Salviamo i nostri Marò

Salviamo i nostri Marò
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mercoledì 28 marzo 2012

Silvestri, eroe per la Patria.



Un “operatore di pace”, un militare che “distribuiva cibo alla povera gente”. E’ l’estremo saluto pronunciato dall’ordinario militare, monsignor Vincenzo Pelvi, in memoria del sergente Michele Silvestri, la cinquantesima vittima italiana in Afghanistan, morto sabato scorso nell’attacco a colpi di mortaio che ha colpito la base ‘Ice’, avamposto della missione italiana nel Gulistan. Presente ai funerali solenni, nella basilica di Santa Maria degli Angeli, anche il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che ha abbracciato i parenti del soldato. La salma del soldato, 33 anni, è giunta in mattinata all’aeroporto di Ciampino avvolta nel tricolore. Ad accoglierla, oltre ai familiari, il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, il capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Biagio Abrate e i più alti vertici delle forze armate. Gli onori militari sulla pista sono stati resi da un picchetto del 21/o Genio Guastatori di Caserta, cui apparteneva Silvestri. Alle 16 è stata allestita la camera ardente all’ospedale Celio. Nel pomeriggio i funerali solenni. La basilica era gremita: tanti i militari presenti, ma anche gente comune. Tra le autorità, oltre a Napolitano e Di Paola, il presidente del Senato, Renato Schifani, il presidente della Consulta Alfonso Quaranta, i ministri Elsa Fornero, Pietro Giarda, Corrado Passera, il presidente del Copasir, Massimo D’Alema, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. La bara, portata a spalla dai commilitoni, è stato deposta di fronte all’altare; sopra, una foto del soldato, il berretto ed una Bibbia.
Sono stazionarie, intanto, le condizioni dei due soldati rimasti feriti in modo grave nell’attacco alla base Ice: il caporal maggiore Monica Graziana Contrafatto ed il maresciallo Carmine Pedata. Non sono in pericolo di vita, sono stabili ed in terapia intensiva nell’ospedale da campo americano Role 3 a Baghram. Non appena le loro condizioni lo permetteranno, saranno trasferiti in Germania, presso l’ospedale militare di Ramstein.

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