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giovedì 26 aprile 2012

Milano, Sergio Ramelli fa ancora paura?



di Giorgio Sigona

Sono passati quasi 40 anni, ma il ricordo di Sergio Ramelli è ancora tabù a Milano. Non si spiega altrimenti l’annuncio del segretario cittadino della Camera del Lavoro, Onorio Rosati, che ha contestato la decisione del presidente della Provincia Guido Podestà di concedere una sala, in via Corridoni, per la proiezione di una docu-fiction su Sergio Ramelli, il giovane missino ucciso a sprangate da estremisti di sinistra nel 1975. L’iniziativa cade proprio nell’anniversario della morte, il pomeriggio di domenica 29 aprile. Rosati definisce l’iniziativa una “provocazione” e ha quindi annunciato, in perfetto stile anni Settanta, il solito presidio antifascista. Secondo lui la proiezione dovrebbe essere fatta altrove, e non a pochi metri dalla Camera del Lavoro, che si sente offesa dal ricordo della morte di un ragazzino inerme, pestato a morte sotto la sua abitazione. Ramelli non era un facinoroso né un picchiatore. Non era un violento. La sua sola colpa era l’adesione al Fronte della gioventù. Cosa c’è di provocatorio nel ricordarlo con un documentario? E il sindaco Pisapia, che parla di rinnovamento etico, non dovrebbe proprio su queste basi richiamare all’ordine le sue truppe più sgangherate e anacronistiche?


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