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sabato 9 giugno 2012

Proprietà della moneta: una legge ferma al Senato da 16 anni!


La moneta unica è un’anomalia. Una norma che risolverebbe la crisi da indebitamento giace in Senato da ormai 16 anni. Due articoli, semplici e diretti, mettono nero su bianco un principio che dovrebbe essere ovvio e dal valore morale indissoluto: la moneta è un pezzo di carta che che acquisisce valore per effetto di una convenzione tra i cittadini e come tale appartiene agli stessi che la accettano come mezzo di scambio


di Francesco Filini.

ROMA – Il 18 Dicembre del 1996 i senatori Monteleone, Magliocchetti, Marri, Bonatesta, Mulas e Bevilacqua consegnavano al Presidente del Senato Nicola Mancino un disegno di legge molto semplice, composto di appena due articoli: Art. 1. La moneta all’atto dell’emissione nasce di proprietà dei cittadini italiani e va accreditata dalla Banca centrale allo Stato; Art. 2. Ad ogni cittadino é attribuito un codice dei redditi sociali mediante il quale gli viene accreditata la quota di reddito causato dalla emissione monetaria e da altre eventuali fonti di reddito.

PRINCIPIO SEMPLICE MA EFFICACE – Semplici e diretti, mettono nero su bianco un principio che dovrebbe essere ovvio e naturale: la moneta è un pezzo di carta che acquisisce valore per effetto di una convenzione tra i cittadini e come tale appartiene ai cittadini stessi che la accettano come mezzo di scambio.

IL CONTESTO STORICO – Siamo negli anni in cui la Banca d’Italia emette le lire attraverso dei biglietti di banca totalmente privi di garanzia (essendo stata abolita la riserva aurea e il Gold Standard nel 1971 dalla fine degli accordi di Bretton Woods), creandoli dal nulla e prestandoli ad interesse al sistema bancario ed economico dell’intera Nazione. Di fatto un ente privato che svolge una funzione pubblica si arroga il diritto di prestare ad interesse i simboli di valore creati, ritenendosi quindi proprietaria della carta-moneta circolante. Il deputato di Alleanza Nazionale Nicola Pasetto rivolse il 17 Marzo 1995 un’interrogazione al Ministro del Tesoro per sapere “se non intendesse promuovere una riforma legislativa diretta a definire la moneta un bene reale conferito, all’atto dell’emissione, a titolo originario di proprietà di tutti i cittadini appartenenti alla collettività nazionale italiana, con conseguente riforma dell’attuale sistema dell’emissione monetaria, che trasforma la banca centrale da semplice ente gestore ad ente proprietario dei valori monetari”. Rispose il Sottosegretario di Stato Carlo Pace, confermando quello che già il sottosegretario del Tesoro Vegas disse l’anno precedente rispondendo ad un’altra interrogazione posta dai Senatori Natali e Orlando (rispettivamente AN e Rifondazione Comunista): è errato affermare che la proprietà della moneta fosse della Banca d’Italia. Due risposte in linea che confermano l’ambiguità su questo tema: se non è della Banca d’Italia, la moneta di chi è? Dello Stato? Perché sui biglietti c’è la firma del Governatore e la sigla dell’Istituto di palazzo Koch?

IL VERO PROPRIETARIO È IL CITTADINO – Come spiega bene l’ex Procuratore Capo della Repubblica presso la Corte d’Appello di L’Aquila Bruno Tarquini nel suo libro “La Banca, la Moneta, l’Usura”, la moneta all’atto dell’emissione non può non avere, come tutti i beni mobili, un proprietario. E senza sapere chi è il proprietario è impossibile stabilire chi sia il creditore e chi è il debitore. I senatori che nel 1996 presentavano il disegno di legge, volevano che fosse sancito una volta per tutte che i pezzi di carta che servono a favorire gli scambi devono essere di proprietà esclusiva dei cittadini che per effetto di una convenzione (legge che istituisce il corso forzoso della moneta) fanno sì che la moneta acquisisca valore.

DI CHI È L’EURO? – Questo principio doveva valere per la lira ieri e dovrebbe valere per l’euro oggi. L’euro è una divisa anonima e la BCE sostiene di esserne proprietaria, anche se non sa dire su quale principio si basa quest’affermazione, visto che non è mai stato stabilito da nessun trattato o nessuna legge. C’è un’enorme buco normativo, è una questione giurisprudenziale e filosofica che deve essere risolta, essendo questa l’origine del sistema di indebitamento. È ormai risaputo che la BCE con Mario Draghi ha messo a disposizione del circuito bancario europeo, tramite un’operazione di politica monetaria chiamata LTRO (Long Term Refinancing Operation), circa 1000 MLD, di cui ben 139 sono destinati all’Italia. Un’iniezione di liquidità che secondo gli eurocrati dovrebbe aiutare la ripresa: le banche prendono in prestito i denari emessi da Draghi (con un tasso di favore che, secondo le recenti notizie dovrebbe arrivare addirittura allo 0,25 %!) e a loro volta fanno quello che fanno tutte le banche: prestano a tassi di interesse assai maggiori gli stessi soldi agli stati (acquistando titoli del debito con saggi che vanno dal 4 all’8 %) e a privati (11-14 %). Ma nessuno si chiede mai da dove abbia preso quella ingente somma che indebita a cascata tutto il sistema economico sin dall’origine: Mr. Draghi l’ha creata dal nulla, esattamente come fanno tutte le banche centrali dell’occidente democratico. Ad oggi i 1000 MLD della LTRO rappresentano 1000 MLD di debiti a cui bisogna aggiungere gli interessi.

BUCO NORMATIVO DA SANARE – Se non si sana questo enorme buco normativo stabilendo che la proprietà della moneta deve appartenere al popolo, sarà impossibile uscire dalla crisi semplicemente perchè a queste condizioni è impossibile ripagare qualsiasi tipo di debito. La soluzione c’è già, è composta da 2 articoli e poche righe. Dopo 16 anni di ritardo e di silenzio, il Senato e la Camera dei Deputati abbiano almeno il coraggio di discutere su questo tema. Il tempo è già scaduto.

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