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sabato 5 maggio 2012

5 Maggio 1981 - In Ricordo di Bobby Sands.


“Io difendo il diritto divino della nazione irlandese all'indipendenza sovrana, e credo in essa, così come credo nel diritto di ogni uomo e donna irlandese a difendere questo diritto con la rivoluzione armata.”


Bobby Sands, martire della lotta  irlandese morto trentuno anni fa in seguito ad uno sciopero della fame contro l’ assenza di diritti per i detenuti irlandesi e la repressione inglese nella sua  Terra.
Ricordare Sands rappresenta ancora oggi un  limpido esempio rivoluzionario di coraggio e di amore. Bobby Sands, cresciuto  nella Belfast delle tensioni e della guerriglia, sfidò l’impero britannico con  un esemplare sciopero della fame, iniziato dai detenuti dell’IRA per ottenere  lo status di prigionieri politici e vedersi riconosciuti i diritti elementari, che portò alla morte di molti loro e fece il giro del mondo. Bobby Sands,  che non arretrò mai dinanzi ai soprusi e alle brutali torture subite nel  Blocchi H del carcere di Long Kesh, raccontò al mondo la sua storia scrivendo  un diario clandestino su dei pezzi di carta igienica fatti uscire con enormi  difficoltà dal temuto penitenziario. Alla sua morte Sands era un parlamentare  di Stormont, eletto democraticamente venticinque giorni prima della sua morte.
La lotta del popolo irlandese per la libertà rappresenta una punta d’orgoglio  e di vitalità nel cuore d’Europa. Rappresenta la volontà di difendere fino alla  fine la propria Terra, la propria identità e la propria gente. Rappresenta la  ferma volontà di resistere a tutto pur di ottenere il diritto di esprimersi, di  essere riconosciuti, di conquistare ciò che ci appartiene. Rappresenta la forza  di saper dare l’esempio, di saper lanciare un segnale e un grido di libertà,  senza ipocrisie e buonismi, che possa rompere il muro di omertà imposto dai  potenti. Bobby Sands rappresenta la certezza che tutto è possibile per chi  crede che la propria idea e la sorte del proprio Popolo siano più importanti  della vita stessa.

«Sono un prigioniero politico perché sono l’effetto di una guerra perenne che il popolo irlandese oppresso combatte contro un regime straniero, schiacciante, non voluto, che rifiuta di andarsene dalla nostra terra». Scrive questo, Bobby Sands, descrivendo il cinico governo britannico dell’allora primo ministro Margaret Thatcher. Arrestato per un attacco dinamitardo a Dunmurry, nella contea di Antrim venne condannato ed imprigionato nel settembre del 1977 nel famigerato Blocco H del penitenziario di Long Kesh. I blocchi H sono l’emblema della repressione inglese su quel pezzo di isola verde, dell’ostinazione con cui la Gran Bretagna pretendeva il possesso di quelle sei contee.
Le proteste organizzate da Sands, divenuto presto “officer commanding dell’IRA” nei Blocchi H, non avevano come fine la liberazione dei prigionieri, ma il riottenimento dello status di «prigionieri politici », lo «Special Category » che gli inglesi avevano abolito per tutti i crimini commessi dopo il 1 marzo 1976. Rifiutandosi di essere considerati come criminali comuni, loro che ritenevano di aver combattuto per la libertà del proprio paese, con la blanket protest (”protesta delle coperte”) si rifiutarono di indossare l’uniforme del carcere scegliendo di vivere nudi, con solo delle coperte per coprirsi. Con la dirty protest (”protesta dello sporco”) furono costretti a vivere circondati dei loro escrementi, e ad urinare sotto le porte. Presto il penitenziario di Long Kesh divenne un vero e proprio campo di battaglia alla stregua delle strade di Belfast e Derry: da una parte i prigionieri di guerra, i POWs, e dall’altra i secondini, simbolo dell’establishment britannico.

Dopo più di 4 anni di vita in condizioni disumane, iniziò il primo sciopero della fame guidato da Brendan Hughes che, con altri sette detenuti, digiunarono per 53 giorni fino a quando decisero di terminarlo per le condizioni precarie di uno di loro e per le pressanti promesse del governo britannico. Ottenuta la fine dello sciopero della fame, incuranti della parola data, gli inglesi non rispettarono le promesse fatte e non portarono a termine nessuno dei cambiamenti annunciati.

Nel 1981 Sands iniziò il secondo sciopero della fame. Fu il primo fra gli hunger strikers detenuti negli H-Blocks ad auto-sacrificarsi, offrendo la propria vita alla causa repubblicana. Poco dopo l’inizio dello sciopero, Frank Maguire, membro del parlamento britannico morì. Si svolse quindi un’elezione suppletiva che Sands, ancora detenuto, vinse contro il candidato del Partito Unionista dell’Ulster. Ma il governo britannico cambiò la legge, introducendo il Representation of the People Act, emendamento che proibì ai prigionieri di partecipare alle elezioni, e che prevedeva che un detenuto potesse essere eletto solo dopo cinque anni dalla fine della pena. Tre settimane dopo, verso l’una di notte del 5 maggio 1981, all’età di 27 anni, Sands cessò la sua battaglia e morì nell’ospedale della prigione per aver digiunato per 66 giorni. Altri nove uomini morirono dopo Bobby Sands tra il maggio e l’agosto dello stesso anno.

In centomila parteciperanno al funerale di Sands, ragazzo dal volto gentile, eroe della causa nordirlandese che con disinteressata e stoica determinazione è diventato esempio per molti. Insieme a Bobby Sands, e alla sua capacità di sacrificare la propria vita per un ideale, altri uomini lottarono e morirono; diventando punto di riferimento per generazioni di giovani europei. Bobby Sands concludeva il suo diario, tenuto per i primi diciassette giorni di sciopero della fame, con queste parole: «Se non sono in grado di uccidere il tuo desiderio di libertà, non potranno spezzarti. Non mi spezzeranno perché il desiderio di libertà, e della libertà della popolazione irlandese, è nel mio cuore. Verrà il giorno in cui tutta la gente d’Irlanda potrà mostrare il suo desiderio di libertà. Sarà allora che vedremo sorgere la luna».

 A sua Maestà e ai suoi soldati, va ricordato che in Irlanda del Nord non sono stati ancora concessi pieni  diritti agli irlandesi e che il martirio di Bobby sarà sempre una macchia  indelebile nella loro coscienza”.


“Non c’è nulla nell’intero arsenale militare inglese che riesca ad annientare  la resistenza di un prigioniero politico repubblicano che non vuole cedere; non  possono e non potranno mai uccidere il nostro spirito.”

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