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domenica 11 marzo 2012

Pound, economista in lotta contro gli usurai di Stato.


EZRA POUND
Alec Marsh è professore di inglese al Muhlenberg College, in Pennsylvania, e un autorevole studioso del grande (e complesso) poeta americano Ezra Pound (1885-1972). Oltre a essere presidente della «Ezra Pound Society», Marsh ha scritto una biografia dell'autore dei Cantos, intitolata semplicemente Ezra Pound, appena pubblicata nella collana «Critical Lives» delle edizioni Reaktion Books di Londra (pagg. 248, sterline 10,95). Lo abbiamo intervistato sulle radici americane del poeta, che costituiscono il cuore del libro.

Come nasce questa nuova biografia di Pound?
«Dal fatto che ho passato tutta la vita, a partire dal corso sul Modernismo frequentato al secondo anno di college, studiando Pound. All'inizio, l'oscurità dei suoi versi mi aveva spaventato, ma poi ne fui affascinato. Nel 1978 discussi la mia tesi su Pound e il Fascismo, e quando la Reaktion Books mi chiese di scrivere una biografia, pensai fosse finalmente venuto il momento di chiarire gli aspetti di Pound che mi avevano sempre intrigato: la questione della sua sanità mentale, le sue idee politiche, il suo antisemitismo. Argomenti che riuscivo tranquillamente a evitare nel mio insegnamento, dove mi concentravo esclusivamente sulla sua poesia».

Che cosa distingue il suo libro dalle altre biografie?
«Ho provato a descrivere Pound nel suo mondo, come attivista politico, cittadino responsabile, e soprattutto appassionato tifoso dell'Italia e degli Stati Uniti contro quella “cospirazione delle forze oscure” che chiamava Usura. Ho approfondito gli aspetti più tipicamente americani di Pound, sempre schierato a fianco della vera America, che non è quel deserto culturale che spesso appare. L'America reale è stata sedotta e tradita, debosciata e corrotta da una cultura falsa, anzi, da un simulacro di cultura - e sto citando l'amico di una vita di Pound, il poeta W.C. Williams, non Baudrillard. Pound sapeva che un'altra America esiste, che non è quella descritta oggi dai film e dalla tv, goffo protagonista di una politica estera banditesca. La incarnò lui stesso, con la sua passione, il suo coraggio, il suo idealismo e la sua rabbiosa frustrazione nel vederne l'incapacità di vivere all'altezza degli ideali».

Quindi, possiamo affermare che Pound si inserisce a tutti gli effetti in una genuina tradizione americana, quella aperta dal presidente Jefferson?
«Certamente. L'eredità di Thomas Jefferson, come dimostro nel mio libro, è estremamente importante non solo per Pound, ma anche per tutti gli Stati Uniti: Lincoln è sicuramente il più grande presidente americano, ma Jefferson è il più interessante, complesso e intelligente. Potrei sbagliarmi, ma credo che siano state scritte più biografie di Jefferson che di ogni altro presidente, e questo semplicemente perché conoscere Jefferson significa conoscere cosa vuol dire essere americano, con tutta la nostra potenzialità, con tutte le nostre contraddizioni e anche, purtroppo, con tutta la nostra vergogna».

Qual è l'importanza di Pound come poeta?
«Pound è il più autorevole poeta americano del suo tempo, e uno dei più grandi di tutti i tempi. Lo è per il fatto di insistere sull'importanza della poesia come mezzo per pensare e agire nel mondo. Egli capì ciò che in troppi hanno dimenticato: che la poesia è la suprema forma d'arte. Gli italiani lo sanno: del resto, avete Dante, probabilmente il più grande poeta mai vissuto, e lo studiate ancora a scuola! Pound non è il nostro Dante, è troppo duro, troppo ostinato e refrattario per diventare popolare... Diciamo che è il nostro Guido Cavalcanti: profondo, colto, e dissidente, sempre e comunque».

Quello di Pound e il fascismo è un capitolo difficile e controverso. Come lo ha affrontato nella sua biografia?
«Innanzitutto, credo sia molto difficile per uno straniero capire a fondo il fascismo italiano, e anche Pound era perfettamente consapevole che il Fascismo non era “merce da esportazione”. Il professor Tim Redman, autore di un documentatissimo studio su Pound e il Fascismo, definisce Pound un fascista di sinistra, e questo è corretto se parliamo delle sue idee economiche, anche se certamente non credeva nella lotta di classe e neppure nella validità delle teorie marxiste.
Le uniche classi riconosciute da Pound erano quelle degli sfruttati e degli sfruttatori, dei creditori e dei debitori, idee che riconobbe nel programma della RSI e nei 18 punti di Verona, che lo entusiasmarono fino alla fine».

Quanto sono valide, oggi, le teorie economiche di Pound?
 «Credo sia difficile dare una risposta, perché le sue idee non sono mai state messe in pratica. Ritengo le sue teorie economiche molto stimolanti e molto attuali, anche se ovviamente non sono quelle di un economista. Ma, dato che gli economisti di professione sembrano incapaci di suggerire, se non una soluzione, almeno una spiegazione delle crisi ricorrenti, forse dovremmo rivolgerci agli economisti dilettanti, come Ezra Pound».


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