“Non ho voglia di vivere a lungo. Quello che potevo fare di buono l’ho già fatto: ho seminato fede e speranza per tanti anni. Ho esortato al coraggio e alla pazienza un popolo che, se avesse avuto pazienza e coraggio, non sarebbe finito così male. Ho diffuso amore per idee buone e semplici. Di più non potrò mai fare. Ed è bene che uomini come me non raggiungano il successo. Degli uomini come me si deve poter dire: era fatto per i tempi duri e difficili, era fatto per seminare e non per raccogliere, era fatto per dare e non per prendere. Vorrei tanto che, quando non ci sarò più, si dicesse di me quello che Dante disse di Virgilio: facesti come colui che cammina di notte, e porta un lume dietro di sé, e con quel lume non aiuta se stesso. Egli cammina al buio, si apre la strada nel buio ma dietro di sé illumina gli altri”
Giorgio Almirante (* Salsomaggiore Terme, 27 Giugno 1914 + Roma, 22 Maggio 1988) |
Nacque a Salsomaggiore Terme il 27 Giugno del 1914 da una famiglia di attori e di origine nobiliare molisana. Visse i suoi primi cinque anni seguendo la famiglia da una città all’altra, ma per alcuni anni si stabilirono a Torino, dove frequentò la scuola elementare “Fontana” e il Ginnasio - Liceo “Gioberti”. Successivamente, Giorgio Almirante, si trasferì con la famiglia a Roma, dove intraprese gli studi universitari presso la facoltà di Lettere e come cronista praticante presso “Il Tevere”, quotidiano fascista diretto da Telesio Interlandi. Nel 1937, conseguita la laurea e l’abilitazione all’insegnamento di materie classiche nelle scuole medie e nei licei, Giorgio Almirante, entrò nel giornalismo professionale nel 1938 collaborando con una nuova rivista “La difesa della razza”. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e l’entrata in guerra dell’Italia, Giorgio Almirante, arruolato come sottotenente di complemento di fanteria in Sardegna, si offrì volontario per il fronte dell’Africa settentrionale diventando corrispondente di guerra fino al 1941 ottenendo la croce di guerra al valor militare e poi rioccupando il posto di caporedattore de “Il Tevere”. La mattina del 26 luglio 1943, con l’arresto di Benito Mussolini e la caduta del Governo Fascista, fu allontanato dalla redazione e nell’agosto fu richiamato alle armi. Con la notizia dell’armistizio di Cassibile dell’8 settembre, e con l’esercito allo sbando, fu costretto ad arrendersi con l’onore delle armi alle truppe tedesche e tornò a Roma come uomo libero. Quando Benito Mussolini, dalla radio di Monaco di Baviera, annunciò la nascita della Repubblica Sociale Italiana non esitò a presentarsi alla caserma della centoventesima legione della Mvsn per essere arruolato nella costituenda “Guardia Nazionale Repubblicana”. Il suo primo incarico fu la direzione del servizio intercettazioni radio, servizio particolarmente importante anche per altri Ministeri della Repubblica, e poi fu nominato capo gabinetto del Ministro della Cultura Popolare. Il 28 aprile 1945, quando Benito Mussolini e la sua compagna Claretta Petacci, furono fucilati a Dongo, Giorgio Almirante entrò in clandestinità fino al settembre del 1946 spostandosi tra le città di Milano, Torino e Roma. Nell’autunno del 1946 partecipò prima, alla fondazione dei “Fasci di Azione Rivoluzionaria”, e poi nel dicembre dello stesso anno, con i reduci della Repubblica Sociale Italiana, a Roma, alla riunione costitutiva del Movimento Sociale Italiano ricoprendo la carica di responsabile della segreteria organizzativa. Nel 1947, Giorgio Almirante, organizzò le prime uscite pubbliche del movimento e fu eletto in Parlamento fin dalla prima legislatura e sempre rieletto alla Camera dei Deputati. Il battesimo elettorale avvenne nell’aprile del 1948, quando il Movimento Sociale Italiano ottenne il due per cento alla Camera dei Deputati e lo zero e ottantanove per cento al Senato della Repubblica. Nel 1950, Giorgio Almirante, fu messo in minoranza, e la direzione del partito fu affidata prima a De Marsanich, fino al 1954, e poi ad Arturo Michelini fino al 1969 in seguito alla sua morte. Rinominato Segretario Nazionale all’unanimità, Giorgio Almirante, diresse le sorti del partito fino al giugno del 1987 in concomitanza con la sua ultima campagna elettorale, facendo poi spazio al giovane Segretario del Fronte della Gioventù, il trentacinquenne e traditore Gianfranco Fini. Proprio in quegl’anni, grazie alle sue abili strategie politiche e soprattutto alle sue grandi capacità oratorie, portò il partito non solo a diffondersi su tutto il territorio nazionale ma anche a raggiungere un risultato storico nelle elezioni politiche del 1972 con l’otto e sette per cento alla Camera dei Deputati e il nove e due per cento al Senato della Repubblica, eleggendo rispettivamente cinquantasei Deputati e ventisei Senatori. Nel gennaio del 1988, con la successione di Gianfranco Fini, l’ex Segretario Nazionale, Giorgio Almirante, fu nominato “Presidente Morale” per acclamazione della maggioranza del comitato centrale. Ma la sua carica durò solo quattro mesi a causa delle sua condizione di salute precarie, costringendolo ad un primo ricovero a Villa del Rosario, poi ad un intervento chirurgico a Parigi e infine altri due ricoveri sempre presso Villa del Rosario dove la domenica del 22 Maggio 1988 alle ore dieci morì per emorragia cerebrale. Ai funerali, che si tennero il 24 maggio, nella chiesa di Sant’Agnese in Agone, in Piazza Navona, migliaia di militanti accorsero per l’ultimo saluto. Persino membri del Partito Comunista Italiano si recarono presso la camera ardente per rendere un ultimo omaggio. Giorgio Almirante fu sepolto nel cimitero di Verano in un sepolcro donato dal Comune di Roma.
“Noi siamo caduti e ci siamo rialzati parecchie volte. E se l'avversario irride alle nostre cadute, noi confidiamo nella nostra capacità di risollevarci. In altri tempi ci risollevammo per noi stessi, da qualche tempo ci siamo risollevati per voi, giovani, per salutarvi in piedi nel momento del commiato, per trasmettervi la staffetta prima che ci cada di mano, come ad altri cadde nel momento in cui si accingeva a trasmetterla.”
CAMERATA GIORGIO ALMIRANTE, PRESENTE!
“La Destra o è coraggio o non è, è libertà o non è, è nazione o non è, così vi dico adesso, la Destra o è Europa o non è. E vi dico qualcosa di più: l'Europa o va a Destra o non si fa.”
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