Ormai, da anni, si cerca di additare questa festa come un evento che accomuna e unisce tutti gli Italiani. Ma la storia, se riletta attentamente, ci insegna tutt’altro. Il 25 aprile del 1945 rappresentò l’inizio di un periodo caratterizzato da fatti a dir poco vergognosi. Migliaia e migliaia di persone, tra militari e civili, che aderirono alla Repubblica Sociale Italiana furono torturate, massacrate, seviziate e fucilate, dopo processi sommari, attribuite a forze partigiane e militanti di formazioni di matrice comunista, a guerra ufficialmente conclusa. Violenze perpetrate su tutto il territorio nazionale, dal cosiddetto “Triangolo della morte” in Emilia Romagna alle città confinanti con la Jugoslavia e la successiva tragedia delle foibe, con oltre quindicimila vittime. Oggi, siamo l’unico paese al mondo che festeggia una guerra perduta, che festeggia l’uccisione dei nostri fratelli italiani, che festeggia tutti i massacri eseguiti dai partigiani. Per questo, ribadendo con fermezza, che noi non festeggiamo una sconfitta ma amiamo la nostra Patria, vogliamo la Pacificazione Nazionale, basata sulla giustizia e sulla verità storica. Pur rispettando, i caduti della guerra civile, ricordiamo soprattutto i Combattenti e le Ausiliarie della Repubblica Sociale Italiana, esempio di onore, coraggio e fedeltà.
La nostra Comunità umana e politica vuole ricordare questi Eroi…
Non è nostro intento quello di lasciarci andare a vuoti pneumatici di nostalgismo, ma crediamo doveroso che questa data sia da interpretarsi come un momento di riflessione che non si limiti soltanto ad una pomposa pratica di rievocazione istituzionale, ma che vada ad analizzare e a storicizzare tutti quei tragici avvenimenti che, anche e soprattutto a guerra finita, hanno insanguinato il nostro paese. Per decenni sono stati taciuti e solo di recente, non senza comportare scomuniche per quei pochi storici che hanno avuto il coraggio di riconoscerli, si sono fatti spazio nella memoria condivisa del nostro popolo.
Ricordiamo dei ragazzi come noi, che scelsero di tener fede alla parola data e combatterono fino all’ultimo momento per riscattare quell’onore che ritenevano di aver perduto con l’8 di settembre. Combatterono indossando una divisa e servendo una bandiera, volontariamente e con abnegazione.
ONORE AI CADUTI DELLA
REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA
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