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giovedì 14 giugno 2012

A PROPOSITO DI "FROCI"... E STAVOLTA SPARO A ZERO!



Il recente battibecco a distanza tra Cecchi Paone e Cassano ha riportato l'attenzione sull'omosessualità. A più di 24 ore dal giorno in cui sono state pronunciate e alla vigilia di una partita da dentro fuori per la nostra nazionale, si possono ancora sentire gli strascichi di una polemica che va avanti ormai da anni.

Lasciatemelo dire: non ne posso più ! Sono nauseato dalle risposte ipocrite e delle reazioni indignate che provengono da chi vorrebbe fare dell'omosessualità una questione di principio, una battaglia di civiltà. Ormai non si può più dire- come detto da Cassano- che non te ne importa nulla dell'esistenza dei "froci", (termine dialettale, si badi bene, non dispregiativo), e che, se esistono, sono problemi loro. Vi immaginate se il genio di Bari vecchia, anziché parlare di gay, avesse parlato che so, di feticisti o di "sadomasochisti"? Nessuno avrebbe detto nulla. Invece, di omosessuali devi per forza interessarti, prendertene cura, difenderli a spada tratta e coccolarli, nemmeno stessimo parlando di gente indifesa ed oppressa, a cui è proibito qualcosa. Devi spendere parole melliflue e politically correct. Devi dire che ti farebbe piacere avere un gay come vicino di casa, uno allo sportello della posta, uno dal meccanico, uno in edicola e uno dal tabaccaio, e che ti piacerebbe vederne decine di coppie al parco pubblico, al ristorante e al cinema, magari con un bimbo, (ovviamente procreato da una famiglia naturale!), al loro seguito. Perché si sa, i gay sono multicolor, sono dolci e simpatici, rompono lo stereotipo dell'uomo rude e virile, sono comprensivi e sensibili. Mica come tutti gli altri omacci eterosessuali, ridotti ormai ad ex uomini normali. Quelli sì che sono volgari, malati e deviati! Quelli pensano solo alla gnocca e al calcio; sono incapaci di provare amore, nobili sentimenti e un istinto paterno; non rappresentano il futuro e la speranza della Nazione, anzi l'appestano con i loro rutti da osteria e i loro "camerateschi" peti. Roba poco fine!

A questo punto siamo arrivati, cari miei, a forza di tutelare le "categorie svantaggiate", (ma de che?), a furia di gay pride e di trasmissioni TV e radiofoniche in cui si fa sempre più spesso "outing". Siamo giunti al sovvertimento tra normale e deviante, tra naturale e innaturale; siamo giunti alla dittatura del pensiero, all'obbligo di dover dire questo piuttosto che quest'altro. Mi ribello a tutto questo. Rivendico la mia libertà di poter chiamare un gay "frocio" o "finocchio" e di fare tutta l'ironia che mi pare e piace, nonché di dire che mai e poi mai vorrei un figlio o una figlia omosessuale. Difendo il diritto alla mia sana e naturale eterosessualità, nonché a dire che dei gay e delle loro scelte di vita non me ne frega un cazzo! Tutelo la mia morale e la mia etica, così diverse da quelle della massa, che mi dettano precetti e convinzioni che nessuno si deve permettere di giudicare o, peggio, di mettere all'indice. Non ne posso più di sentirmi dire cosa devo affermare, cosa devo pensare e in cosa devo credere da presentui intellettuali e da veri e propri borghesucci radical-chic, buoni solo a frequentare i salottini buoni del Paese e a dire agli altri come dovrebbero stare al mondo. Pretendo la mia autonomia di pensiero, la mia libertà di parola. Vi sta bene? Mi fa piacere. Non vi  sta bene? Amen. Lanciatemi tutti gli epiteti che volente e attaccatemi tutte le etichette che credete; tanto saranno sempre più onorevoli degli epiteti e delle etichette in cui vi identificate voi, falsi moralisti e ipocriti benpensanti. E' proprio il caso di dirlo: se non vi sta bene, "annate a pijavvela nder culo", come dicono a Roma. Tanto non vi offendete, né vi formalizzate; tanto fa chic e progresso, no?

di Roberto Marzola.

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