocconiana.



di Maurizio Blondet.

Giorgio Napolitano e Mario Monti

E il bello è che tutti la applaudono: allegri, finalmente, gli italiani hanno un premier che non hanno votato loro! Nominato da un Quirinale dove siede un nominato, e che non deve temere le elezioni: che sollievo! Che gioia avere un governo sintetizzato in laboratorio! Mai un popolo s’è dato fino a questo punto dell’incapace a governarsi, mai ha espresso un simile disprezzo – purtroppo ben giustificato – per se stesso, oltre che per i politici che s’è scelto lui.
Da tempo questo popolo aspirava a una qualche forma di dittatura extralegale. Adesso ce l’ha. Ed è pronto ai sacrifici estremi da parte di uno scelto altrove.
Mario Monti sia. Tutti lo elogiano. Il mio parere personale – che non vale nulla – è che sia un solennissimo cretino: l’ho sentito con le mie orecchie rispondere durante un convegno, dietro precisa domanda, che non aveva previsto la crisi dei sub-prime (cosa che aveva previsto perfino il sottoscritto). Ciò dice che, per lui, le follie della finanza creativa non erano da deplorare, e nemmeno da sorvegliare con attenzione: la finanza è infallibile.
Infatti, Monti è un bocconiano, persino preside della Bocconi: il che significa che è un gran sacerdote del pensiero unico liberista sancito dal Washington consensus, la causa della nostra rovina. Inoltre è stato un Kommissario (alla concorrenza) in Europa, insomma è omologo alla tecnocrazia europeista, ossia alla mentalità di quel gruppetto gnostico di cooptati che ha creato di nascosto dai popoli europei i trattati che ci strangolano, e ci ha imposto una moneta unica disfunzionale, con il progetto che le crisi che essa produce avrebbero portato i popoli (o almeno i loro politici) a implorare di cedere la sovranità a lorsignori. Gli Stati Uniti d’Europa senza elezioni.
Per perfezionare il proprio profilo, Monti è stato in Goldamn Sachs dopo il mandato europeo. Come per caso, proprio Goldman Sachs, nel suo ultimo report sull’Italia, sconsigliava le elezioni e suggeriva il governo tecnico, il solo che può calmare i mercati (peccato che Napolitano sia troppo vecchio; ma dotato com’è di depolorevole longevità, mi aspetto che dopo il Quirinale vada anche lui in Goldman Sachs).
Tutti lo esaltano, il Monti, come europeista convinto. Il che significa che mai e poi mai farà fare al Paese default, nè farà uscire l’Italia dall’euro. Per scongiurare il ripudio del debito e l’uscita dall’euro, è pronto a farci fare tutti i sacrifici necessari. I più spietati. Portando l’Italia dalla recessione in cui già si trova, alla depressione anni ‘30.
Il problema non sono i sacrifici, i salassi tributari, i rincari, il saccheggio del patrimonio privato degli italiani, così florido, e che fa tanto gola ai banchieri. Il problema è che essi saranno imposti dal dottore in base ad una diagnosi sbagliata: la diagnosi secondo cui l’enorme debito deve essere pagato e servito, mentre è impagabile, e bisogna solo prenderne atto. La diagnosi secondo cui l’euro è la soluzione (di cosa?) mentre è la malattia, avendoci fatto perdere a favore della Germania il 40% della competitività del nostro lavoro, e pari quote di mercato.
La task force eurocratica e fondo-monetaria è già a Roma, ed ha annunciato nuove misure di rigore, secondo lo scenario immutabile che ha rovinato economie nel Terzo Mondo, e che ha buttato nell’abisso la Grecia. Tutto inutile: coi tassi dei titoli di Stato sopra il 7%, l’Italia è già nello stesso abisso.
I tagli di Monti saranno macro-economici: taglierà pensioni, tasse, sanità in modo che più orizzontale non si può. Nessuna speranza che faccia le cosiddette riforme, sani la corruzione, la burocrazia pubblica elefantiaca e parassitaria, il parassitismo delle Regioni, renda snelle ed efficaci e creative le università strapiene di baroni: non c’è tempo per guardare accuratamente dentro le piaghe italiane, è urgente servire il debito (impagabile) contentando i mercati.
In attesa che nell’abissso, dopo Grecia e Italia (troppo grossa per essere soccorsa) cadano anche la Francia (che è già sullo scivolo) e vi si avvicini la Germania. Allora, forse, Berlino accetterà le sole misure possibili, che fino ad oggi vieta: l’ordine alla Banca Centrale Europea di comportarsi finalmente da Banca Centrale, stampare moneta con cui comprare un trilione di titoli degli Stati in difficoltà, accettando un’inflazione del 4-5%, che non è una sciagura in questa atroce deflazione, e un indebolimento di fatto dell’euro.
O ancor meglio: rompere l’euro-area in due, Euro-Nord forte ed Euro-Sud svalutato. Sembra (lo suggerisce il Telegraph) che siano in corso «intense consultazioni» fra Parigi e Berlino per sfrondare il blocco monetario. Già la Merkel ha annunciato che si può uscire dall’euro senza necessariamente essere espulsi dalla UE... speriamo.
Speriamo nei governi altrui, visto che i nostri nulla fanno, e quello sintetico che ci ha dato il Quirinale non farà che farci soffrire senza sugo nè uscita. Vediamo il lato positivo: la classe politica italiana ha firmato il certificato della propria inutilità. Possiamo esimerci dallo strapagarla, per quel che serve.

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