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venerdì 24 febbraio 2012

Il libro “nordcoreano” sulla vita di Monti.



«In principio era il Sobrio Leader, e il Sobrio Leader era presso Dio, e il Sobrio Leader era Dio». Poteva benissimo iniziare così l’imbarazzante agiografia di Mario Monti appena uscita in ebook a cura di Nicola Capodanno per gli Editori Internazionali Riuniti: Monti per la risalita - Un professore per palazzo Chigi. Un lavoro dal taglio nordcoreano, il cui primo capitolo è stato messo a disposizione gratuitamente da Corriere.it. Basta cliccare, quindi, e ci si immergerà come d’incanto nella vita, nelle opere e nei miracoli del Sobrio Leader, immortalate dalla penna di un ex giornalista de L’Espresso e pubblicate dalla casa editrice che fu custode della più rigida ortodossia togliattiana. Sfogliamo – virtualmente – ed entriamo nella sagra dell’aggettivo accondiscendente. Non a caso l’incipit dell’opera è già tutto un programma: «Schivo, riservato e controllato». Un inizio con il botto, che dà un po’ il tono a tutto il resto dell’opera. Anche se, andando avanti, troveremo anche di peggio.

 Roba che Una storia italiana, il volumetto autoprodotto da Berlusconi per raccontare la propria vita, al confronto sembra scritto da Travaglio. Scopriamo quindi che negli anni della giovinezza il Sobrio Leader era moderato, sì, ma non disdegnava qualche puntatina allo stadio o qualche giro con la sua Lancia Flavia coupé. Della serie: anche i bocconiani sanno divertirsi. Non si hanno notizie, per il momento, di acqua tramutata in vino in qualche banchetto nuziale, ma confidiamo nella ricerca d’archivio. Seguono gli studi: Bocconi, ovviamente, Yale, gli studi a fianco di Tobin, quello della tax, eccetera eccetera. Non mancano citazioni della presentazione del dottorato honoris causa all’Istituto di studi politici di Parigi. In quell’occasione il mentore del futuro Sobrio Leader è Dominique Strauss-Kahn, che più tardi diventerà direttore generale del Fondo monetario internazionale. Nonché noto sessuomane (ma su questo Capodanno sorvola, sia mai che il quadretto idilliaco possa essere anche solo indirettamente turbato da interferenze).

Ma intanto passano gli anni e il nostro eroe si fa notare anche dal mondo politico. Ma sempre a debita distanza: «Un carattere come quello del professore non gli consentirebbe mai di affrontare comizi in piazze affollate o corse alla conquista di primarie di partito». Nonostante questa purezza francescana, il futuro Sobrio Leader verrà nominato dal Cavaliere come commissario europeo. In Europa, lontano dal fracasso plebeo delle italiche vicende, Egli si trova nel suo elemento. È in questo contesto, infatti, che si ha notizia dei suoi primi miracoli. Come quando, nel 1999, «si rifiuta di piegarsi alla volontà delle lobby e abolisce le vendite duty-free di alcol e tabacco per i viaggiatori che si spostano all’interno delle frontiere dell’Unione europea». Ed Egli vide che era cosa buona. L’abolizione del duty-free, infatti, rappresenta per Capodanno «un altro aspetto centrale della figura di Monti, ovvero: battersi per i principi giusti come farebbe Davide contro Golia» (c’è scritto davvero, giuro, è a pagina 15). Sconfitta la terribile lobby aeroportuale, il futuro Sobrio Leader attacca le oscure legioni di Microsoft.

La politica, ingrata, non ne apprezza la santità o forse ne ha timore. «Ma la fine del mandato di commissario non significa che sia esaurita la sua sfida per l’integrazione europea». Nel periodo post-Commissione, infatti, Egli si dà molto da fare per diffondere la buona novella. In quel tempo diventa anche international advisor di Goldman Sachs, pudicamente definita nel saggio come «una delle più grandi e importanti banche d’affari del mondo». Non una-riga-una sulle imprese discutibili di questa combriccola di benefattori il cui peso in Europa ha impensierito persino Le Monde.

Nulla sul suo ruolo nella crisi, nulla sui titoli spazzatura, nulla sulle operazioni speculative che hanno colpito il settore agroalimentare mondiale, nulla sulle provatizzazioni italiane degli anni ’90. Persino un montiano doc come Massimo Gramellini, nell’ambito di un panegirico di Mario Draghi (!), ebbe il pudore di riconoscere che la Goldman Sachs è una «cattedrale della finanza che non dà molti punti per il concorso di santità». Ma nell’agiografia del Sobrio Leader di tutto questo non si parla anche se (coda di paglia?) si precisa come Egli non abbia svolto alcun ruolo dirigenziale esecutivo in quella banca. E Bilderberg? E la Trilateral Commission? Innocui circoli d’affari, un po’ troppo riservati, forse, ma nulla di cui preoccuparsi. «Lo scopo [di questi incontri] è quello di favorire lo scambio qualificato di opinioni, non di prendere decisioni». Meno male, chissà che pensavamo noi. Ma non di sole oligarchie vive un Sobrio Leader. Egli è infatti «molto legato alla famiglia». I figli – Federica e Giovanni – hanno carriere di successo (ma guarda un po’). Del maschio, in particolare, si dice che sia «la fotocopia del padre in termini si serietà e concretezza». Ma non c’è vera vita privata, per chi ha scelto il cammino della santità: «Inevitabilmente, anche in vacanza porta con sé tonnellate di carte da studiare». A Milano (dove ha una casa «elegante, ma comunque molto sobria»), Egli è solito camminare per le vie del centro con fare dimesso. «Non lo fa per “snobismo”, ma soltanto perché preferisce evitare inutili scambi formali».

A volte potrebbe sembrare uno sulle sue, ma ricordiamoci che Egli si è fatto uomo per noi. In ogni caso, «difficilmente lo si incontra in luoghi pubblici anche perché non frequenta ristoranti o caffé alla moda al solo scopo di essere visto o magari essere ripreso dalle telecamere». Non c’è scritto, ma è probabile che si nutra solo di acqua di fonte e poche fette di pane bianco, giusto per conservare il proprio candore. Ciononostante, il Sobrio Leader «è una persona molto divertente», «è un eccellente comunicatore e ha una struttura logica invidiabile». In fondo il suo messaggio è amore e infatti la deputata danese Karin Riis-Jorgensen si lascia andare, in Parlamento, ad uno spassionato: «Mister Monti, I love you». È così che «quando lascia la Commissione, raccontano alcuni testimoni, tra gli addetti ai lavori era evidente la commozione e più di uno lo saluta con le lacrime agli occhi».

A Bruxelles la luce del suo ufficio è accesa anche di notte, poiché Egli lavora fino a tardi. Conosce tutti e di tutti ha la stima. Ma alla fine, Egli decide di sacrificarsi per noi. Accetta quindi la croce del governo e sale sul Golgota di Palazzo Chigi. Il compito è arduo, ma Egli lo affronta con la serenità dei probi. Egli non ha paura. È il Sobrio Leader. Ed è qui per noi.


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