I pazzi, si sa, andrebbero assecondati. Questo almeno in base a quella ineffabile e lungimirante saggezza popolare che si fondava, oltre che su una profondissima capacità ermeneutica della realtà, su un assunto consolidato e non soggetto, pertanto, a contraddittorio alcuno: i pazzi non governavano, non redigevano disciplinari, non legiferavano.
Ora, fatta salva la bontà intrinseca del suddetto adagio popolare che ci ricorda amaramente tempi più civili e vivibili, che fare quando agli squilibrati viene attribuito un potere assolutamente fuori controllo?
Semplice: si reagisce con tutta la necessaria brutalità, dialettica si intende, che l’emergenza richiede.
Sono trascorse poche settimane da quando il “comitato per i diritti umani” Gherush92 ha avanzato la proposta di censurare la Divina Commedia in quanto latrice di contenuti “razzisti, antisemiti e omofobi”. Comitato, per altro, che svolge funzione di consulenza per le Nazioni Unite e si occupa di “progetti di educazione allo sviluppo”, qualunque cosa ciò possa significare, attività che saremmo davvero curiosi di sapere quanto e come viene retribuita (una parentesi personale al riguardo: il prossimo che attacca le retribuzioni dei nostri Parlamentari in mia presenza scoprirà nuovi e letali significati della parola “turpiloquio”). La “proposta” promossa dalla presidente di Gherush92, Valentina Sereni, ha ovviamente acceso un “dibattito”. Non c’è da stupirsi: in una realtà euro/mondiale ultrasecolarizzata dalla globalizzazione finanziaria è ovvio che i sicofanti ansiosi di farsi belli agli occhi del tiranno del caso non manchino mai e vadano inevitabilmente in solluchero di fronte alla possibilità di riscrivere il passato “attualizzandolo” e adeguandolo ai comandamenti del nuovo idolo, del feticcio tribale che chiamiamo eufemisticamente “politically correct”.
Dante, in ogni caso, è sopravvissuto al ’68: dovrebbe farcela anche questa volta.
Nella peggiore delle ipotesi ci candideremo a diventare tutti, almeno noi Italiani di buona volontà, uomini-libro in stile Ray Bradbury e a tramandarne l’impareggiabile insegnamento nelle catacombe: luogo ove, comunque, si respira aria più salubre rispetto a Bruxelles…
Ma, o potenza della fiction televisiva, l’attacco perpetrato dal commissario europeo per la pesca Maria Damanaki contro il commissario Montalbano e il suo padre letterario Andrea Camilleri ha generato una levata di scudi unanime e trasversale: passi Dante omofobo, ma mettere in discussione l’attitudine “equa&solidale” del poliziotto siciliano proprio no! La reazione della Rete è stata paragonabile al lutto nazionale conseguente alla morte del Commissario Cattani ne “La Piovra”.
Questo il casus belli: durante una “conferenza sulla biodiversità nel Mediterraneo” promossa, per altro, dall’eurodeputata ed ex candidata sindaco a Palermo Rita Borsellino, la sig.ra Damanaki ha sostenuto che esiste un grave problema, ovvero che «il commissario mangia novellame di pesce!”. Per questo motivo ella ha comunicato di aver già scritto una lettera a Camilleri per chiedergli di “non permettere al suo personaggio di mangiare novellame, una cosa inaccettabile nel Mediterraneo».
Ancora non è giunta risposta da parte del veterocomunista Camilleri: siamo quasi certi, tuttavia, che egli difficilmente trasformerà il suo rude commissario in un ambiguo ed efebico vegano. Speriamo, almeno.
Ma analizziamo punto per punto il contesto, parolina magica dopo parolina magica: “commissario UE”, “conferenza”, “biodiversità, “Mediterraneo”, “Borsellino”.
Un insieme di locuzioni che, già per come sono accostate dovrebbero destare allarme e preoccupazione in ogni persona di elementare buon senso e spingerla a prodursi in gesti apotropaici non qui riferibili per motivi di decenza.
Perché proprio convention e kermesse di tal fatta sono la nuova e pericolosissima fucina ideologica ove vengono amorevolmente fertilizzate e coltivate idee infami destinate, una volta germogliate, a convertirsi in legge. Leggi sempre più cogenti e compressive, data la sindrome da immunodeficienza europea di cui il nostro Paese soffre in questo periodo, presi come siamo a volerci quotidianamente dimostrare più Europei degli Europei stessi, i quali, per inciso, non esistono neppure come popolo unitario.
Eppure alla carica ipnotica, alla suggestione subliminale di parole avvelenate come “conferenza” e “biodiversità” ci inchiniamo volenterosi, come ostaggi vittime della sindrome di Stoccolma: piuttosto che sviluppare, come Natura vorrebbe, robusti anticorpi e agguerriti linfociti contro quest’insinuante neoplasia europeista preferiamo firmare una delega in bianco, consegnarla ad una torma di abominevoli barbari e attendere, rassegnati e sconfitti, la cachessia.
In conclusione, due parole sulla signora Damanaki: indovinate da quale matrice poteva essere generata cotal commissaria?
Esatto: membro della Gioventù Comunista Greca, sezione giovanile del KKE, è stata in seguito leader del “Synaspismos”, partito di sinistra radicale ecologista (la versione ellenica di SEL, insomma. Solo più incazzati).
Come tutti coloro che hanno fatto le “scelte giuste” in tempi non sospetti, ella ha trovato comodo e ben retribuito accasamento nell’organigramma della UE.
Domanda: a breve Rai Uno trasmetterà l’ennesima rivisitazione televisiva di Nero Wolfe, acutissimo detective, misogino radicale (ma, colpa gravissima, non gay) e sublime esteta della buona tavola. Di fronte a quel tripudio di aringhe affumicate, patés di proibitissima selvaggina, aironi farciti e strage di delicatissime uova di pesce (altro che novellame!) cucinate dal buon Fritz, è lecito supporre che la signora Damanaki abbia già bell’e pronta da spedire un’altra mozione di sentimento? E visto che Rex Stout ci ha lasciato nel 1975, toccherà forse a Paolo Garimberti rispondere a tono alle ubbie di questa pitonessa?
Fonte: Caravella.ue
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