di Roberto Tortoli *
Uno degli obiettivi principali della politica comunitaria è un uso più efficiente delle risorse, al fine di ridurne le ripercussioni negative sull’ambiente e sulla salute nell’intero ciclo di vita.
Questo approccio, per una più razionale gestione di tutti i materiali e le risorse naturali nel corso del loro ciclo di vita, si applica anche alla gestione dei rifiuti ed è stato ribadito in diversi documenti comunitari.
La tabella di marcia per un uso efficiente delle risorse, contenuta nella Comunicazione della Commissione europea del 20 settembre 2011 (COM2011 571 def), dedica uno spazio importante al riutilizzo, nell’ambito dei processi produttivi, di materie prime scartate come rifiuti attraverso il riciclo e il recupero secondo una logica di uso efficiente delle risorse nel loro ciclo di vita.
Ogni anno nell’Unione europea in media solo il 40% dei rifiuti solidi viene riutilizzato o riciclato, il resto è messo in discarica o è destinato all’incenerimento.
L’Unione europea si è posta un obiettivo ambizioso che è quello di addivenire nel 2020 alla completa gestione del rifiuto come risorsa e per far questo adotterà una serie di iniziative nei prossimi anni che punteranno sempre più sul riutilizzo e il riciclaggio.
Ricordo che con l’adozione della direttiva quadro sui rifiuti 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio è stato introdotto il concetto di “ciclo di vita” nella gestione dei rifiuti – considerati come risorse e non come materiali di scarto – ed è stata definita la cosiddetta “gerarchia dei rifiuti” privilegiando azioni di prevenzione, riutilizzo, riciclaggio e recupero, considerando lo smaltimento in discarica come soluzione residuale.
La direttiva comunitaria è stata recepita dall’Italia con il decreto legislativo n. 205 del 2010 che ha modificato il Codice ambientale introducendo nell’ordinamento interno, tra gli altri, il concetto di “sottoprodotto”, “cessazione della qualifica di rifiuto” (cosiddetto end of waste). Nell’ottica di perseguire le priorità nella gerarchia dei rifiuti sono previsti alcuni obiettivi, tra i quali quello di assicurare il 65% della raccolta differenziata entro il 31 dicembre 2012, un obiettivo che difficilmente sarà perseguibile entro tale data.
Il recepimento della normativa comunitaria ha determinato un nuovo approccio nella politica nazionale in materia di rifiuti, passi importanti sono stati fatti ma molto resta da fare se si pensa all’incidenza delle procedure di infrazione in materia di rifiuti che tuttora rappresentano il 20 per cento di quelle relative al settore ambientale complessivamente considerato.
Tra le azioni principali su cui puntare occorre, pertanto, per un verso ridurre lo smaltimento in discarica e, per l’altro, aumentare la raccolta differenziata che registra ritardi in alcune aree del Meridione.
La Commissione ambiente della Camera, di cui sono vicepresidente, ha avuto modo di evidenziare la necessità di insistere su queste azioni in occasione dell’esame della relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni concernente la strategia tematica sulla prevenzione e il riciclaggio dei rifiuti (COM(2011)13 definitivo), a conclusione della quale è stato approvato un documento conclusivo il 22 giugno dell’anno scorso.
Il Parlamento è sempre più attento all’esame dei documenti comunitari e questo, a mio avviso, è fondamentale perché occorre intervenire sempre più nella fase ascendente delle politiche comunitarie.
L’importanza di una gestione razionale dei rifiuti può avere effetti positivi nella fornitura di materie prime, nella produzione di energia e nella creazione di nuovi posti di lavoro.
Di fronte alla crescente dipendenza dell’Unione europea dall’importazione di materie prime da Paesi terzi le politiche in materia di rifiuti possono contribuire allo sviluppo dei mercati delle materie prime secondarie.
Per quanto riguarda la creazione di posti di lavoro è particolarmente significativa la valutazione della Commissione europea secondo cui il riciclo del 70 per cento dei rifiuti a livello di UE assicurerebbe la creazione di 500 mila nuovi posti di lavoro.
Per questo, nel difficile momento che stiamo vivendo è strategico puntare ad una corretta gestione dei rifiuti, che rappresenta una grande opportunità, perché, oltre a ridurre le ripercussioni negative sull’- ambiente, può avere ricadute benefiche sull’economia
Per garantire il successo di questa strategia sarà fondamentale il coinvolgimento della società civile e questo andrà tenuto presente nell’adozione delle politiche future.
* Vicepresidente Commissione Ambiente Camera dei Deputati.
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