Niccolò Machiavelli |
di Giovanni Calabresi
L’antipolitica sta dilagando. Il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo è in crescita e non ci sono scuse. Questa volta non si può parlare di demagogia e di qualunquismo. Sono le stesse forze politiche ad essersi messe in queste condizioni. Il sistema dei partiti, rinnovatosi all’indomani di Tangentopoli, è ricaduto nella trappola della partitocrazia.
Nel ‘93-‘94 assistemmo alla nascita di formazioni politiche nuove come Forza Italia e al “restauro” e rinnovamento di formule già esistenti, come Alleanza Nazionale che scelse di sposare definitivamente la via del liberalismo e di avviarsi sulla strada del conservatorismo di stampo europeo. Altri partiti, dopo la caduta del muro di Berlino, furono costretti al rinnovamento dalla implosione del sistema culturale e ideologico di riferimento. Fu il caso del Pds di Achille Occhetto. Nel frattempo, sia il Psi che la Dc subivano una frammentazione ed una dispersione, ma i loro esponenti scoprirono un nuovo impegno nella costruzione della Seconda Repubblica.
Vi erano tutti i presupposti per un cambiamento profondo, sia culturale che organizzativo. Ma si trattava anche di una sfida che riguardava la credibilità della politica, che doveva ricostruirsi una verginità, sia sul piano dell’efficacia in senso riformista, che su quello della morale e dell’etica.
La Lega stessa, proveniente dall’esperienza della Liga Veneta e della Lega Lombarda costituiva sicuramente un elemento di assoluta novità nel panorama politico italiano. Gli analisti ed i politologi hanno versato, in questi anni, fiumi di inchiostro su questo partito “personale-territoriale” ed identitario . Hanno ipotizzato la nascita – con la Lega – di una possibile edizione italiana della Cdu tedesca, in una logica di apparentamento stabile prima con Forza Italia e, poi, con il Pdl . Qualcuno ha pensato anche alla nascita di un “pericoloso” haiderismo di casa nostra. Niente di tutto questo. Il sistema nato nel 1994, dopo diciott’anni di assestamenti, di bipolarismo quasi compiuto, di maggioritario corretto in senso proporzionale e di proporzionale corretto in senso maggioritario, non ha raggiunto l’obiettivo. Non ha risolto i problemi annosi degli Italiani: eccessivo debito pubblico, tassazione esasperata, mancato sviluppo.
Ma soprattutto – ed è ciò che ha pesato maggiormente sulla delusione diffusa e sull’allontanamento della gente dalla politica – questi partiti hanno dato pessima prova di loro stessi per i personalismi, le lotte tra correnti, la corruzione e l’avvento di quella che dobbiamo avere il coraggio di chiamare con il suo nome: una nuova Tangentopoli, diversa da quella dei primi anni ’90, ma sempre pestilenziale: fondata sull’ingordigia di qualcuno, sull’arrivismo, sulla ricerca di scorciatoie antimeritocratiche.
Eppure, già Machiavelli nel De Principatibus fu molto chiaro. Il Principe deve «(…) astenersi dalla roba d’altri, perché gli uomini dimenticano più presto la morte del padre che la perdita del patrimonio». Infine, per il politico Fiorentino , il Principe è reso odioso da «lo essere rapace ed usurpatore della roba (…) de’ sudditi: di che si debbe astenere; e qualunque volta alle universalità degli uomini non si tocca né roba, né onore, vivono contenti…». Cinquecento anni e – come si dice proprio a Firenze - la musica è sempre la stessa.
Nessun commento:
Posta un commento