In un Europa allo sbando, che va a fondo, recuperare l’identità e la fierezza nazionale, la consapevolezza delle proprie radici, armonizzarle all’interno dell’ Europa dei Popoli, può rappresentare l’unica via per la salvezza. Bisogna ridare fiato a tutte le potenzialità del nostro Paese, affidarne il destino ad una classe dirigente capace, che non sia un residuato bellico della I Repubblica e che soprattutto sia all’altezza del duro compito che l’aspetta, quello di ristabilire il primato imprescindibile della politica sull’economia. Largo ai giovani si direbbe in questi casi. Largo alle competenze al servizio della collettività e non delle banche sarebbe più giusto dire invece. Se poi son giovani competenze meglio ancora. Non prendiamoci in giro, l’Europa Unita così com’è non funziona e non funzionerà mai. Mera area di bivacco per finanzieri, affaristi e lobbysti senza scrupoli, così oggi si presenta senza alcuna maschera agli occhi di chi la vive. Nata per evitare che dalle macerie del secondo conflitto mondiale ne prendesse vita subito un terzo (così come d’altronde il secondo ha preso vita dalle tensioni irrisolte del primo) ha assolto bene a questo compito all’apparenza, nella misura in cui dalle conquiste a suon di bombe e missili si è passati a quelle a suon di spread, agenzie di rating e quant’altro.
La Grecia e l’Italia son già cadute. Già l’Italia. Forse abbiamo un po’ vergogna a dirlo, ma il nostro in questo momento è un paese occupato, che ha rinunciato alla propria sovranità nazionale. Riappropriarsene dando parola ai cittadini è il primo passo obbligato per uscire dal pantano e dal puzzo del Governo dei tecnici e dei finti pianti al servizio dei grandi potentati economici. Ci vorrebbe un po’ di coraggio Ungherese per dire no all’Italia ed all’ Europa dei banchieri e ridare subito, nel nostro Paese, la parola al Popolo Sovrano.
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