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lunedì 16 aprile 2012

Irlanda, la crisi e l’isola verde che sembra non farcela più.



di Tommaso Della Longa

L’Isola verde sembra non poterne più: la fiducia degli irlandesi nelle manovre “lacrime e sangue” del governo inizia a scricchiolare. È notizia di qualche giorno fa la manifestazione di oltre cinquemila cittadini scesi in piazza contro le nuove misure di austerità e soprattutto la nuova tassa sulla casa, ovvero 100 euro a famiglia.
Dopo aver sopportato tagli alle spese e nuove tasse, la pazienza, dalle parti di Dublino, sembra essere finita. I cartelli dei manifestanti recitavano slogan come “Non posso pagare, non pagherò” o “Quando i banchieri pagano, allora pagheremo anche noi!” e, come riportato dai giornali irlandesi, solo la metà dei cittadini irlandesi si sono registrati entro la scadenza dei termini per pagare la nuova tassa.
Il boicottaggio è stato organizzato trasversalmente da movimenti, politici, attivisti ed evidentemente questo schieramento sembra aver avuto un gran successo. Il dito viene puntato maggiormente contro l’iniquità della nuova gabella che colpirebbe in maniera identica i ricchi e i meno abbienti.
Quattro anni fa sono stati 4,6 milioni gli irlandesi colpiti dalla crisi finanziaria che ha portato il governo a chiedere un prestito all’Unione europea e al Fondo Monetario Internazionale di 90 miliardi di dollari. E proprio Bruxelles ha sempre lodato la disponibilità irlandese nell’accettare le misure imposte, ma ora si delinea all’orizzonte una vera e propria rivoluzione fiscale.
Al momento sono centinaia di migliaia le persone che rischiano di subire multe o un processo per il mancato pagamento della nuova tassa. I ritardatari dovranno pagare solo 11 euro in più, ma ci sono zone come quella del Donegal a nord dove si è iscritto meno del 25% della popolazione. Alcuni esponenti politici, parlando ai media irlandesi anonimamente, fanno riferimento a un vero e proprio “disastro”.
La preoccupazione è ancora più alta visto che è alle porte il referendum del 31 maggio sul trattato fiscale: in caso di bocciatura si parla già di una probabile fuga degli investitori stranieri. Ma forse non ci si poteva aspettare qualcosa di diverso. Con le misure “lacrime e sangue” non si intravede lo sviluppo, ma solo la scomparsa del ceto medio produttivo.
I prezzi immobiliari sono crollati, banche e aziende hanno chiuso in massa e trovare un’occupazione diventa sempre più difficile. Intanto il fronte contrario alle dure misure di austerity si amplia con il libro del sociologo Kieran Allen, The Fiscal Treaty and the Euro Crisis, recensito su Irishtimes: secondo la sua teoria, l’accettazione del nuovo trattato fiscale significherebbe un’austerità “scioccante e permanente” per l’Irlanda, con “tagli gravissimi al welfare, ai settori pubblici, agli ospedali”.
Una sorta di condanna per la già precaria situazione irlandese.


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