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giovedì 31 maggio 2012

Marò: concessa la libertà su cauzione.



L’Alta Corte del Kerala ha concesso la libertà dietro cauzione ai marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. I due fucilieri del San Marco verranno trasferiti all’ambasciata italiana a New Delhi. Fra le condizioni poste dl giudice per l’applicazione della misura vi è il deposito di dieci milioni di rupie (143.000 euro) per ciascun marò e la designazione per loro di due garanti indiani. Inoltre, Latorre e Girone non dovranno lasciare il Kerala per essere disponibili per il processo. Sostenendo la richiesta di concessione della libertà dietro cauzione, i legali dei marò avevano assicurato che gli imputati “non avrebbero abbandonato il paese, né cercato di manomettere le prove o di intimidire i testimoni”. Durante l’udienza odierna, che ha fatto seguito a una ulteriore richiesta di rinvio da parte del giudice N.K. Balakrishnan, che aveva nuovamente chiesto un parere al governo centrale di New Delhi sulla scarcerazione dietro cauzione dei due fucilieri del San Marco, i rappresentanti legali dello Stato del Kerala hanno accettato di rinunciare ad utilizzare per l’accusa nei loro confronti dei principi giuridici contenuti nel ‘SUA Act’  (Suppression of Unlawful Acts against the Safety of Maritime Navigation, 1988), detta anche ‘Convenzione Lauro’ (perché nata in seguito al dirottamento dell’Achille Lauro) per il contrasto del terrorismo internazionale. Tale normativa era stata citata dai rappresentanti del Kerala per giustificare l’applicabilità delle leggi indiane in acque internazionali. Il ‘Sua Act’ definisce il terrorismo marittimo come dirottamento di una nave, violenza contro le persone che si trovano a bordo o danneggiamento della nave o del suo carico. Secondo l’accusa indiana, nella definizione di nave rientrava anche quello del peschereccio “attaccato” dalla petroliera Enrica Lexie. In sostanza, l’avvocato che rappresentava gli interessi dello Stato del Kerala è intervenuto nel dibattitimento rinunciando ad insistere nell’applicazione della Convenzione, la cui terza sezione avrebbe praticamente impedito di prendere in considerazione il beneficio della libertà su cauzione.

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