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martedì 6 marzo 2012

Europa si, ma a sovranità limitata.



Le autorità europee sono al settimo cielo. Dopo averlo tanto bramato finalmente è stata apposta la firma sul Fiscal Compact anche detto Patto di Bilancio. L’accordo con cui i 25 Paesi europei firmatari (non hanno aderito al momento Regno Unito e Reppubblica Ceca) hanno deciso di dare ampi poteri di ingerenza alla Commissione Europea nella propria politica economica nazionale. Ergo, alla propria (residua) sovranità.
In caso di sforamento dei parametri di bilancio di un Paese aderente, sarà la Commissione Europea a guidarne la politica finanziaria e non il governo nazionale eletto. Ricordiamo che la Commissione Europea è un gruppo di tecnocrati non eletto direttamente dal popolo, semi-sconosciuti dal grande pubblico e, in fondo, espressione di interessi particolari.
Allora ben venga il referendum deciso dal governo irlandese sull’adesione al Fiscal Compact: la ‘tigre celtica’ fa tremare di nuovo l’Europa dei tecnocrati poichè gli irlandesi hanno già, in passato, fatto capire che non ci stanno a farsi comandare dai tecnici di Bruxelles.
Bruxelles - La firma è stata apposta. Venticinque paesi dell’Unione europea, ad esclusione di Regno Unito e Repubblica Ceca, hanno firmato questa mattina a Bruxelles il “fiscal compact”, il patto di bilancio che prevede regole più severe per i conti pubblici e che è stato voluto soprattutto dalla Germania e dai paesi più virtuosi.
“Gli effetti saranno profondi e di lunga durata”, ha commentato il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy. Per l’Italia, ha apposto la sua firma il premier Mario Monti. Dopo l’esecuzione del patto, i lavori del Consiglio europeo proseguiranno per arrivare a conclusione a fine mattinata. In particolare, i 27 affronteranno la situazione in Siria, dopo la decisione di lunedi’ scorso su una nuova tornata di sanzioni contro il regime di Assad.
Intanto, aleggia la “minaccia” Irlanda, dopo che giorni fa il premier Kenny ha deciso che sarà il popolo irlandese a stabilere se il paese aderirà o meno alle nuove norme di controllo del budget fiscale imposte dalle autorita’ europee: appunto, il Fiscal Compact. Gli elettori irlandesi sono noti per il loro anti-europeismo. Due volte un referendum pro Europa e’ stato respinto prima di passare il voto previa concessioni offerte.
“Questo referendum comporta alti rischi - ha commentato ore fa Thomas Costerg, economista presso Standard Chartered Bank a Londra - L’area euro è già molto occupata con la Grecia. Aprire un altro fronte in Irlanda non è una cosa molto positiva a livello di tempistica. (Tale situazione) potrebbe aumentare il nervosismo sul futuro dell’area euro”. Inoltre, sebbene da sola l’Irlanda non possa mettere a repentaglio l’accordo sul Fiscal Compact deciso, una risposta “no” al trattato da parte della maggioranza degli irlandesi potrebbe impedire al paese di ricevere ulteriori aiuti, una volta che il fondo di aiuti permamente dell’area euro diventerà operativo.


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