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mercoledì 9 maggio 2012

Di chi è l’euro?



Prendiamo una domanda, quella che potrebbe sembrare la più banale ma che a nessuno di noi è mai venuta in mente di fare: ma l’euro di chi è? Ecco, prendiamo questa domanda ora, mentre assistiamo al tramonto dell’Europa, alla trasformazione della democrazia in finzione e al trionfo dei manipolatori della moneta. Proviamo a farla ora questa domanda, visto che non abbiamo più molto da perdere, imprigionati come cavie nei laboratori dove la tecno-finanza crea, sulla pelle dei cittadini, gli esperimenti sociali per garantirsi la sopravvivenza. Allora, l’euro di chi è? O meglio, per essere più precisi, le banconote che emette la Bce (la Banca Centrale Europea) a chi appartengono?
La domanda sulla natura giuridica dell’euro non è di poco conto. L’intero sistema si regge su un meccanismo in cui la Bce si appropria del valore nominale del denaro emesso (il cui costo reale è quasi pari a zero), lo presta alle banche commerciali a tassi assolutamente favorevoli (per esempio all’1% delle ultime due aste battute da Draghi per un totale di circa 1000 miliardi) e queste ultime lo prestano a loro volta agli Stati (acquistando titoli di debito pubblico al 5-6%) o alle famiglie e alle imprese a tassi 10 volte superiori.
Emettere moneta genera dei redditi (i cosiddetti “diritti di signoraggio”) che appartenevano agli Stati quando erano questi ad avere la sovranità monetaria. Qualche giorno fa sul Financial Times, George Soros, il grande speculatore che nel ’92 costrinse l’allora governatore della Banca d’Italia, Ciampi, all’umiliante sconfitta che bruciò le nostre riserve valutarie ed alzò spaventosamente il costo del denaro (giusto per ricordare quanto sono stati bravi i tecnici), ha confermato che gli Stati “hanno trasferito alla Bce i propri diritti di signoraggio per un valore che ammonta a circa 2000-3000 miliardi di euro”. Una cifra che corrisponde a circa il 35% dell’intero debito pubblico della zona euro e che sembra molto alta per essere semplicemente quel “cuscinetto finanziario” di cui parla Bini Smaghi come parte del capitale economico della Bce. Ecco perché la domanda sulla proprietà dell’euro è importante.
Nel giugno del 2011 Mario Borghezio, il folkloristico eurodeputato leghista, in un’interrogazione parlamentare, l’ha posta al Presidente della Commissione europea per gli Affari Economici e Monetari, Olli Rehn. La risposta non si è fatta attendere. “Le banconote stampate della Bce al momento dell’emissione appartengono all’Eurosistema” che, secondo i trattati ufficiali, è composto dalla BCE e dalle BCN (Banche Centrali Nazionali) dei paesi che hanno introdotto la moneta unica. E inoltre “una volta emesse, sia le banconote che le monete in euro appartengono al titolare del conto” cui vengono addebitate. Il problema è che non sta scritto da nessuna parte che il denaro stampato appartiene all’Eurosistema. Poche settimane fa, un altro eurodeputato, questa volta del PPE, Marco Scurria, ha presentato al solito Olli Rehn un’altra interrogazione chiedendo su quali basi giuridiche si fondassero le affermazioni del Commissario europeo. La risposta sorprendente è stata: “L’articolo 128 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea costituisce la base giuridica per la disciplina dell’emissione di banconote e monete in euro da parte dell’Eurosistema”. Tutto chiaro? Neanche per sogno, per il semplice fatto che l’art. 128 non dice questo. Dice che “la BCE ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote in euro all’interno dell’Unione” e che le banconote emesse “costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nell’Unione”. Ma non dice di chi è la proprietà dell’euro. La questione rimane aperta tanto che il parlamentare di centrodestra è stato costretto a presentare una seconda interrogazione chiedendo alla Commissione di precisare “se la facoltà di emettere banconote corrisponda alla proprietà delle stesse”. Per ora, nessuna risposta. Ma se la Bce non ha la proprietà della moneta emessa, a che titolo la presta? Ciascuno può prestare solo ciò che è suo. Quindi è chiaro che se la Bce non è proprietaria del denaro che stampa, si appropria del suo valore nominale e del diritto di prestarlo (a banche private e non agli Stati) con un atto arbitrario.
Insomma, nel tempo del dominio della moneta in cui qualcuno preferisce uccidere i popoli pur di tenere in vita questo sistema del debito, sembra avere conferma la battuta recentemente fatta da Giulio Tremonti: “la Bce stampa moneta, ma siccome nessun pasto è gratis, tranne forse che per le banche, chi paga? I cittadini”.

Fonte: Il Tempo.

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