Nessuna sorpresa: la palla passa al Parlamento. La decisione con la quale la Corte costituzionale ha dichiarato inammissibili i quesiti referendari per l’abrogazione del ‘porcellum’ – una legge dalla “pelle dura”, prendendo a prestito una colorita ed efficace espressione del senatore Lauro – era nell’aria. Così come era prevedibile, anche se non giustificabile, l’attacco frontale Di Pietro alla Consulta e al Capo dello Stato. Un attacco censurato dallo stato maggiore del Pd, ma non da alcuni suoi esponenti come il vice capodelegazione del partito di Bersani al Parlamento europeo, Andrea Cozzolino, che si sarebbe aspettato dai giudici costituzionali “maggiore coraggio”. Nulla di nuovo: anche in materia di legge elettorale la sinistra procede in ordine sparso con poche idee ma confuse. E il dispiacere ostentato da Bersani per la bocciatura di un referendum che, secondo l’Idv, non ha neanche firmato personalmente ne è una prova eloquente, al limite del ridicolo.
Eppure è tempo che il ‘porcellum’ passi alla storia, per lasciare il posto non solo ad una nuova legge elettorale ma anche a una ridefinizione dell’architettura costituzionale dello Stato. Sono queste le riforme che spettano alla politica e che non ammettono ulteriori ritardi. Sintetizzando le parole del presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, “tocca ora al Parlamento fare una legge che consenta ai cittadini di scegliere sia il governo che i parlamentari”. E’ questo l’effetto politico della decisione della Consulta. E, come sostiene Renato Brunetta, “da oggi il Parlamento non ha più alibi, è su di esso che grava intera la responsabilità di quelle riforme che tutti dicono improcrastinabili”. La scelta del bipolarismo, che ha rappresentato una parte significativa della rivoluzione politica seguita alla discesa in campo del Cav, va ribadita e, semmai, potenziata. “La storia di questi ultimi vent’anni – ricorda saggiamente Renato Brunetta – ci dimostra che la riforma della legge elettorale è necessaria ma non sufficiente”. E secondo l’ex ministro “è indispensabile intervenire direttamente sulla Costituzione e trasformare la tendenza pluridecennale al presidenzialismo di fatto in un sistema equilibrato di presidenzialismo formalmente regolato”. Non c’è dubbio che i cittadini vogliano decidere oltre chi li rappresenta anche e soprattutto chi li governa. Ed è in questa direzione che va attivato un percorso riformista che non può non vedere, per storia e credibilità, il Pdl impegnato in prima fila.
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