Salviamo i nostri Marò

Salviamo i nostri Marò
I nostri due militari devono tornare a casa

Siamo contro ogni genere di Discarica nel nostro Territorio!

martedì 27 dicembre 2011

Giorgio Bocca e i lati oscuri di un vizio italiano.


Giorgio Bocca
«Sarà chiara a tutti, anche se ormai i non convinti sono pochi, la necessità ineluttabile di questa guerra, intesa come una ribellione dell’Europa ariana al tentativo ebraico di porla in stato di schiavitù». Non è Joseph Goebbels, il motore della propaganda hitleriana, ad esprimersi in questi assurdi termini, a parlare di «Europa ariana» o di «tentativo ebraico» di porre gli ariani in schiavitù. A scrivere queste parole è Giorgio Bocca che, il 4 agosto 1942, firmò un articolo sul giornale “La Provincia Grande”, foglio settimanale della federazione fasci di combattimento di Cuneo, nel quale imputava il disastro della guerra alla “congiura ebraica”. Articolo nel quale il democratico giornalista cita un falso storico come i “Protocolli dei Savi anziani di Sion”, cavallo di battaglia del peggiore antisemitismo. Del resto, a diciotto anni, secondo alcune fonti, aveva già firmato il “Manifesto della razza” e aveva anche ricevuto un premio direttamente dalle mani di Mussolini.

Note biografiche, queste, che non esauriscono certo la figura di Giorgio Bocca, molto più articolata e complessa ma che sono state completamente omesse, o meglio sarebbe dire sbianchettate, dall’orgia celebrativa che sta accompagnando la scomparsa del giornalista.

Gli errori non furono solo di gioventù. Nel 1975, quando gli “anni di piombo” si avviavano verso la fase più acuta e violenta, Bocca scrisse che le Brigate Rosse erano un’invenzione, ad arte, dei servizi segreti. Anni dopo s’invaghì pure della Lega.

Nelle ore della santificazione, vale la pena ricordare al coro che sta rendendo le onoranze funebri che Giorgio Bocca, sicuramente giornalista dalla prosa efficace e mai banale, fu in linea con l’opportunismo italiano, non dissimile da quel costume che pretendeva di fustigare. Un protagonista, a suo modo, importante, non certo un bastione dell’impegno civile.

Nessun commento: