Giuseppe Santostefano |
Il
governo antifascista Rumor, nel luglio del 1970, decise di spostare lo storico
capoluogo della Regione Calabria da Reggio a Catanzaro assegnando ad essa la
sede dell’Assemblea Regionale. I sindacati e i partiti politici cittadini,
tranne il Partito Comunista Italia e il Partito Socialista Italiano, diedero
vita ad una rivolta popolare, organizzando per il giorno 15 luglio uno sciopero
generale. Alcuni manifestanti, radunati davanti alla Prefettura, furono subito
caricati dalle Forze di Polizia. I primi feriti. Nel giro di poche ore la città
di Reggio Calabria fu completamente bloccata e isolata. Erette le prime
barricate all’imbocco delle strade statali e autostrade. Numerosi ferrovieri
aderirono allo sciopero, abbandonando i convogli in maniera tale che nessun
treno potesse proseguire la corsa. La stessa sera, poco prima della mezzanotte,
i carabinieri ritrovarono in via Logoteta, una traversa di Corso Garibaldi, il
cadavere di Bruno Labate, operaio e frenatore delle Ferrovie dello Stato,
iscritto al sindacato Cgil. Il primo caduto della rivolta di Reggio. Il
sindaco, Pietro Battaglia, fu costretto a tirarsi indietro, consegnando al
Movimento Sociale Italiano la guida dei rivoltosi e dare continuità alla
rivolta contro un regime definito nemico del popolo reggino. Il 17 settembre
dello stesso anno, le Forze di Polizia assaltarono il quartiere Sbarre,
roccaforte dei “Boia chi Molla” guidati dal sindacalista della Cisnal Ciccio
Franco. Arrestato e deportato nel carcere di Bari. Un altro reggino, Angelo
Campanella, quarantacinque anni, autista dell’azienda Municipale di trasporti e
padre di sette figli, fu colpito mortalmente da un proiettile sparato dalle
Forze di Polizia mentre rientrava a casa. Solo nel marzo del 1971, grazie ai
rastrellamenti e alle perquisizioni a tappeto, le Forze di Polizia riuscirono a
portare l’ordine in città. Alle elezioni politiche del 1972, i reggini,
votarono in blocco il Movimento Sociale Italiano eleggendo Ciccio Franco
Senatore. A distanza di un anno, dal trionfo del partito di Giorgio Almirante,
i comunisti diedero un segnale della loro presenza politica assassinando uno
dei più attivi sindacalisti della Cisnal, Giuseppe Santostefano. Il 31 luglio
del 1973, durante un comizio del Partito Comunista Italiano, Giuseppe
Santostefano, cinquant’anni anni, fu aggredito violentemente da un gruppo di
militanti della sinistra extraparlamentare. Morì poche ore dopo in ospedale
senza mai riprendere conoscenza. La sua morte sancì la definitiva sconfitta per
la città di Reggio.
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