Cos’è, cosa prevede, come modificherà la nostra esistenza il trattato di stabilità tanto caro alla Merkel. Tutte le difficoltà che i Piigs incontreranno nel sottostare a questo patto e come uscirne. L’atto internazionale entrerà in vigore dal 1 gennaio 2013 se almeno 12 dei 25 paesi che lo hanno sottoscritto lo ratificheranno. A breve il Parlamento italiano srà chiamato alla ratifica
di Francesco Filini
ROMA – Oltre a quello che istituirà il Meccanismo Europeo di Stabilità (dei mercati finanziari a discapito dei popoli, aggiungiamo noi), il Parlamento italiano sarà presto chiamato alla ratifica di un altro trattato europeo di cui – a differenza dell’ESM – si sente spesso parlare nei mezzi d’informazione canonici, anche se in maniera superficiale e soprattutto confusa: stiamo parlando del famigerato Fiscal Compact tanto caro alla Merkel, che da qualche mese a questa parte non fa altro che ripetere, come fosse un disco rotto, ai paesi “P.I.I.G.S.” quella parolina che riassume perfettamente il significato del nuovo trattato: rigore!
L’ABC DEL FISCAL COMPACT – Ma cos’è questo Fiscal Compact? Cosa prevede? Come modificherà la nostra esistenza? Prima di rispondere a queste domande c’è da ribadire ancora una volta che tutte queste misure urgenti che la tecnofinanza europea sta imponendo agli stati membri servono a garantire la stabilità dell’euro, ovvero della moneta che rappresenta la nuova ideologia, la nuova religione del terzo millennio: un dogma che non può essere messo in discussione, anche se sta distruggendo l’Europa dei popoli. Il Fiscal Compact, anche conosciuto come Patto di bilancio o Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell’unione economica e monetaria, è un atto internazionale che entrerà in vigore dal 1 Gennaio 2013 se almeno 12 dei 25 paesi che l’hanno sottoscritto l’avranno ratificato tramite i rispettivi parlamenti. Attualmente sono 9 i paesi che già hanno votato la ratifica del trattato: Danimarca, Grecia, Irlanda, Lettonia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Svezia. Mancano all’appello – tra gli altri – Francia, Germania e Italia.
UN FUTURO DI MANOVRE LACRIME E SANGUE – In soldoni, il Fiscal Compact prevede che i paesi aderenti riducano il proprio debito pubblico portandolo al 60% del PIL e che il rapporto deficit/PIL rimanga sotto il 3% annuo, in caso contrario partiranno delle sanzioni nei confronti dei paesi che non rispetteranno i vincoli fiscali. L’Italia ha un debito pubblico che, grazie alle manovre di Mr. Monti e dei suoi degni compari, ha superato abbondantemente la soglia del 120% rispetto a quanto la nazione produce. Per arrivare ai parametri imposti dalla Germania nel Fiscal Compact saremo costretti a tagliare il nostro rapporto debito/PIL del 3% ogni anno per 20 anni. Come si fa a ridurre il deficit? Semplice, basta tagliare e nello stesso tempo imporre manovre aggiuntive di oltre 40 miliardi l’anno, ovvero mettere nuove tasse e al tempo stesso mettersi a produrre per favorire la crescita. Ecco come cambierà la nostra vita il nuovo trattato: nuove lacrime e sangue.
MISSIONE IMPOSSIBILE – C’è però un “piccolo” problema a cui si sfugge, lo stesso problema che un tale Arthur Laffer spiegò a un tale Ronald Reagan all’inizio del suo mandato nel 1980: se togli i soldi ai cittadini con una tassazione eccessiva, questi non avranno fisicamente la liquidità per gli investimenti e di conseguenza, lavorando di meno, contribuiranno di meno. Questo semplice principio economico viene spiegato in tutte le università del mondo a tutti gli studenti di economia ed è conosciuto come “curva di Laffer”. Quindi è facile pensare che i vincoli di bilancio non consentiranno alcuna crescita e che di conseguenza sarà impossibile ridurre il rapporto debito/PIL. Se ci si aggiunge che con l’entrata in vigore dell’ESM dovremo indebitarci per versare i 125 miliardi che poi l’Esm ci ripresterà imponendoci le misure di politica economica, gli obiettivi che “Angelona” vuol farci raggiungere sono matematicamente impossibili. E questo i tecnici lo sanno benissimo. Mr. “Goldman” Mario Monti e la pletora di professori e banchieri al suo seguito, conoscono bene la curva di Laffer, probabilmente l’avranno insegnata a migliaia di studenti. Solo un folle può pensare che l’attuale Presidente del Consiglio non sia consapevole di tutto ciò. Con tasse e recessione come sarà possibile garantire la puntualità dei pagamenti? Tranquilli, l’Italia è un paese ricco di risorse: basta svenderle e siamo a posto. Fanno gola alla finanza internazionale le italiane Eni, Enel, Finmeccanica, Poste etc.., presto ce le toglieranno insieme a tutte le municipalizzate: la distorsione neoliberista del capitalismo mondiale ha assunto, nell’Europa in mano ai banchieri, i tratti di un neocolonialismo di stampo tedesco.
UNA SOLUZIONE? LA SVENDITA – La paura è che la svendita dei nostri beni non sia sufficiente a placare la cupidigia della “lupa finanziaria” che, per dirla con le parole del Sommo poeta “ha natura sì malvagia e ria, che mai non empie la bramosa voglia, e dopo ‘l pasto ha più fame che pria.“ I nuovi trattati internazionali sono destinati a cancellare lo Stato sociale, alla privatizzazione di ogni servizio, allo stradominio delle èlite finanziarie e bancarie sui popoli. Se ci si aggiunge che gli organismi che prenderanno le decisioni saranno sempre più avulsi da qualsiasi tipo di controllo e che i vertici saranno sempre più emanazione diretta della finanza internazionale, la dittatura è l’unico futuro che è possibile intravedere all’orizzonte.
I trattati ESM e Fiscal Compact devono ancora essere ratificati, la politica è commissariata ed è sotto il ricatto dello spread, di speranze ce ne sono davvero poche. Abbiamo comunque il dovere morale di informare più persone possibili, iniziando dai deputati e dai giornalisti: la nostra libertà è a rischio insieme alla nostra cultura e alla nostra civiltà. Che i nostri padri ci perdonino se rimaniamo inerti di fronte un simile scenario, perché i nostri figli non lo faranno.
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