L'arcivescovo di Crotone - Santa Severina mons. Domenico Graziani si è dimesso da presidente della fondazione "Beata Vergine Addolorata", già proprietaria dei terreni (trentanove ettari) della Curia a Giammiglione, venduti per un milione di euro ad una società di Chieti per farne prossimamente un impianto di trattamento dei rifiuti con annessa discarica.
"La ragione principale – scrive Graziani nel motivare le sue dimissioni – risiede nell'impossibilità di modificare lo statuto della fondazione nel senso da me voluto: avrei desiderato avere finalmente, all'interno della stessa, quella ragionevole capacità di incidere che il consiglio di amministrazione non mi ha mai dato, garantito in questo da uno statuto vecchio di un secolo, che non attribuiva alcun potere al presidente, relegandogli solo una veste di rappresentanza formale ed onoraria".
"Fino adesso – scrive il vescovo – sono stato una sorta di 'notaio', al quale venivano sottoposti atti già predisposti e pronti da firmare, proprio come quegli atti che un notaio firma, consapevole che non contengono le manifestazioni della sua volontà, perché lui non è un contraente, ma null'altro può fare che dare il requisito dell'ufficialità a volontà espresse da altri".
"Allo stesso modo il consiglio di amministrazione della fondazione era ed è l'unico detentore delle volontà dello stesso ente, che di fatto poteva esprimere le sue deliberazioni solo attraverso il voto delle due famiglie crotonesi fondatrici, che da sempre detengono il potere decisionale della fondazione, mentre il vescovo pro tempore era la bandiera che conferiva dignità allo scopo della fondazione".
"Mi piaceva garantire un futuro anche a chi, all'interno del 'Conventello' cresceva, si istruiva e poteva apprendere in loco una professione. E' per questo che, illudendomi di ripetere l'esperienza, avevo contattato anche esperti agronomi e tecnici che mi avevano assicurato la fattibilità del progetto, perché l'habitat ambientale non solo era ideale ad alcuni tipi di culture, ma non si ponevano sostanzialmente nemmeno ostacoli insormontabili, tipici delle nostre zone, come ad esempio il reperimento delle risorse idriche".
"Il problema principale – scrive Graziani – era quello di arginare il pericolo che la Regione Calabria acquisisse con un decreto di espropriazione quel terreno, visto che gli occhi del commissario straordinario per l'emergenza rifiuti giudicavano quel sito idoneo".
"Il vescovo avrebbe voluto frutti anziché rifiuti - rimarca - per quella terra sulla quale non aveva diritto di proprietà, né diritto di veto sulle decisioni che competevano di fatto, solo ed unicamente ai consiglieri di amministrazione".
"Il mio 'NO' alla discarica di Giammiglione - ricorda - e a qualsiasi destinazione contraria alla valorizzazione delle risorse naturali del luogo era stato d'altronde verbalizzato anche nel corso di alcune sedute di inizio anno, ma quel mio 'NO' contava poco e niente. Era necessario modificare lo Statuto della fondazione, altrimenti avrei continuato, in piena fase di emergenza, a parlare senza che le mie parole potessero avere un peso".
"Il 13 novembre scorso – scrive Graziani – il consiglio di amministrazione ha varato il nuovo statuto per la definitiva approvazione, bocciando però la proposta di modifica nel senso da me desiderato; così, solo ed isolato nelle mie idee, ho deciso di dimettermi da un organo nel quale io non potevo riconoscermi più e che, giocoforza, dovevo rappresentare pur senza avere alcuna concreta voce in capitolo. "
[AlVal]
Fonte: Area Locale
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