Ancora un nulla di fatto. Era attesa per ieri, dopo il rinvio chiesto dai legali di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone per prendere visione del memorandum prodotto all’ultimo minuto dal governo di New Delhi, la decisione della Corte Suprema indiana sulla giurisdizione in merito alla vicenda che vede coinvolti i due marò italiani. L’Alto organo giurisdizionale ha tuttavia disposto un nuovo rinvio al 26 luglio a causa della lunga pausa per le vacanze estive del massimo organo giudiziario, che interrompe ogni attività a partire dal 14 maggio al 2 luglio. Nell’udienza odierna la questione dell’applicabilità della legge indiana sulla vicenda che ha portato alla morte dei due pescatori locali non è stata nemmeno affrontata. I due marò si dovranno presentare fra due giorni davanti al giudice di Kollam per la scadenza della carcerazione preventiva che potrà essere estesa fino al 19 maggio (quando scade il termine massimo di tre mesi dell’arresto preventivo). Per quella data la polizia dovrà concludere le indagini e formulare i capi di accusa.
Dura la reazione all’ennesimo rinvio da parte della rappresentanza degli europarlamentari Pdl: “Non possiamo che esprimere amarezza per questo ennesimo rinvio da parte delle autorità indiane. A prescindere dall’accertamento delle eventuali responsabilità dei due marò – hanno dichiarato in una nota il vice presidente del Parlamento europeo Roberta Angelilli, il capo delegazione del Pdl Mario Mauro, e il vice coordinatore nazionale di Giovane Italia Carlo Fidanza – è evidente che l’incidente è avvenuto in acque internazionali e che i due militari fanno parte di un’unità internazionale antipirateria e si trovavano a bordo di un mercantile battente bandiera italiana. Pertanto sono inaccettabili tempi tanto lunghi per la soluzione del caso”. Un principio fondamentale del diritto internazionale che, fanno sapere gli esponenti del Pdl, “sarà ribadito con chiarezza nella proposta di risoluzione sulla pirateria marittima che si voterà domani al Parlamento europeo. In alto mare infatti, quindi anche nel caso di interventi di lotta alla pirateria – hanno spiegato – si applica sempre alle navi e al personale militare a bordo, la giurisdizione nazionale dello Stato di bandiera. Ed è importante evidenziare che nessuna autorità diversa da quella dello Stato di bandiera può ordinare provvedimenti di arresto o di blocco di una nave, neanche se si tratta di misure investigative”.
Intanto, la Corte Suprema indiana, sempre nel corso dell’udienza di oggi, ha ordinato allo Stato del Kerala di prendere una decisione entro una settimana sul trasferimento dei due marò in un “luogo che non sia il carcere”. Lo scorso 5 marzo, il magistrato di Kollam aveva deciso l’incarcerazione dei due marò lasciando però liberi polizia e Direzione delle carceri del Kerala di studiare una collocazione “diversa” da quella offerta dal penitenziario centrale di Trivandrum. Nonostante le insistenze di parte italiana, da allora non si è arrivato però ad alcuna soluzione alternativa. Il team legale italiano, guidato dall’avvocato Harish Salve, ha quindi deciso di sollevare il caso con una petizione davanti alla Corte Suprema di New Delhi svoltasi nell’udienza di ieri. A sua difesa, il rappresentante del Kerala, Gopal Subramaniam, ha detto che il trasferimento in una “guest-house”, come richiesto dall’Italia in considerazione dello status dei due marò, non è stata finora possibile perché “richiede tempo trovare un’adeguata sistemazione con le necessarie misure di sicurezza”. Nella seduta è stato anche sottolineato che il governo di New Delhi non ha obiezioni all’eventuale trasferimento. Nell’ordine della Corte Suprema è inoltre precisato che la sistemazione al di fuori del carcere dei due marò “non limita il diritto di chiedere la libertà provvisoria dietro cauzione”.
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