Salviamo i nostri Marò

Salviamo i nostri Marò
I nostri due militari devono tornare a casa

Siamo contro ogni genere di Discarica nel nostro Territorio!

domenica 28 febbraio 2010

IN RICORDO DI MIKIS MANTAKAS MARTIRE DELLA CIVILTA' EUROPEA.



Il 24 febbraio 1975 iniziava, presso il Tribunale penale di Roma, il processo contro i tre attivisti di Potere operaio accusati di aver deliberatamente provocato un incendio nella casa di Mario Mattei, segretario della sezione missina di Primavalle, causando la morte dei suoi due figli.
Nella giornata stabilita il processo inizia. All’esterno del tribunale le forze dell’ordine presidiano la piazza, e la stessa cosa avviene nelle piazze più importanti dei quartieri confinanti con il palazzo di giustizia. Fin dalle prime ore della mattinata folti gruppi di extraparlamentari di sinistra tentano di aggredire i giovani di destra che stazionano fuori del tribunale non essendo riusciti ad entrare in aula. Nonostante la presenza delle forze dell’ordine, nascono sporadici tafferugli. Poco dopo i vari gruppi di sinistra, riunitisi per l’occasione, danno vita ad una vera e propria guerriglia urbana, provocando vari feriti anche tra i passanti. Stesse scene di violenza nei tre giorni seguenti, in cui gli extraparlamentari, con manifesti e appelli sui giornali e radio di sinistra, invitano tutte le forze antifasciste a partecipare al processo. L’invito viene raccolto e il 28 febbraio, giorno della terza udienza del processo, già dalle sei di mattina confluiscono nella zona del tribunale gruppi di attivisti equipaggiati per la guerriglia urbana. Già alle 6.30 del mattino si verificano i primi incidenti: un dirigente del FDG viene aggredito a colpi di pistola, per fortuna senza conseguenze. Poco dopo un gruppo di circa cento extraparlamentari di sinistra compie un attacco in forze ai giovani di destra che stanno entrando in tribunale: una pioggia di sassi e bastoni tempesta i ragazzi di destra, che non possono fare altro che premere sulla porta del tribunale. Vengono anche sparati alcuni colpi di pistola, che raggiungono uno dei giovani di destra alla gamba. Accerchiati dagli avversari, i giovani di destra riescono ad entrare in tribunale dopo che qualcuno ha aperto la porta.
L’assalto è durato qualche minuto e vari giovani di destra sono costretti a ricorrere alle cure dei sanitari per le ferite riportate.
Intanto in aula inizia l’udienza. La tensione rimane comunque alta: nella sala antistante l’aula processuale si verifica uno scontro tra un giovane di destra ed un extraparlamentare di sinistra, fermati e identificati dalla polizia: il secondo, Alvaro Lojacono, sarà rilasciato poco dopo le 11.00 per l’intercessione di un senatore del PCI. Tornato in libertà, si allontana seguito da un gruppo di extraparlamentari.
Mezz’ora dopo, quasi fosse un piano prestabilito, diversi focolai di guerriglia si accendono nei dintorni di Piazzale Clodio. Alle 11.30 si forma un corteo che scorrazza per venti minuti, dileguandosi rapidamente e si dirige verso via Ottaviano, evidentemente sapendo che i giovani del MSI, dopo i gravi incidenti della mattinata, si sono rifugiati nella loro sede sita proprio in via Ottaviano. Alle 13.15 circa inizia l’azione degli extraparlamentari di sinistra che culminerà con l’omicidio di MIKIS. I comunisti arrivano in via Ottaviano alla spicciolata: sono oltre cento, mentre nella sede missina si trovano non più di venticinque persone. Fuori del portone non c’è nessuno che si accorge della manovra di avvicinamento. Non sono presenti neanche le forze dell’ordine.
Dal gruppo degli aggressori partono le prime bottiglie incendiarie, che vanno a colpire il portone d’ingresso dello stabile nel cui sottoscala si trova la sezione missina. I giovani del MSI escono immediatamente, ma non possono raggiungere la strada perché tutto il tratto di corridoio che conduce al portone è invaso dalle fiamme e dal fumo. Probabilmente a questo punto qualcuno degli aggressori apre il fuoco verso l’ingresso dello stabile ma i giovani assediati, nel trambusto, non se ne accorgono. Tra i giovani missini c’è qualcuno che, superato il muro di fiamme, riesce a raggiungere il portone prima che i comunisti riescano ad entrare.
I giovani assediati si dirigono a questo punto verso l’altra uscita del palazzo, alla quale si arriva attraversando un cortile interno, che si affaccia su Piazza Risorgimento. Dal portone sulla piazza i giovani del MSI riescono ad uscire, dirigendosi verso l’angolo tra Piazza Risorgimento e via Ottaviano. Non sono più di una decina, e tra loro c’è Mantakas. I comunisti si accorgono della manovra e fingono di ripiegare su via Ottaviano. Alcuni di loro però si appostano dall’altra parte della strada, mentre il grosso si allontana.
Appena i giovani di destra giungono all’angolo i comunisti, disposti a raggiera di fronte all’angolo stesso, aprono il fuoco. Avanti a tutti, in mezzo alla strada, Alvaro Lojacono, armato di una pistola a tamburo di grosso calibro. Sono attimi tremendi: sottoposti al fuoco incrociato di almeno cinque pistole, i giovani missini cercano rifugio dietro le auto parcheggiate. Vengono esplosi numerosi colpi e la velocità di fuoco dei comunisti, confermata da alcuni testimoni, è impressionante. Sotto il fuoco cade MIKIS MANTAKAS, colpito alla testa da un proiettile che gli attraversa tutto il cervello. A questo punto i comunisti si ritirano, non prima di aver lanciato alcune molotov. Solo ora i missini si accorgono che uno di loro è gravemente ferito: Mikis è a terra in una pozza di sangue, senza conoscenza. I camerati sollevano il suo corpo e lo trasportano a braccia all’interno del portone di Piazza Risorgimento, dal quale erano usciti pochi minuti prima.
I comunisti tentano immediatamente un nuovo attacco in forze, dirigendosi velocemente verso l’entrata che i missini tentano di guadagnare. Avviene quindi la seconda parte dell’assalto: gli aggressori si accalcano all’ingresso e lanciano alcune bottiglie molotov, una delle quali colpisce il corpo di Mikis. Ne nasce un durissimo scontro, nel quale hanno momentaneamente la meglio i missini, che riescono a chiudere il portone. Dall’esterno gli aggressori si avventano sul portone stesso, che inizia a cedere sotto i loro colpi. All’interno gli assediati provvedono ad allontanare il corpo di Mikis da dietro il portone e si allontanano dal corridoio, ripiegando nel cortiletto interno e chiudendo una porta a vetri ed un cancello che dividono l’ingresso dal cortile.
Prevedendo che da un momento all’altro il portone avrebbe ceduto sotto i colpi degli aggressori, i giovani del MSI, una volta trasportato nel cortile il corpo esanime di Mikis, lo richiudono dentro un garage privato. Proprio nel momento in cui i comunisti sfondano il portone, i giovani missini chiudono la saracinesca: uno di loro resta vicino a Mikis che, dal momento in cui è stato colpito, è privo di conoscenza. Altri cercano rifugio nella sezione sentendo che, appena entrati nel corridoio, i comunisti hanno sparato. Alcuni ragazzi riescono ad entrare ma altri rimangono fuori: non sapendo che vi era stata una momentanea interruzione dell’energia elettrica infatti, uno dei missini con un movimento brusco e involontario chiude il portoncino blindato della sezione, che si aziona con un congegno elettrico. Chi è dentro la sezione quindi non può più uscire ad aiutare gli altri che sono rimasti fuori. Mentre all’interno della sezione missina si cerca disperatamente di ripristinare la corrente, i comunisti superano facilmente la porta vetrata e la cancellata, non smettendo mai di sparare. I giovani del MSI rimasti fuori dalla sezione intanto, per non restare intrappolati, ritornano nel cortiletto. Prima di loro giungono però gli aggressori che, avendo sentito il rumore di una saracinesca che si chiudeva e credendo che all’interno vi fossero alcuni dei loro avversari, sparano numerosi colpi verso il garage centrale, che si trovano di fronte appena entrati e dove ritengono si siano rifugiati i missini. L’errore salva senza dubbio la vita del giovane che era rimasto a custodire il corpo di Mikis. E’ l’attimo in cui irrompono nel cortile anche i missini rimasti fuori dalla sezione.
Tra gli aggressori c’è un attimo di sbandamento: evidentemente non si accorgono dell’esiguità del numero e credono che stia per uscire il grosso degli avversari. Mentre la maggior parte dei comunisti fugge per il portone appena sfondato, una parte di loro resta nel cortile, dove prima lancia alcune molotov e poi apre di nuovo il fuoco, colpendo ad un fianco un ragazzo del FDG di 17 anni. A questo punto, mentre i giovani di destra cercano di portare al riparo il ragazzo ferito, i comunisti fuggono. Nel frattempo quelli rimasti chiusi nella sezione riescono a sfondare la porta e si dirigono verso il portone di via Ottaviano, con l’intento di inseguire gli aggressori: costoro sono però riusciti a far perdere le loro tracce, confondendosi nel fuggi fuggi generale conseguente alla sparatoria, nella quale peraltro è rimasto ferito anche un passante. Le vittime della furia omicida dei rossi sono quindi tre. Il più grave è senz’altro Mikis, che perde sangue dalla testa e subisce una fuoriuscita di materia cerebrale.
Intanto a Piazza Risorgimento, circa dieci minuti dopo che era terminato l’assalto, giungono i primi soccorsi. Mentre Mikis è sempre disteso all’interno del cortiletto, arriva infatti un’ambulanza dei vigili del fuoco, che porta il ragazzo al Santo Spirito. Dopo cinque minuti iniziano ad arrivare le prime volanti, che danno vita ad uno spettacolare quanto inutile carosello, assolutamente inidoneo a rintracciare i responsabili dell’agguato. Due giovani missini sono a questo punto avvicinati da una persona che dice di essere stato testimone oculare dell’intera scena: dice che i comunisti con le armi in pugno erano almeno cinque, e che gli sono passati davanti durante la fuga. I giovani missini si allontanano un attimo per andare ad avvisare i carabinieri, e quando tornano il testimone è misteriosamente sparito. Di lui non si saprà più nulla.
All’ospedale Santo Spirito i medici si accorgono subito della gravità delle condizioni di Mikis: il giovane greco è in coma. Dopo numerose trasfusioni, si decide di trasferirlo al San Camillo per operarlo d’urgenza. Quando arriva in ambulanza sono le 14.30. Si continua con le trasfusioni, non essendo possibile operarlo subito a causa della fortissima emorragia. Alle 15.30 i medici decidono di operare comunque. Poco dopo le 16.00 inizia l’operazione, nel corso della quale viene estratto un proiettile di grosso calibro. L’intervento dura poco più di due ore. Alla sua conclusione, mentre i medici sono intenti a suturare, MIKIS MUORE.
Nella tarda serata del giorno successivo, dopo una serie di voci non confermate, si apprende da un servizio dell’ANSA che la persona che ha sparato contro Mantakas uccidendolo è Alvaro Lojacono.
Il 3 marzo il MSI annuncia per il pomeriggio una cerimonia funebre in memoria di Mantakas: la zona adiacente la chiesa è presidiata da un ingente schieramento di forze dell’ordine, che non riescono però ad impedire una serie di gravi incidenti. Nella chiesa intanto, in un clima di forte commozione, si portano a termine i funerali di Mantakas.
Alle 20.45 dello stesso giorno un dispaccio ANSA afferma che sono stati emessi due ordini di cattura per l’omicidio di Mikis Mantakas: uno contro Alvaro Lojacono, l’altro contro Enrico Panzieri. Da questo momento comincia per Lojacono il periodo di latitanza, favorito dal PCI, del quale il padre è un pezzo grosso. Riesce infatti ad espatriare e per l’omicidio di Mantakas, per il quale è stato condannato a 16 anni di reclusione, non si fa neanche un giorno di carcere. La latitanza di questo assassino si è finalmente conclusa il 2 giugno 2000 in un villaggio vacanze in Corsica, quando è stato arrestato dalla polizia francese.

Quello di Mikis è l’ennesimo omicidio impunito di un giovane idealista che credeva nella libertà e nel coraggio, che lottava quotidianamente per dare concretezza ai suoi ideali. Il suo sacrificio, come quello di tutti i ragazzi che come lui hanno dato la vita per quello in cui credevano, deve essere per noi uno stimolo fortissimo a non lasciarci scoraggiare dalle difficoltà quotidiane, a continuare nell’impegno che loro prima di noi hanno portato avanti, a tenere sempre in alto la fiaccola dell’idea che le loro mani non possono più stringere ma che ora brucia fiera nelle nostre.


Presente! Presente! Presente!

giovedì 25 febbraio 2010

Meeting della Gioventù



Per chiunque volesse parteciparie al meeting della gioventù calabrese, con il candidato presidente alla regione Calabria Giuseppe Scopelliti, su pullman organizzati gratuitamente giorno 27/02/2010 presso il centro agroalimentare può contattare i responsabili che troverete giù.

Responsabili per i Pullman dei vari paesi:


CROTONE
Fabrizio Zurlo (389.4744343)
Dario Ritorto (320.9791450)

SCANDALE
Antonello Voce (328.0853834)

ISOLA DI CAPO RIZZUTO
Vincenzo Gentile (334.3488671)
Francesco Maiolo (328.1537070)


CUTRO
Salvatore Rizzo (327.7351320)


ROCCA DI NETO
Antonio Ingarrozza (333.9824780)


CIRO’ MARINA
Carmen Pucci (327.6940036)


STRONGOLI
Francesco Vetere (320.8606699)


SAN NICOLA – PALLAGORIO
Nicola Bresci (340.5921238)


COTRONEI – PETILIA – MESORACA
Antonio Pellegrini (328.1056180)

Giovane Italia
circolo "Giorgio Almirante"

lunedì 22 febbraio 2010

ALFANO: Dopo le elezioni regionali la vita politica di Berlusconi avrà un nuovo inizio.



"E’ da quando ragazzino e giovane consigliere provinciale vidi cadere il governo Berlusconi nel ’94 che sento parlare di successione. E’ un argomento di cui si parla dal ’94, ma da allora tanti possibili eredi sono stati costretti a fare loro testamento. La mia opinione è che la vicenda politica di Berlusconi avrà un nuovo inizio con le Regionali: con tre anni di fronte e senza altre elezioni c’è il tempo congruo per fare le riforme".

Lo ha affermato in un’intervista a 'La Stampa' il ministro della Giustizia Angelino Alfano, che ha espresso il proprio parere anche sul Pdl.
"Io credo che il coordinamento nazionale abbia lavorato bene ed è impegnato tuttora nella sfida per le regionali che ci vedono governare solo 2 delle 13 Regioni dove si voterà. Lasciamoli lavorare in pace, quindi, per aiutarci a vincere".

Giovane Italia
circolo "Giorgio Almirante"

SILVIO BERLUSCONI: Nelle nostre liste non ci saranno personaggi compromessi.



"Voglio subito chiarire un punto. Vi rassicuro che non c’è alle porte una nuova tangentopoli ci sono semmai casi che vanno perseguiti e sanzionati". Lo ha affermato il presidente Berlusconi, in collegamento telefonico con il convegno di rete Italia. "Siamo garantisti ma abbiamo detto che non ci sarà nelle nostre liste nessun personaggio compromesso in modo certo. Vigileramo con attenzione. Non accettiamo lezioni di moralità da questa opposizione. Sono disperati per il calo di consenso, si aggrappano a tutto anche con la demolizione di servitori dello Stato con accuse assurde. E’ la sinistra con cui non abbiamo nulla da spartire. Ci sono due forze che si contrappongono, una forza che costruisce che siamo noi e loro che distruggono.

Berlusconi ha difeso Bertolaso da una sinistra che "provocò il caos dei rifiuti a Napoli" e vuole, in genere, "travolgere tutti gli sforzi che si fanno per migliorare il Paese".
In particolare, il nostro premier ha criticato l’opposizione che vuole "annullare la pagina nobile" dell’impegno profuso dalla Protezione Civile all’ Aquila facendola passare come "una storia di affari sporchi e di corruzione".
Berlusconi ha parlato di "istinti belluini di chi mette a repentaglio gli interessi del Paese per calcoli meschini". Silvio berlusconi ha descritto il Pd come una forza politica "al traino di un partito eversivo come l’Idv, dei radicali e del superpartito di Repubblica, che è sempre piu’ estremista e laicista".

Giovane Italia
circolo "Giorgio Almirante"

venerdì 19 febbraio 2010

A Lamezia il 27 Febbraio "Il Meeting della gioventù".


Anche il ministro alla gioventù, Meloni, prenderà parte al Meeting dei giovani


E' stato presentato ieri da Giuseppe Scopelliti, candidato alla presidenza della Regione per il Pdl, il "Meeting della gioventù" in programma sabato 27 al Centro agroalimentare di Lamezia Terme alle 10.30. «In Calabria si può rimanere. È fondamentale creare occupazione e crescita culturale - ha dichiarato Scopelliti - Vogliamo far nascere un sentimento comune fra i giovani e cioè quello di sentirsi orgogliosi d'essere calabresi».

La prima parte dell'incontro sarà dedicata alle testimonianze di giovani calabresi che hanno scelto di rimanere nella loro terra e sono riusciti ad affermarsi nel lavoro. È previsto un momento di intrattenimento, mentre le conclusioni saranno affidate allo stesso Scopelliti affiancato dal ministro della Gioventù Giorgia Meloni «Vogliamo essere i guardiani di una stagione nuova improntata sulla legalità e sulla buona amministrazione», ha sottolineato il candidato governatore, «i nostri punti fermi sono formazione e cultura, due cardini della politica del fare che deve coinvolgere in pieno i giovani che devono sentirsi protagonisti del futuro di questa terra e non finire manovalanza della criminalità organizzata». Il coordinatore regionale del Pdl ha detto che «ci vogliono contenuti e ricchezza interiore. Nel nostro programma», ha evidenziato, «proporremo pochi temi, argomenti mirati che intendiamo concretizzare al più presto. Non serve stilare un programma con un'infinità di tematiche che poi restano sulla carta».
Il candidato ha ricordato come nella sua esperienza di sindaco abbia avuto grande attenzione per il mondo giovanile: «La nostra campagna elettorale - ha detto il primo cittadino - parlerà il linguaggio dei giovani calabresi per esprimere al meglio la nostra voglia di reimportare le migliori energie. Non faremo mai discriminazioni», ha aggiunto, «non c'interessa il colore politico, ma il contenuto delle idee. Vogliamo governare dieci anni e per fare questo c'é bisogno di un processo culturale che coinvolga, con un'aggregazione mirata, le scuole, le università, i luoghi sociali. La cultura della legalità», ha concluso Scopelliti, «parte dalla prevenzione dando ad ogni ragazzo dei riferimenti nuovi e strategici».

Giovane Italia
circolo "Giorgio Almirante"

giovedì 18 febbraio 2010

BONUS AUTOIMPIEGO PER I LAVORATORI DESTINATARI DI AMMORTIZZATORI SOCIALI.



L’assessore Pietro Durante rende noto che, tra le misure previste dal DL. n. 78/2009 (convertito in legge n. 102/2009), per far fronte alla crisi, in via sperimentale, per gli anni 2009 e 2010, al lavoratore che si trova in cassa integrazione guadagni per crisi aziendale a seguito di cessazione totale o parziale dell`impresa, qualora faccia richiesta di aprire un`attività in proprio (avviare una microimpresa o associarsi in cooperativa), «è liquidato - si legge - il trattamento di integrazione salariale straordinaria per un numero di mensilità pari a quelle deliberate non ancora percepite e se il medesimo lavoratore può far valere un`anzianità aziendale di almeno 12 mesi di cui almeno sei di lavoro effettivamente prestato il trattamento di mobilità per un numero massimo pari a12». In sostanza, un cassintegrato che intenda avviare un`attività autonoma potrà capitalizzare la quota residua del trattamento di integrazione salariale incassando le mensilità rimanenti, da utilizzare per lo start-up. Le richieste vanno inviate all’Inps con apposito modello, predisposto dall’Istituto previdenziale, entro i termini di fruizione del trattamento di sostegno. L’ Inps, accertato il diritto all’incentivo, liquiderà la somma in due tranche: 25 % in acconto e 75% a saldo, dopo l’avvio effettivo della nuova attività.

Giovane Italia
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BERLUSCONI: Le elezioni regionali sono elezioni nazionali.



"Nessuna delle nostre donne candidate parte sfavorita. Abbiamo fortissime chance di fare risultato pieno in tutte e quattro le Regioni, Emilia Romagna, Lazio, Toscana e Umbria. Noi abbiamo una diversa concezione dei rapporti tra Stato e cittadini rispetto alla sinistra. Abbiamo fortissime chance di fare un risultato piano in tutte e quattro le Regioni dove abbiamo candidato una donna. In particolare nelle Regioni rosse c’è una stanchezza antica e anche qui avremo delle forti chance".

Lo ha affermato il presidente Silvio Berlusconi, durante la conferenza stampa di presentazione della candidate donne del Pdl alle elezioni regionali che sono Annamaria Bernini, per l’Emilia Romagna, Renata Polverini per la Regione Lazio, Monica Faenzi per la Toscana, e Fiammetta Modena per l’Umbria. Il Presidente ha sottolineato i motivi per cui la consultazione regionale rappresenta, ancora una volta, una scelta di campo:
“ Le elezioni regionali del 28 e 29 marzo sono elezioni nazionali. Gli italiani, anche questa volta, rispetto al malgoverno della sinistra saranno chiamati a una scelta di campo tra un governo delle riforme e un’opposizione che sa dire soltanto no;
fra un governo che valorizza le risorse positive dell’Italia e una opposizione che pur di combattere il governo non si fa scrupolo di propagare anche all’estero un’immagine negativa dell’Italia. Una scelta di campo tra un governo che cerca di alimentare la fiducia, diffondere ottimismo e una sinistra che sa solo spargere pessimismo e autolesinismo. Una scelta di campo tra un governo che viene rispettato nel mondo e un’opposizione anti-italiana e anti-nazionale
Sono arrivato alla conclusione che siamo antropologicamente diversi da questa sinistra. Ancora una volta abbiamo fatto una scelta di campo per una politica del fare di fronte ad una sinistra delle parole, che punta solo alla denigrazione del nostro lavoro.
Conoscendo tutte le nostre parlamentari in Italia e in Europa, sono le prime in tutto e per tutto. Sono le prime come numero di interventi in commissioni, le prime come numero di interventi in aula. Devo dire che la nostra è stata una scelta giusta. La scelta di chi ha avuto sempre il convincimento della nostra maschile inferiorità nei confronti delle donne. L’ho sempre detto che voi donne siete più brave a scuola, all’università e al lavoro".
Sottolineando le differenze tra la nostra politica e quella della sinistra, il premier ha osservato:
"Per combattere l’evasione fiscale gli uomini della sinistra intendono introdurre negli scambi tra persone la regola della certificazione dell’individualità del passaggio di denaro. La regola, cioè, per cui si possano fare scambi o acquisti in contanti fino a 500 euro per portarla in 6 mesi a 300 euro e a fine anno fino a 100 euro. Così costruiremmo uno Stato di polizia tributaria".

Giovane Italia
circolo "Giorgio Almirante"

mercoledì 17 febbraio 2010

MAURIZIO SACCONI: Il piano nazionale per gli immigrati sarà la via italiana all'integrazione.



“Il piano nazionale per gli immigrati sarà una via italiana all’integrazione, rifiutando tanto il modello dell’assimilazionismo arrogante quanto quello del multiculturalismo indifferente". Così si è espresso il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, intervenendo in tema d’immigrazione.

"Tutti e due questi modelli hanno generato conflitto. Noi preferiamo il modello che abbiamo chiamato dell’identità e dell’incontro, che è la sottolineatura della nostra identità e delle nostre radici, in funzione dell’incontro con altre identità e culture".
Con riferimento a quanto accaduto anche a Milano, in via Padova, il ministro del Welfare ha osservato che "Bisogna creare uno sviluppo urbano quanto più integrato, evitando processi espulsivi che poi determinino la presenza di soltanto componenti immigrati di una sola o di più etnie separate dalla comunità. E’ la parete bianca senza crocifisso, è l’indifferenza che genera conflitto. E’ dall’autismo sociale, quindi dall’indifferenza che nasce il conflitto".

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GIULIO TREMONTI: Non esiste nessun tipo di "buco" nei conti pubblici italiani, si tratta di un non problema.



"Non esiste nessun tipo di ’buco’ nei conti pubblici italiani, si tratta di un non problema". Lo ha dichiarato il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, riferendosi all’indiscrezione riportata da un quotidiano finanziario su un presunto "ammanco" di 9 miliardi che secondo la corte dei conti risulta come anticipazione della Tesoreria alla Banca d’Italia.

“L’Italia - ha osservato Tremonti- è esposta verso la Grecia per 8 miliardi di dollari, contro i 35 di esposizione della Germania e gli 80 della Francia. L’esposizione delle nostre banche nei confronti dei paesi a rischio è sempre molto bassa e il sistema italiano ha tenuto meglio degli altri".

Giovane Italia
circolo "Giorgio Almirante"

MARCELLO PERA: E' grave l'utilizzo di certe intercettazioni.



“Molte delle intercettazioni della procura di Firenze riguardano episodi di ordinaria conversazione familiare e, quindi, che cosa hanno a che fare con le indagini in corso? E’ professionale quella procura che le ha disposte, pagate, trascritte, passate ai giornali e allegate al fascicolo? Quali esigenze giudiziarie il procuratore intendeva soddisfare origliando al telefono di un ragazzo?".

A chiederselo è il parlamentare del Pdl Marcello Pera, che offre una sua interpretazione: "Mi rispondo da solo. Primo, i procuratori non sanno più e non vogliono più fare indagini. A loro basta ascoltare al telefono chiunque e comunque, tanto una legge che li costringa ad un minimo di professionalità non verrà mai approvata. Secondo, i procuratori sanno che la loro carriera sarà garantita in ogni caso, tanto le loro telefonate per appaltarsi le promozioni non verranno mai pubblicate. Terzo, c’è un degrado allarmante nel costume pubblico, ma c’è una degenerazione anche più grave nelle stanze della giustizia. Chi non vede il primo è cieco, chi ignora la seconda è ipocrita e colpevole".

Giovane Italia
circolo "Giorgio Almirante"

lunedì 15 febbraio 2010


Ecco com'è stato ridotto il monumento in onore alle vittime delle Foibe.


Il masso di pietra d'Istria rovinato e oltraggiato da mediocri vigliacchi comunisti.
Morte a loro.
Vergonga!
Ogni commento è superfluo.

IGNAZIO LA RUSSA: Fiducia a Guido Bertolaso che non è la persona che si vuole fare passare.


"Il Bertolaso che conosco non è la persona che si vuol far passare in qualche documento marginale. Quindi, fino a quando non ci convinceranno daremo la nostra fiducia a Guido Bertolaso".

Lo ha affermato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, intervenuto,a Napoli ad una manifestazione del Pdl insieme al candidato presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro e al ministro per le Pari Opportunita, Mara Carfagna. "Il decreto per l’istituzione della Protezione civile Spa potrebbe non subire variazioni, ma restare così com’è, ma ogni provvedimento che entra alla Camera può uscire modificato e di questo non mi stupirei".

Giovane Italia
circolo "Giorgio Almirante"

CANDIDATO UFFICIALMENTE!



Il Comitato della Libertà ha inviato la candidatura ufficiale di Silvio Berlusconi al Comitato norvegese. Ora possiamo dire che Silvio Berlusconi è candidato ufficialmente al Premio Nobel per la Pace 2010.

Un Grazie a tutti per l'impegno dimostrato.
A dispetto di tutti coloro che odiano il nostro Presidente continuiamo a sostenerlo.
Meno male che Silvio c'è!

Il Comitato della Libertà, nato il 30 aprile 2009, non per iniziativa di Silvio Berlusconi, nè del PDL, ma per volontà della società civile, ha inviato il 16 gennaio 2010, dalla città di Amalfi, all'Istituto Nobel Norvegese, la nomination di Silvio Berlusconi al Premio Nobel per la Pace 2010.

Il Premio Nobel per la Pace non è mai stato assegnato ad un italiano dal 1907 ad oggi.
E' finalmente venuta l'ora di sfatare un tabù che dura da più di cento anni, ovvero da quanto nel 1907, ad aggiudicarselo fu Ernesto Teodoro Moneta.
Alla corsa per l'ambito riconoscimento si sono succeduti, in questi anni numerosi politici e capi di Stato, tra i quali potremmo citare, Yasser Arafat, il presidente della Corea del Sud, Kim Dae-Jung, l'ex presidente americano, Jimmy Carter, l'attuale presidente Obama ed Al Gore.
Oggi crediamo che, anche, l'Italia meriti di ricevere tale riconoscimento, e di essere degnamente rappresentata da Silvio Berlusconi, per il suo indiscusso impegno umanitario in campo nazionale ed internazionale.
Il 26 maggio 2009, dalle ore 10:30 alle ore 18:30, in Piazza di Pietra a Roma, il Comitato della Libertà ha dato avvio alla raccolta delle adesioni alla candidatura di Silvio Berlusconi al Premio Nobel per la Pace.
La raccolta delle adesioni si è conclusa il 16 gennaio del 2010 in Amalfi.
Il comitato è affiancato da vari comitatti territoriali tra cui vi è anche quello di Scandale, che opera virtualmente, e ad oggi ha 154 aderenti.

Antonello Voce
Presidente di Azione Giovani Scandale

domenica 14 febbraio 2010

LE PRIMARIE DI PULCINELLA!



NOI OLTRE AL CUORE CI METTIAMO ANCHE LA TESTA!

CAMBIAMO LA CALABRIA CON
GIUSEPPE SCOPELLITI

Burka: quando un indumento diventa l'occasione per imporre la propria "cultura".



In piena epoca di terrorismo rosso (era il 22 maggio 1975) fu emanata la Legge dello Stato n. 152, recante “Disposizioni in materia di ordine pubblico”, la quale dispose che non era consentito l’uso dei caschi protettivi quando questo rende difficoltoso il riconoscimento delle persone nei luoghi pubblici.
A distanza di 35 anni, alla Camera dei Deputati l’on. Souad Sbai, brava e stimata deputata con doppia cittadinanza italiana e marocchina, ha presentato la proposta di legge n. 2422 che mira a modificare la vecchia legge del 1975 inserendo oltre al casco anche il burka e il niqab, quali indumenti di cui l’uso è vietato.
Perché la proposta della Sbai è ottima e va sostenuta ?
Proveremo a spiegarlo in poche righe partendo dal presupposto che sotto il burka c’è un islam offeso, in quanto questo abbigliamento è maschilista e non religioso. Una donna libera infatti è più forte di 1000 kamikaze perché usa l’amore invece dell’odio, crea vite anziché distruggerle, forma pilastri sociali anziché caos e disordine.
Indossare un burka, invece, significa essere seppellita viva; far togliere questo indumento alle donne che sono state costrette a metterlo offre alla donna il diritto di riappropriarsi della propria immagine identitaria senza paura.
Bisogna insegnare alle nuove generazioni che se non apprendono che l’uomo e la donna sono esseri umani uguali di fronte alla legge e a Dio, tutto il nostro Paese fallirà gli obiettivi di integrazione che oggi si pone.
Fra l’altro il velo non è nemmeno una prescrizione religiosa dell’Islam. Nel Corano non c’è scritto da nessuna parte che le donne sono obbligate ad indossare il burka. Questa è un’invenzione recente. Qualche caso isolato fu segnalato ai primi del ‘900, ma il fenomeno divenne di massa negli anni ’70 per iniziativa dei Talebani. Il Corano dice solo che le donne prima di entrare nelle moschee a pregare, devono coprirsi i capelli (non il viso e le mani) nonché tutte le parti sensibili sessualmente, per non attirare gli uomini mentre si sta pregando il Creatore.
Anche per quanto riguarda l’ordine pubblico questo è un dato certo. L’anno scorso in Pakistan, il capo di una rivolta riuscì a fuggire alla cattura nascosto sotto il burka di una donna e questo non è l’unico caso.
Con il burka gli estremisti intendono conquistare l’Occidente prima culturalmente e poi politicamente. L’operazione è già partita in Belgio dove esiste dal 1974 un sistema educativo islamico parallelo a quello dello Stato, dalla scuola materna alla maturità.
In Italia una certa parte politica ben identificata, invece accetta il burka perché vuole sradicare le nostre radici ed espellere dal nostro modo di pensare tutto ciò che si rifà al diritto naturale e cristiano. Evidentemente questo è un ostacolo per la conquista del potere.

In conclusione chiudiamo  facendovi sapere che tutte le cose che avete avuto l’amabilità di leggere non le abbiamo dette noi ma Gamal Bouchaib, Presidente della consulta straniera in Abbruzzo; Samina Chabib, Presidente di Saadia Associazione donne marocchine; Mustapha Mansouri, Segretario Nazionale delle Confederazioni delle Comunità Marocchine in Italia; Abdellah Mechnoune, imam della moschea di Torino nonché Ambasciatore della Pace per l’ONU; Saber Mounia, Presidente dell’Associazione in Italia dei Minori stranieri non accompagnati; e da Pina Nuzzo, Responsabile Nazionale dell’Unione Donne in Italia. Sono state fatte il 1° dicembre u.s. alla presenza dei componenti della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati.
Gli stessi hanno chiuso la loro audizione chiedendo, da musulmani, alla Commissione e al Parlamento italiano di approvare la proposta di legge Sbai.
“Lo avremmo chiesto anche se si fosse trattato di una prescrizione del nostro credo religioso, perché avrebbe rappresentato una grave violazione dei diritti umani e una evidente violazione del principio di uguaglianza fra uomo e donna, oltre a un danno grave alla salute delle donne dal momento che provoca un deficit evidente delle vitamine acquisite dalla luce del sole. A maggior ragione lo chiediamo visto che non è previsto dalla nostra religione”.

Adesso la battaglia diventa di tipo informativo. Far conoscere agli italiani queste preziose informazioni è quasi un obbligo morale.


Giovane Italia
circolo "Giorgio Almirante"

sabato 13 febbraio 2010

CAPEZZONE: Bersani si occuperà di problemi del lavoro dal Festival di Sanremo.



"Vedo che l’onorevole Bersani, con aria grave e preoccupata, ci invita a considerare le questioni economiche come prioritarie. A parte il fatto che il Governo ha gestito e sta gestendo in modo responsabile ed efficace la fase di uscita dalla crisi mondiale, come attestano tutti i dati e gli osservatori internazionali, resta da capire cosa faccia o cosa proponga il Pd".

Lo ha affermato Daniele Capezzone, portavoce del PdL, che ha osservato: "Per il momento è solo noto che Bersani andrà a Sanremo a commentare il Festival per YouDem. Deve essere quella la sede e il contesto in cui Bersani mostrerà l’attenzione del Pd ai problemi sociali e del lavoro... Poi non si stupiscano se anche gli operai abbandonano la sinistra: alla vigilia delle Europee, un’indagine Ipsos-Sole 24 Ore dimostrò che, su 100 operai, 44 votavano Pdl e solo 22 Pd. Non era e non è un caso...".

Giovane Italia
circolo "Giorgio Almirante"

ANNI DI PIOMBO: MELONI E ALEMANNO RICORDANO PAOLO DI NELLA.



Il Ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, e il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, nel parco di Villa Chigi, hanno deposto due corone d’alloro ai piedi della targa che ricorda Paolo Di Nella, il giovane militante del Fronte della Gioventù, morto a seguito di un aggressione di cui fu vittima nella notte tra il 2 e il 3 febbraio 1983. “Il rischio della violenza politica non è mai completamente superato – ha sottolineato Meloni – e bisogna quindi vigilare perchè considerare l’avversario come un nemico è un leit-motiv purtroppo ancora presente nel nostro dibattito politico”. Il ministro ha poi fatto un richiamo “al dovere di distinguere gli uomini e le donne che hanno dimostrato responsabilità: penso a Walter Veltroni, che fu il primo ad inaugurare questa targa, e a Fausto Bertinotti, che contro l’opinione del suo partito venne a parlare ai giovani di An”.

Il ricordo di Alemanno è più personale perchè conosceva bene Paolo Di Nella: “eravamo amici strettissimi e avevamo fatto tanta militanza insieme. Quella notte fu drammatica: ci chiamarono e ci dissero che c’era stata un’aggressione. Poi furono i giorni dell’attesa e della commozione”. Il sindaco ha poi evidenziato che “a distanza di 27 anni i colpevoli non si sono ancora trovati”.
 
Giovane Italia
circolo "Giorgio Almirante"

venerdì 12 febbraio 2010

GLI AUGURI DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA ZURLO AL NUOVO CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELL'AEROPORTO SANT ' ANNA.



Il presidente della Provincia di Crotone, Stanislao Zurlo, augura buon lavoro al nuovo consiglio di amministrazione della società di gestione dell’Aeroporto S. Anna. "Questo consiglio - dichiara Zurlo - in tempi brevissimi dovrà promuovere le condizioni per attrarre un partner privato che garantisca la prosecuzione della società aeroportuale. E’ doveroso - prosegue il presidente della Provincia di Crotone - un ringraziamento al dr. Vittorio Fanti che, in ogni caso, resterà al servizio della società aeroportuale assicurando la continuità per il salvataggio dell’aeroporto stesso".

giovedì 11 febbraio 2010

LA PROVINCIA DI CROTONE RICORDA LE FOIBE, IL 12 CONVEGNO AL TEATRO APOLLO.



L’amministrazione provinciale di Crotone, presieduta da Stanislao Zurlo, intende celebrare il «Giorno del ricordo», riconosciuto con la legge 30 del marzo 2004, al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati. Il presidente dell’ente Zurlo e l’assessore provinciale Gianluca Marino, nel corso di una conferenza stampa hanno presentato l’iniziativa dal taglio istituzionale, organizzata in collaborazione con il Comitato 10 febbraio, in programma per venerdì 12 febbraio presso il cinema teatro Apollo di Crotone alle ore 11.30. Si tratta di un dibattito il cui scopo è stimolare la riflessione sulle foibe, su eventi che restano ancora oggi pressoché sconosciuti. "Così come il 27 gennaio scorso abbiamo ricordato la Shoah - hanno spiegato Zurlo e Marino - intendiamo ricordare le foibe. A tal proposito abbiamo pensato di promuovere un concorso rivolto agli studenti che frequentano le ultime tre classi delle scuole superiori. Il concorso dal titolo Profumo d’Italia - hanno aggiunto il presidente Zurlo e l’assessore Marino - consisterà nella produzione di un cd multimediale o altro genere di elaborato che rappresenti il proprio pensiero sulle foibe e sull’italianità negata". Al dibattito del 12 febbraio parteciperanno, oltre al presidente della Provincia ed all’assessore Marino, il sottosegretario del Ministero dell'Ambiente Roberto Menia (promotore del Giorno del ricordo), il capogruppo dell’Idv Emilio De Masi, il direttore dell’ufficio scolastico Antonio Blandino, il dirigente dell’Istituto Nautico Antonella Cosentino. A moderare il dibattito, che consentirà agli studenti di vivere un momento altamente formativo per comprendere le ragioni di quei tragici eventi, sarà il giornalista Virgilio Squillace responsabile della redazione di Crotone de "La Gazzetta del Sud".

Foibe/ Meloni: Inadeguati insegnanti che rifiutano celebrazioni.



“Sono inadeguati quei dirigenti scolastici che si rifiutano di celebrare la giornata del ricordo o che addirittura bloccano iniziative organizzate dagli studenti”. Lo ha affermato il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, a margine della celebrazione della giornata del ricordo dei martiri delle foibe istriane e dell’esodo delle popolazioni giuliano-dalmate al Campidoglio.

“Di fronte a una legge nazionale che esiste ed è stata votata dal parlamento quei dirigenti scolastici che si rifiutano di celebrare la giornata del ricordo o che addirittura bloccano iniziative organizzate dagli studenti sono francamente inadeguati”, ha detto Meloni sottolineando che si rivolgerà “anche al ministro (della Pubblica Istruzione) Gelmini per capire che cosa si possa fare per chiedere a chi ha delle responsabilità di insegnamento in una scuola pubblica italiana di rispettare le leggi della Repubblica italiana”. Altrimenti ha continuato Meloni “è difficile che si possa insegnare a chi va in quelle scuole a rispettare le leggi”.
Il ministro della Gioventù Giorgia Meloni punta il dito contro i dirigenti scolastici della scuola elementare Iqbal Masih e del liceo socio-psico-pedagogico Vittorio Gassman che hanno deciso di non commemorare il “Giorno del ricordo”. «E’ oscurantismo ideologico. Nascondere agli studenti la tragedia nazionale delle foibe, equivale a negarla. Ancor più grave dell’indifferenza è l’atteggiamento tenuto dall’istituto Gassman, dove all’assordante silenzio si è aggiunto un vero e proprio atto di censura nei confronti di un’iniziativa di commemorazione promossa dagli stessi studenti. Oggi siamo tutti chiamati a ricordare. La scuola non può barattare il suo dovere educativo in nome di una malcelata militanza politica».


Foibe, l’appello di Napolitano: «No all’oblio in Slovenia e Croazia».



Cerimonia al Quirinale per commemorare le vittime delle foibe. Nel “Giorno del ricordo” il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha rinnovato «l’impegno comune contro l’oblio e anche contro forme di rimozione diplomatica che hanno pesato nel passato e che hanno causato tante sofferenze».


«No all’oblio in Slovenia e Croazia». Per il Capo dello stato, il paese ha la necessità di «coltivare tutte le memorie. E’ pressante l’esigenza che un capitolo così originale e specifico della cultura e della storia non solo italiana ma europea sia non semplicemente riconosciuto, ma acquisito come patrimonio comune nelle nuove Slovenia e Croazia, che con l’Italia si incontrano oggi in una Unione Europea portatrice di rispetto delle diversità e di spirito della convivenza fra etnie, culture e lingue già fecondamente convissute nel passato».

mercoledì 10 febbraio 2010



FOIBE:
IO NON SCORDO I MIEI FRATELLI!










Pagine di Storia ...


FOIBE: UN GENOCIDIO DA NON DIMENTICARE!

Foibe, campi di sterminio, fosse comuni, tombe senza nomi e senza fiori, dove regna il silenzio dei vivi ed il silenzio dei morti.
Migliaia di scomparsi… dalla storia che attendono giustizia e verità. Scomparvero dalle loro case, dall'affetto dei loro cari, dalla loro terra, dalla Patria che tutti amavano al di là delle diverse ideologie politiche.
Insieme vittime di un disegno criminale basato sull'odio etnico e sull'ideologia marxista-leninista, che saldarono il IX Corpus e le armate titine in un'unica fratellanza con i partigiani, collaborazionisti italiani, rei di essersi macchiati del sangue dei fratelli, sacrificati sull'altare di un sogno utopistico di internazionalismo emancipatore dei popoli.
Tra il 25 luglio 1943 (caduta del Regime fascista) e l'8 Settembre 1943 (data della comunicazione dell'Armistizio, in effetti firmato il 3.9.1943) nelle zone del confine orientale (Friuli, Area giuliana-goriziana, Trieste, Istria e Dalmazia) i tedeschi (slavi alleati dei tedeschi e partigiani slavo-comunisti) preparano le contromosse alla prevista modifica di posizione dell’Italia nei confronti della alleanze.
In quel tempo nelle aree suddette, erano presenti, con i loro interessi nazionali o internazionali marxisti, le seguenti fazioni: i rappresentanti del Regio esercito italiano (che controllavano non solo le provincie italiane di Pola, Fiume e Zara, Spalato, ma anche l’acquisita provincia slovena di Lubiana e l'intera Dalmazia), i tedeschi (che ritenevano essenziale il controllo delle vie di comunicazione con i Balcani sia dal punto di vista strategico che per il transito delle materie prime), gli sloveni (divisi tra filo-tedeschi e filo-comunisti con sfumature nazionaliste), i croati (il regno di Croazia, più o meno affiliato alla Corona d'Italia, aveva in Ante Pavelic l'espressione nazionalista, filo-tedesca, antiebrea e anti-italiana), i croati filo-comunisti (inquadrati nelle forze della Resistenza, presenti in Istria e a contatto con italiani comunisti), i serbi cetnici, le formazioni volontarie slave inquadrate nelle SS (Bosniaci, Croati, ecc.).
L'area, inoltre, da sempre considerata di influenza britannica, collegava le sue mosse a rapporti stretti sia con Londra che con Mosca, attraverso le variegate componenti etnico-politiche.
Questo groviglio di gruppi non si fa trovare impreparato l'8 settembre, ad eccezione degli italiani, le cui Forze armate, abbandonate a se stesse, sono preda dei tedeschi e dei partigiani.
La creazione dell'Ozak (zona d’Operazioni del Litorale adriatico) da parte dei tedeschi e la nascita della RSI (Repubblica Sociale Italiana) che riprende in mano la guida delle istituzioni civili e di polizia (carabinieri, Guardia di Finanza, Pubblica sicurezza confinaria ecc.) contribuiscono ad allontanare dalla zona la presenza iugoslava, senza riuscire ad impedire prelevamenti di persone e sparizioni, rappresaglie, deportazioni di natura etnico-politica. Le autorità del Reich (nell'ambito delle quali si distinguono due ali: quella tedesca e quella austriaca, rappresentata dal commissario Rainer e dal comandante SS Globocnick) stringono nuove alleanze appoggiando le nuove fazioni che si sono create e rafforzate nell'area (in Slovenia: Bela Garda e Domobranci - milizie armate anti -comuniste e filotedesche; in Croazia: Ustascia - milizie filo-naziste, ultra nazionaliste e permeate di mito etnico) a discapito degli interessi italiani. Tuttavia il Governo repubblicano fascista riesce a far sopravvivere la struttura amministrativa e la presenza militare attraverso reparti come la Xª Mas, il Battaglione bersaglieri "Mussolini", il reggimento alpini "Tagliamento", la Mdt (Milizia difesa territoriale), naturalmente i corpi di Polizia (Carabinieri, Guardia di Finanza e Pubblica sicurezza) ed altri corpi militari e para-militari. Si rafforza anche la Resistenza italiana che però si presenta divisa in partigiani garibaldini comunisti - che dal 1944 collaboreranno totalmente con la Resistenza jugoslava rappresentata dal IX Corpus rendendosi responsabili di collaborazione nei prelevamenti di italiani, come provato dalle testimonianze dei familiari dei deportati, e di eccidi di anticomunisti (Porzus 7.2.1945); sono cioè, la parte più dura nella guerra civile (Gap) - e in partigiani osovani.
Dal 1944 sono presenti nell'area forti contingenti di cosacchi, caucasici e turkmeni, inquadrati in formazioni militari tedesche ai quali era stata promessa una terra ed una patria nelle zone dell'Ozak.
La presenza di numerosi militari paracadutati tra i partigiani (inglesi, americani, russi) e di incontri e missioni tra il Regno del Sud e reparti militari della RSI rendono sempre più complessa la situazione che esplode alla caduta del fronte ed al crollo della Germania.
È così che il primo maggio, truppe comuniste titine entrano a Trieste e Gorizia e, aiutate dai collaborazionisti italiani, fornite di liste di proscrizione, prelevano, deportano, infoibano e detengono in campi di sterminio circa 12.000 Italiani (secondo il Cln) A Zara, erano entrate il 30.10.1944 mentre a Fiume e Pola entreranno il 3.5.1945.
Il disegno di genocidio fu condotto senza distinzioni politiche razziali ed economiche o di sesso ed età; furono arrestati fascisti ed anti-fascisti, cattolici ed ebrei, industriali, dipendenti privati ma anche agricoltori, pescatori, donne, vecchi, bambini, e soprattutto, i servitori dello Stato (carabinieri, poliziotti, finanzieri, militi della Guardia civica, ecc.).

CAUSA DI MORTE NELLE FOIBE

(Studio medico-legale eseguito su centoventuno infoibati, recuperati nel dopoguerra R. Nicolini e U. Villasanta, sotto l'egida dell'istituto di medicina legale e delle Assicurazioni dell'Università di Pisa. Direttore F. Domenici).

... La causa mortis può essere stata:

1. proiettili d'arma da fuoco, di solito sparati al cranio;
2. precipitazione dall'alto con gli effetti che ne derivano:
fratture multiple, commozione, shock traumatico grave, embolia, ecc.
3. trauma da corpo contundente (bastone, calcio di fucile, bottiglie, ecc.) o acuminato con conseguenti fratture;
4. questi diversi momenti variamente combinati, sia come cause sovrapposte, sia come concorrenti.

L'effetto, cioè la morte, non deve essere stato necessariamente immediato: è ammissibile anche che, nonostante ferite e traumi, la morte sia avvenuta a distanza di tempo o per sete o per fame…

MOMENTI DI UNA TRAGEDIA

La storia non è solo lo studio di date, fenomeni, battaglie, interpretazioni, ma la visione di quell'eterno mosaico composto da milioni di tasselli che parlano di uomini e donne con i loro dolori, le loro tragedie, i loro sogni, i loro affetti. È per questo che i flash che accendiamo nel buio della galleria scura dell’ipocrisia e del silenzio creata in cinquant’anni di falsa storia vi sembreranno scarni, crudi, duri, ma vogliono ricondurre l'interpretazione della stessa alla lettura della vita, dei drammi e delle tragedie di migliaia di italiani.

Qui alcune foto delle esumazioni dei miseri resti di corpi dei nostri connazionali precipitati nelle foibe, spesso ancora vivi, dai comunisti titini.
























IO

RICORDO!