di Gabriele Marconi
Gabriele Marconi |
Ho sempre avuto in uggia gli ottimisti a oltranza. Rischio il coma diabetico quando vedo le pubblicità con Tonino Guerra sul “profumo della vita” e via zuccherando. La speranza di un domani migliore, è comunque sacrosanta anche quando si è coscienti delle eterne magagne del mondo. Mai, però mi sarei aspettato di dover vedere di nuovo le porcherie che avevano infangato (e spesso insanguinato) l’Italia degli anni Settanta.
Quando uscimmo con la copertina che riproponiamo questo mese (era il 5° numero di Area, Luglio/Agosto 1996), anche allora certe cose sembravano ormai appartenere a un passato sepolto. E il regime che denunciavamo era ben poca cosa rispetto a quello di oggi, anche se già allora gli intellettuali organici teorizzavano l’alleanza tra “sinistra buona” e “capitalismo responsabile” per uscire dalla crisi; già allora sbrodolando senza vergogna agiografie per i nuovi ministri «belli, coltissimi, disinvolti e ben vestiti». Corsi e ricorsi…
Appena caduto il governo Berlusconi, lo scorso dicembre i nuovi “padroni del vapore” hanno messo sul tavolo una manovra vampiresca, e per distogliere l’attenzione del popolo bue è stata scatenata una nuova caccia alle streghe. Così ci siamo ritrovati improvvisamente in un clima di persecuzione in perfetto stile anni Settanta, con linciaggi mediatici e di piazza, epurazioni e inquisizioni giudiziarie che avrebbero del grottesco se non coinvolgessero persone vere…
Arresti in pompa magna a seguito di “pericolosissime” scritte murali.
Galantuomini come Gianfranco de Turris messi alla gogna per aver scritto prefazioni a libri di un autore poi impazzito. E suoi colleghi come Gad Lerner che, dimostrando una disonestà intellettuale di vomitevole perfezione, fingono di non conoscerlo, descrivendo uno tra i più limpidi uomini di cultura esistenti oggi in Italia come un miserabile cattivo maestro, complice morale degli omicidi di Firenze.
Un movimento - Casapound - che l’impazzito frequentava indicato come responsabile fino a chiederne la messa al bando.
Un console italiano come Mario Vattani messo “sotto inchiesta interna” perché canta in una band di rock identitario…
Ogni giorno pensiamo di aver toccato il fondo, ma ogni giorno veniamo disgraziatamente smentiti. Attacchi a tutto campo, con personaggi d’ogni genere che gettano la maschera “trasversale” rivelando una foga inquisitoria da Terrore giacobino.
Giornali che dovrebbero essere “seri” che scrivono articoli deliranti contro colleghi “di destra”: e questa è successa a noi di Area, “accusati” non solo di aver sempre collegato le varie anime del nostro ambiente (cosa di cui andiamo orgogliosi) ma - udite udite! - addirittura di ospitare rigurgiti neonazisti e di essere invischiati con la ’ndrangheta calabrese: a quel poveretto che ha scritto l’articolo ricorderei che gente che fa affari con l’“onorata società” non annaspa per arrivare a fine mese come noi, ma se ne sta bello bello spaparanzato al sole… Ci scherziamo su, ma come si fa a scrivere certe cose? Dov’è l’onestà intellettuale? Dov’è la dignità?
E oltre a tutto questo, il sistema - votando a maggioranza l’interpretazione retroattiva di una norma nuova, contro ogni regola del diritto - sta provvedendo acché le voci libere vengano messe a tacere. Stanno cercando di mandare in bancarotta decine di piccole testate, le sole in grado di garantire la pluralità dell’informazione, così che rimangano solo quelle organiche (che altro non sono se non i lacchè dei banchieri) a fare da scendiletto cantando lodi servili a questo potere tecnocratico e capitalcomunista. Non si pensi che solo perché ancora non si è stati colpiti si possa dormire sonni tranquilli: riguarda tutti e toccherà a tutti se non faremo quadrato.
Area è entrata nel diciassettesimo anno di vita. Ragazzini che hanno cominciato a leggerci in quel lontano 1996 adesso sono padri di bambini che ci auguriamo possano a loro volta essere nostri lettori in futuro. Perché sia possibile, però, perché Area continui ad esser territorio di discussione e di elaborazione, terreno fertile di politica e cultura, abbiamo bisogno del sostegno di tutti: abbonamenti, presentazioni, proposte. In parole povere: movimentare tutte le energie possibili.
A tutti voi, a tutti noi, l’augurio per il 2012 è lo stesso di sempre, l’unica cosa che da sempre chiediamo al Cielo: mantienici forti e degni per combattere ogni giorno la nostra buona battaglia.
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