Quello che sta avvenendo in Islanda potrebbe costituire un precedente pericoloso per i politici convinti di farla sempre franca. Dopo che il Paese dei ghiacci è stato preso in mano dai suoi cittadini, in seguito al crollo del sistema bancario che ha inscenato una crisi monetaria senza precedenti con un’esplosione dell’inflazione, questi si sono rifiutati di pagare i danni cagionati dalle banche private agli investitori esteri ed ora hanno portato davanti al tribunale penale l’ex primo ministro Haarde accusandolo di negligenza nel controllo del sistema bancario che ha causato il fallimento del Paese. Lezione di civiltà dalla piccola Islanda, chissà cosa accadrebbe se il principio dovesse estendersi in Europa?
Roma – Inizia il primo processo al mondo contro un capo di governo, per le conseguenze derivanti al paese dalla crisi finanziaria del 2008. Si tratta dell’ex-Premier dell’Islanda Geir Haarde, in carica dal giugno 2006 al febbraio 2009.
Simbolo della bolla formatasi nel sistema economico, per i migliaia di islandesi che hanno perso il lavoro e la loro casa a seguito del crollo delle banche nel 2008, colpendo duramente la valuta e portando in forte rialzo l’inflazione.
Il processo dovrebbe durare fino alla metà di marzo, con la corte che si prenderà altre 4-6 settimane per emanare il verdetto. Haarde è accusato di “negligenza” per non essere riuscito a prevenire l’implosione finanziaria del paese, dalla quale ancora fa fatica a riprendersi.
Haarde respinge le accuse, definendole semplicemente come “una persecuzione politica”. Piuttosto, accusa le banche per la situazione delineatasi, sostenendo che le autorità governative e di regolamentazione hanno fatto il possibile per prevenire la crisi. “La mia coscienza è a posto”. Rischia però due anni di carcere.
Fonte: Wall Street Italia.
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