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venerdì 17 febbraio 2012

C’è stato un sogno una volta che era Roma... 2020



“C’è stato un sogno una volta che era Roma”, questa è una delle frasi più famose tratte da film capolavoro di Ridley Scott “Il Gladiatore”, che sembra calzare a pennello con lo stato d’animo di molti italiani quando hanno saputo che il premier Mario Monti ha bocciato il progetto di candidare la Capitale d’Italia a ospitare l’edizione delle Olimpiadi nel 2020.

Roma, dopo aver perso l’edizione del 2004, allora fu scelta Atene, aspettava un momento per ospitare un evento sportivo di tal portata visto che l’ultima Olimpiade, togliendo quella invernale di Torino 2006, ospitata in Italia è stata proprio nella città eterna nel lontano 1960.

Mario monti ha spiegato che la sua scelta, pur dolorosa (parole sue), è stata dettata dal fatto che la cifra necessaria per coprire tutte le spese organizzative sarebbe potuta esplodere ed arrivare fino a 30 miliardi di euro. Un costo troppo elevato per l’Italia di questo periodo, sebbene fosse stato per i Giochi Olimpici di Roma. La paura, poi, che sulle infrastrutture si fossero gettati i falchi del cemento con il ritorno della cricca Anemone-Balducci era reale e Monti è riuscito a dire no alle Olimpiadi 2020 a Roma. Anzi, sarebbe meglio dire alla candidatura di Roma per i Giochi 2020.

I dubbi montiani sono smentiti dai dati della commissione Fortis, secondo cui, la spesa complessiva per organizzare le Olimpiadi sarebbe stata stimata in 9,8 miliardi, in parte coperta da privati. Ospitare i Giochi avrebbe determinato una crescita del Pil di 17,7 miliardi e la creazione di 29 mila posti di lavoro

A questo punto però sembra che in Italia, a differenza degli altri paesi, c’è paura ad investire su un evento sportivo che sicuramente avrebbe portato tante entrate a Roma da coprire tutte le spese fatte, tutti i paesi che hanno organizzato grossi eventi sportivi, vedi il Sud Africa con i Mondiali di Calcio 2010, hanno si fatto sacrifici per riuscire a creare una manifestazione degna di tal nome, ma poi hanno anche raccolto i frutti di tali sacrifici ed oggi si trovano con infrastrutture all’avanguardia. Questa volta per Roma sembrava la volta buona vista la rosa delle altre città candidate ovvero Baku (Azerbaigian), Doha ( Qatar), Istanbul (Turchia), Madrid (Spagna), Tokyo (Giappone). Bene leggendo i nomi delle altre città candidate viene proprio da ridere, perché senza togliere nulla alle altre pretendenti alle Olimpiadi 2020, ma difficilmente questa volta i commissari del CIO avrebbero resistito alla bellezza e al fascino della Capitale Italica. Ma purtroppo Roma non si è neppure candidata e chissà quando l’Italia avrà un’altra occasione di questo tipo, forse tra cento anni, quando forse la nostra Patria riuscirà a colmare il debito che le banche ci stanno costringendo a sanare. È vero in passato l’organizzazione di grandi eventi sportivi ha lasciato molto a desiderare vedi i mondiali di Calcio 1990, dove gli sprechi e le opere incompiute sono stati così tanti che perdiamo il conto e gli stadi sono rimasti vetusti, mentre molte infrastrutture come metropolitane o strade sono per lo più opere non incompiute ma rimaste sulla carta da progetto. La stessa cosa vale per i Mondiali di Nuoto 2009 che si sono svolti, pure a Roma e dove molti edifici sono rimasti ancora da completare. Questa volta, però, le sensazioni erano molto diverse, stavolta si è persa un’occasione di rilancio per Roma e per l’Italia tutta, un’occasione per dimostrare che l’Italia nonostante le mille difficoltà che lo attanagliano rimane e può essere un paese efficiente. Stavolta l’Italia era seriamente favorita e non sarebbe stata preferita ad altri Stati di dubbia affidabilità com’è successo per la scelta dei paesi ospitanti per gli Europei di Calcio del 2012 dove al Belpaese furono preferite Polonia - Ucraina da quel Michel Platini che se è diventato qualcuno deve dire grazie solo all’Italia.

Roma 2020 è rimasto un sogno e come tutti i sogni deve fare i conti con la realtà, con la realtà dove un primo ministro predica austerità e intanto però non toglie un soldo dalle tasche di quei politici e da quei banchieri padri di questa crisi, con la realtà dove anche degli “italiani” come Umberto Bossi esulta per una bocciatura che non è solo per Roma, ma lo è per tutta la Patria, ma scusatemi Bossi e amici questa parola non la conoscono proprio  e quindi  è meglio lasciar perdere.


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