Nell'antico Casale di Gallopà ieri è stata benedetta, con la celebrazione di una Santa Messa, in suffragio di don Giuseppe Zurlo, presieduta dall'arcivescovo monsignor Domenico Graziani, l'antica cappella del Casale, dove erano presenti il presidente della provincia di Crotone Stano Zurlo, il presidente del consiglio provinciale Benedetto Proto e l'on. Salvatore Pacenza.
"L'antico casale di Gallopà risale al diciottesimo secolo, ubicato dove un tempo sorgeva una fortezza chiamata Leonia. Fondata dai Bizantini ed eretta a sede vescovile dal patriarca di Costantinopoli, deve il suo nome a Papa Leone III che in quel luogo, aveva permesso il riscatto di un gruppo di Crotonesi presi in ostaggio da Arechi II, re dei Longabardi e principe di Benevento. Alla morte di papa Leone III la Fortezza cambiò il suo nome in quello di San Leone. Occupata nell’840 dalle orde di Abbas Ibdn Al Fadal, venne inglobata nel successivo emirato di ISBN (Santa Severina) ma i suoi abitanti furono costretti a spostarsi su una collinetta, più vicina all’attuale Scandale, che ora viene ricordata coma San Leo. Qui durante gli anni '50 e '60, durante i lavori di rimboschimento, vennero alla luce diverse monete d’oro e d’argento del periodo greco-romano ed un’infinità di cocci e vasetti arricchiti da colori rossi su fondo nero. Questi reperti provano che il luogo è stato abitato anche in tempi più remoti.
Nel 1215 il concilio laterenense segnala la presenza del vescovato di San Leone, non sappiamo tuttavia se si trattasse di una sede fattiva o di titolarità fittizia. Essa viene , infatti, soppressa per la prima volta nel 1449, una seconda volta il 5 novembre 1571. Sia pure con una popolazione di circa 300 persone, il nome del Casale continua ad essere segnalato fino al terremoto del 1625, periodo in cui i due leoni del suo ingresso vennero portati alla chiesa matrice di San Mauro e alla cattedrale di Santa Severina dal vescovo Amodio.
A partire da Roberto il Guiscardo, il piccolo feudo di San Leone passò al demanio regio e raggiunge la sua massima estensione con i Nocera Carafa e i Ruffo Centelles. Nella prima metà dell’ottocento il barone Nicola Drammis costruì un palazzo e sulla destra del cancello del muro di cinta, fece mettere una piccola epigrafe con queste parole:
Fermati e versa lacrime
Leonia qui fù
Attento, attento mirala
Ahi la ravvisi tu, si, si Nicola Drammis
L’ombra ne rinnovò! M.A.T.E.
Dopo la famiglià Drammis, la contrada Gallopà - San Leone passò nelle mani dei Baroni Zurlo di Crotone che da più di un secolo ne tiene cura preservando dal trascorrere del tempo la sua autenticità."
Durante il sacro rito, semplice ma molto profondo, l'arcivescovo ha posto il problema del ritorno all'essenzialità soprattutto spirituale di cui oggi l'umanità necessita, ricordando le antiche tradizioni georgiche del nostro territorio, tra l'altro da Gallopà ha cresciuto generazioni di scandalesi nella vita agreste, ponendo il binomio spiritualità e agicoltura poichè anche quest'ultima secondo il presule è Ascesi. Dopo il sacro rito ci siamo ritrovati per un momento di agape, nel raffinato agriturismo gestito a donna Serena e i figli Vittoria e fabrizio Zurlo. L'arcivescovo rimasto incantato dalla magica atmosfera e dal verde che circonda il casale ha fatto sapere che organizzerà alcuni incontri diocesani dove poter ritrovarsi e ritrovare nella natura il volto di Dio.
Interno Cappella
Esterno della cappella
2 commenti:
complimenti antonello..
Grazie camerata...
Antonello.
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